Come tutte le guerre anche quella ucraina si connota di specifiche e, per tanti aspetti, peculiari (per non dire eccentriche) curiosità.
Sicuramente una di esse è la “divisa” scelta dal presidente Volodymyr Zelensky per ufficiare agli appuntamenti istituzionali ed internazionali o comunque per esporsi a favore di telecamera.
Un abbigliamento succinto, forse persino troppo per la stagione invernale e per una situazione di guerra dove anche i generi/prodotti di prima necessità come i combustibili per il riscaldamento e l’autotrazione scarseggiano.
Una divisa: tshirt verde oliva, che fa pensare. Certo, il verde oliva è il colore degli eserciti, delle milizie anche civili che in questi giorni ravvivano l’orgoglio ucraino più di mille colonne di blindati (russi) schierati alle porte di Kiev e che, sicuramente, il Presidente (assai sensibile agli aspetti estetici vista la sua formazione artistica), ne rappresenta l’emblema a livello nazionale ed internazionale: un combattente tra i combattenti!
Quindi se il colore riveste in sé uno specifico -e chiaro- messaggio, non si comprende -altrettanto compiutamente- l’opportunità o l’importanza delle maniche corte: di un’uniforme estiva più consona ai guerriglieri sudamericani e decisamente poco in sintonia con il freddo che soffrono e sopportano gli ucraini (soprattutto donne e bambini) in fuga; incolonnati alle stazioni di confine in attesa di convogli per la Polonia od altre destinazioni amiche.
Immagini che stridono con una realtà disastrosa e disastrata, che inducono inevitabilmente alcune domande se non veri e propri dubbi: perché una tale plateale esibizione? Quale senso di forza o di sicurezza può indurre una tale divisa in una popolazione disorientata, impaurita, asserragliata nei bunker? E -sul versante opposto- quale manifestazione di spavalderia e potenza può destare per i nemici con cui, intelligentemente, si stanno -fra l’altro- riallacciando le fila di un dialogo diplomatico?
Infine una perplessità (connessa alle mezze maniche): il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è davvero ancora in Ucraina? Oppure -e ciò non toglierebbe alcun valore alla sua azione di resistenza- è riparato e protetto (dalla NATO) in un luogo sicuro (e caldo) da dove può continuare ad impartire ordini alle forze armate ucraine e gestire le necessità della popolazione?
Interrogativi leciti come l’esibizione della tshirt verde oliva indossata (forse) in una Kiev attanagliata dal gelo con temperature che -nell’ora più calda- sfiorano i 2 gradi.
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