L’orgia mediatica che ha fatto seguito all’apertura della crisi da parte di Salvini (lunghe non stop su vari canali televisivi tra i quali La7 credo abbia battuto ogni record) ha posto all’attenzione dei telespettatori una serie di tematiche, ad esempio: se l’Europa con il governo rosso-giallo sarà più benevola che con i sovranisti. Questa l’ho ascoltata tutti i giorni più volte. Ma la parte del leone, in particolare nella prima settimana, l’ha fatta “la giravolta di Renzi”, resa emblema di come le parole dei politici siano canne al vento. Tesi rafforzata da quella che potremmo chiamare “interpretazione dietrologica”: la politica come quell’ambito dell’attività umana consistente nel proclamare una cosa per ottenerne un’altra che ci sta acquattata dietro e che costituirebbe il vero movente. Renzi, si dice, non vuole andare a votare per non perdere la maggioranza di deputati a lui fedeli ed aver tempo per fondare un nuovo partito, ma ho letto anche quella opposta: Renzi non vuole andare a votare per riprendersi il PD al momento opportuno. Insomma di tutto, di più. Di solito a chi sostiene queste tesi sfugge che allora, per coerenza, si dovrebbe ammettere che Zingaretti avrebbe preferito votare per liberarsi dei deputati renziani a costo e a rischio di subire una cocente sconfitta elettorale data per certa da tutti gli osservatori, nessuno escluso. Non intendo affatto sminuire o ironizzare su queste interpretazioni, anch’io credo che in politica spesso prevalga “il non dicibile” che, in quanto tale, cerca di restare sottotraccia. Tuttavia si tratta di questioni sterili: la scelta governo o elezioni, una volta presa assume vita propria e valore in sé indipendentemente dalle motivazioni esplicite o nascoste che l’hanno determinata e può alla fine rivelarsi solo giusta o sbagliata. Se muovo il cavallo, un attimo dopo che l’ho fatto, la situazione che si determina sulla scacchiera è del tutto indipendente dai motivi per cui ho mosso il cavallo. Si dovrebbe valutare la situazione oggettiva: o governo o voto e non le motivazioni recondite. Se do il via alla crisi di governo per fare il pieno dei voti che i sondaggi mi attribuiscono o perché al Papeete mi sono gonfiato di boria e di mojito, resta comunque il fatto oggettivo che ho fatto cadere il governo e questo scatena una serie di effetti del tutto indipendenti dalle mie motivazioni dichiarate o celate che siano.
Torniamo alla “giravolta di Renzi”. Non sono d’accordo col chiamarla banalmente così. Certo nessuno credo possa negare che sia passato da impedire il governo con i grillini nel 2018 a sponsorizzarlo nel 2019. Non ho però sentito nessuno (o forse mi sarà sfuggito) contestualizzare le due prese di posizione opposte, legare le parole alla situazione effettiva in cui sono state pronunciate. Si, è vero, Renzi ha cambiato posizione, ma è normale quando cambia la situazione in cui stai operando, le parole vanno sempre legate al contesto. Se dico “casino” negli anni ’30 intendo casa di piacere, se lo dico negli anni ’70 probabilmente voglio dire confusione.
Faccio notare che il medesimo tipo di ragionamento fu adottato dai più per propalare un’analogia tra Italicum e legge Acerbo. In entrambe c’era il premio di maggioranza quindi, se la seconda fu approvata in pieno regime fascista, allora anche la prima ci potrebbe riportare a quello. Si prende la somiglianza di parole, (nel caso della “giravolta di Renzi” la loro opposizione, ma il metodo è lo stesso) si decontestualizza del tutto (che il colpo di stato fascista fosse già avvenuto l’anno prima, mentre noi viviamo in democrazia dal 1948, che lo Statuo Albertino fosse una legge dello stesso rango di quella per il commercio dei lupini, mentre la nostra è una costituzione rigida modificabile solo entro certi limiti e con una speciale procedura etc., etc.) e si promuovono le analogie lessicali ad unica chiave interpretativa. Molti ci cascano.
Ora, il marzo 2018 è la stessa cosa dell’agosto 2019? Assolutamente no.
Nel primo caso (2018) sei appena uscito da una cocente sconfitta elettorale, stai arrancando verso un congresso dai tempi di gestazione estenuanti, i grillini hanno trionfato, la Lega è andata oltre le sue stesse aspettative. Si trattava di farli provare, lo hanno fatto e dopo quattordici mesi hanno miseramente fallito. Non è poi difficile vedere che il PD sarebbe stato letteralmente maciullato in un governo in cui, oltre ad essere entrato da sconfitto, sarebbe stato quotidianamente sottoposto al ricatto del “doppio forno”: noi 5Stelle possiamo sempre accordarci con la Lega. Inoltre è ragionevole credere che Salvini si sarebbe gonfiato lo stesso anche dall’opposizione ed ora avremmo rischiato di andare al voto con un Salvini arrembante e non con un Salvini sconfitto, perché quanto sarebbe mai durato il governo rosso-giallo se fosse partito nel 2018?
Nel secondo caso (2019) il giocattolo si è rotto. Quello che doveva durare dieci anni (!!!???) è crollato dopo quattordici mesi, non c’è un indicatore economico positivo, siamo isolati in Europa, si corre verso la catastrofe. Mentre prima, se il PD fosse andato al governo, sarebbe apparso come un furbastro profittatore, ora, se sei in gamba, puoi diventare il salvatore. Il “secondo forno” è spento e non è poca cosa. Infine c’è l’inquietante fenomeno Salvini: uno che raddoppia i consensi inneggiando a ruspe, “blocco dei barconi e chiusura dei porti” e diffondendo odio, paura, razzismo. Un essere molto volgare, l’imitazione di Cetto Laqualunque, che acquista l’aura dell’intoccabile: Il suo partito ruba 49 milioni di Euro? non perde un voto. Mendica rubli da Putin? sondaggi in aumento. Arrestano uomini legati proprio a lui (sindaco di Legnano)? Cresce. Se si mettesse a rincorrere un “negro” per strada farebbe super bingo! Questo individuo va fermato e c’è un modo solo: far vedere che prende delle “musate”, farlo annaspare, mostrare che in fondo è solo un chiacchierone, uno più adatto alla sagra della luganega che al Viminale, un esibizionista, ma che non conclude nulla, che insomma anche lui ha stufato e per ottenere questo certo non bisogna regalargli una bella campagna elettorale a breve come lui avrebbe voluto, ma si deve governare per tre anni e lui rantolare all’opposizione. Se l’operazione non riuscirà non è perché è sbagliata in sé, ma perché i protagonisti non risulteranno all’altezza. Siamo alla scelta del male minore. Governare con i grillini sarà dura e la strada piena di insidie, non sarà facile trattare i problemi fuggendo alla tentazione non tanto di risolverli, quanto piuttosto di servirsene per farsi del male l’un con l’altro.
Tutto quello che ha detto Calenda è incontestabile, ma credo che si dovrebbe fare anche il ragionamento a-contrario: se Salvini scatena la crisi ed ottiene le elezioni vince il primo round e c’è il rischio che vinca anche il secondo, le elezioni, appunto. La posta in gioco è altissima: arrivare all’elezione del nuovo presidente della repubblica con una maggioranza Salvini, Meloni, Berlusconi equivale ad essere ad un passo da una riforma costituzionale in senso presidenziale. Vanno fermati e forse quello scelto è l’unico modo anche se pieno di grandi rischi, ma nulla è facile…. Mentre scrivo (30 agosto ore 16,00) vedo che l’Italia è ancora appesa al destino della poltrona di Di Maio e quindi potrebbe saltare tutto …
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