L’intervento di Christine Lagarde a Sintra potrebbe essere intitolato “Una politica monetaria persistente per un’inflazione persistente”. Da qui una politica monetaria che si manifesta sia sul livello dei tassi di interesse (“sufficientemente restrittivi”) che sulla durata di questi incrementi (“finché necessario”). Lagarde si diffonde su due fasi che caratterizzano l’attuale processo inflazionistico, la prima delle quali è in via di esaurimento, mentre la seconda rinvigorisce determinando la persistenza del fenomeno e quindi del rimedio.
Lagarde, sotto traccia, spiega come sia speciosa la distinzione tra inflazione da domanda e inflazione da costi su cui molti si ingegnano, in particolare per propendere verso la seconda per asserire l’inutilità di una politica monetaria restrittiva. Anche se si riuscisse ad isolare il motivo principale che ha innescato il fenomeno inflattivo (insufficienza dell’offerta di fronte ad un aumento della domanda al termine della pandemia, la “tassa sulle ragioni di scambio internazionali” per l’aumento dei prezzi dell’energia, mercati dei beni di consumo non competitivi da cui lo svilupparsi di margini di profitto elevati e così via) per bloccare l’inflazione, soprattutto quella “core”, non sarebbe più percorribile la via di intervenire sulle cause primarie, ormai divenute secondarie.
Di fronte ad un’indisposizione che si manifesta con la febbre alta, qualunque medico prescrive prima di tutto farmaci per abbatterla, per poi rivolgere l’attenzione, attraverso analisi e verifiche, allo stato generale di salute. Friedman era solito dire che l’inflazione è un fenomeno monetario che si manifesta con un eccesso di liquidità, qualunque ne sia l’origine, per cui per fermarla occorre un intervento monetario restrittivo. E’ un’affermazione in parte tautologica e anche brutale ma nel tempo si è sempre, dimostrata, diciamo purtroppo, vera.
Lagarde ci dice anche che, in una situazione di elevata incertezza derivante dagli scenari geopolitici, non funziona più neppure l’effetto forward looking di comunicazione di mantenere fede agli impegni per assicurare l’ancoraggio delle aspettative, per cui il rischio di una spirale salari-prezzi non può essere scongiurata se non con una politica monetaria conseguente.
Nell’intervento la Presidente si diffonde ad elencare una serie di debolezze che caratterizzano l’economia dell’Unione (rispetto agli USA per esempio) che vanno da un costo del lavoro per unità di prodotto elevato a causa dei bassi livelli di produttività, a cui si è risposto con l’aumento dei prezzi in alcuni settori per recuperare i margini di profitto, a un sistema di finanziamento della manifattura ancora fortemente ancorato al debito per cui l’aumento dei tassi di interesse ha effetti negativi principalmente sulla parte forte dell’economia. Questi elementi valgono soprattutto per il nostro paese che ha un’economia fortemente esposta a queste carenze strutturali.
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