Sulla chiusura della Whirlpool di Napoli la Repubblica del 16 ottobre titolava in prima a tutta pagina: “Come si uccide una fabbrica”. In riferimento alla stessa crisi occupazionale il Sole 24 Ore riportava questa dichiarazione del premier Conte: “Faremo tutto il possibile per assicurare un futuro a quei 412 posti di lavoro”. Ora, si dà il caso che in Italia ci siano oltre un milione di posti di lavoro permanentemente scoperti per mancanza di persone idonee a ricoprirli (leggi: per l’inefficienza del nostro sistema dei servizi al mercato del lavoro), distribuiti in tutti i settori e a tutti i livelli professionali: lo certifica l’indagine Unioncamere-Anpal sulle situazioni di skill shortage. Certo, ciascuno di questi posti scoperti richiederebbe un qualche adattamento delle capacità di chi si candida a ricoprirli, attraverso iniziative di riqualificazione professionale che possono richiedere tempo e denaro; ma quanto tempo e quanto denaro spendiamo in Cassa integrazione a zero ore per procrastinare la chiusura delle aziende in crisi? La verità è che in quel milione di situazioni di skill shortage ci sarebbe spazio per dare un futuro professionale non precario e assai più credibile ai dipendenti non di una, ma di duemila aziende in chiusura come la Whirpool. Se le cose stanno così – e le cose stanno così –, non sarebbe il caso che, invece di denunciare coi titoli a caratteri cubitali lo scandalo di un’impresa che chiude, incominciassimo a denunciare con analoga veemenza lo scandalo dell’enorme giacimento occupazionale che quotidianamente sprechiamo? E non sarebbe il caso che il premier Conte, invece di annunciare un gran dispendio di denaro pubblico per tenere in vita a tutti i costi un’azienda con la respirazione artificiale, annunciasse un programma credibile di riqualificazione dei servizi al mercato del lavoro, indispensabili per sfruttare quell’enorme giacimento?
Dal sito www.pietroichino.it
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