L’evento più importante del mondo, dopo l’elezione del Papa, resta ancora l’elezione del Presidente degli Stati Uniti.
Sondaggi falsati, barricate a New York, scontri e dibattiti senza esclusione di colpi, addirittura la paura di una guerra civile, non scalfiscono l’egemonia di questo grande Paese.
Negli ultimi cento anni, i nuovi metodi, le innovazioni applicate universalmente, i pensieri rivoluzionari, nascono negli “States”
E pensare che tanti anni fa eravamo noi Fiorentini a detenere questo primato nel mondo. Adesso abitiamo una città morta, si è isterilito il genius loci fiorentino a cui la politica ha dato la mazzata finale. A forza di vivere di lavoro pubblico e di favori, le menti si sono atrofizzate e il Covid ha solo mostrato che il Re è nudo.
In America che vinca Trump o Biden saranno sempre forti e introiettati i valori fondanti del sogno americano meritocratico per cui, attraverso il duro lavoro, il coraggio, la determinazione è possibile raggiungere un migliore tenore di vita e la prosperità economica.
Un altro aspetto che fa dell’America un paese unico, ammirato, invidiato, amato o detestato è la potenza di quel Ruolo, il Presidente degli Stati Uniti, che pur nella legittima subalternità alla Costituzione scritta dai padri fondatori e alla divisione di poteri, lo fa essere il protagonista assoluto del mondo.
Certo Trump, a ragione o torto, rispecchia il mito del self made man meglio dell’avversario. Ma non solo, il Tycoon risulta accattivante per i suoi estimatori per il suo stile politicamente scorretto, per il suo essere guascone e dissacrante, caratteristiche personali da sempre invise alla sinistra anche in Italia.
Anche la visione di Trump si sposa con il mito dell’invincibilità americana. Una visione che può essere sintetizzata nello slogan che fu anche di Reagan “Make America Great again”
Trump ha dalla sua parte: le politiche economiche realizzate, aver protetto i confini e le aziende nazionali, non aver aumentato le tasse, non aver dichiarato guerra a nessuno e soprattutto aver fatto decollare l’occupazione nell’era pre-covid. Uno dei principali strumenti di libertà individuale di cui gli americani sono ben consapevoli.
Ma il suo vero vantaggio elettorale è aver contrastato la supremazia economica della Cina. Trump ha capito più di tutti che l’avversario della libertà e dell’Occidente è la Cina. Con la sua dittatura e il suo comunismo consumista, con la sua espansione territoriale in Africa e in Asia. Se perdesse Trump chi si opporrebbe alla dittatura cinese?
Unico nel mondo in questo momento storico a riuscire a rilanciare i valori della destra conservatrice ed a tutelare la cultura occidentale contro il globalismo della sinistra.
Quest’ultimo tema sta diventando cruciale anche alla luce degli attacchi terroristici di questi giorni.
Biden e’ il candidato che ha preso maggiormente sul serio la pandemia e questo è il suo vero punto di forza, oltre a voler riportare l’attenzione sulla politica ambientale. Due temi nei quali Trump non è vincente. Il primo è il suo tallone d’Achille mentre nel secondo è un vero disastro. Trump ha mostrato in questi anni tutta la sua avversità a ogni politica di tutela ambientale.
Biden però è un candidato che non ha forza personale, non lo si vota di per se’ , lo si vota solo in quanto candidato contro Trump. In questo i DEM somigliano molto alla sinistra di casa nostra.
Ricordiamo che quattro anni fa Trump vinse contro un’avversaria ben più temibile di Biden, la Clinton, che da decenni si preparava all’ elezione mettendo in campo tutte le sue reali capacità per influenzare il voto a suo favore.
Aveva molte più credenziali di Biden, era prima di tutto donna, era molto più mediatica di Biden, era considerata forte ed era un politico abile e molto intelligente.
In politica tutto può accadere, e lo spettro di una guerra civile post elettorale tra cittadini armati per proteggere il voto o per rivendicazioni razziali potrebbe dividere il paese.
Da una parte la sinistra radicale, il movimento Black Lives Matter e gli Antifa e altre associazioni progressiste in caso di vittoria di Trump potrebbero scatenare il caos e distruzione nelle principali città, dall’altra lo stratega di Trump, Bannon rilancia accusando di vulnerabilità il processo di voto e preparando l’eventuale scontro armato.
L’America risulterà vittoriosa come sempre, anche se individuare candidati e ex presidenti alla sua altezza pare sia sempre più difficile.
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