Esiste davvero un’Agenda Meloni? Oppure è solo l’ennesima boutade! Una cosa è certa, la vittoria -per distacco- di domenica 25 settembre, sembra costituire per
Giorgia Meloni, solo una prima tappa, sebbene la più importante, di una lunga serie di scadenze più o meno dichiarate (e forse dichiarabili).
In ballo ci sono, prima di tutto, i passaggi dettati dalla Costituzione come l’elezione dei presidenti delle due Camere che metteranno a dura prova (c’è da scommetterci) i rapporti tra la maggioranza e l’opposizione. In questo senso l’idea -per niente abbandonata dalla leader di Fratelli d’Italia- di suddividere tale responsabilità tra maggioranza ed opposizione appare assolutamente sensata ancorché (come vedremo) strategica.
Quindi si aprirà -formalmente- la partita del Governo che la signora di via della Scrofa, con il suo passo felpato ma deciso, non si farà certamente sfuggire di mano. Una partita dove a dura prova saranno messe le tensioni interne ai partiti alleati più che la serenità della stessa Premier incaricata che, anche su questo versante, ha bene in mente come blindarsi.
Poi ci sarà l’indicibile. Il non detto che però potrebbe arrivare prima di quanto si pensi. Ed è in previsione di questo decisivo appuntamento che tutto viene in queste ore pensato, ipotizzato e messo a terra. Un passaggio (di testimone) tutto ancora da costruire ma che i fatti ed i buoni rapporti sembrano favorire.
Come si sa spesso, in politica il silenzio pesa più delle parole e quello del Quirinale sulla crisi economica e sociale (l’ultimo intervento sul tema sembra risalire al 21 luglio scorso) in un periodo tanto difficile appare davvero assordante. Per la pandemia c’era stata una sorta di forte whatever it takes quirinalizio. Cosa che non si è ripetuta per l’attuale emergenza energetica.
E se ciò fosse presagio d’abbandono? Non certamente un passaggio di mano imminente o immediato: c’è da stabilizzare il quadro politico uscito dalle urne e supportare l’avvio del
nuovo governo, ma -nei tempi opportuni- certo.
Ecco l’appuntamento che nell’agenda Meloni è scritto con la penna rossa. L’individuazione del giorno avverrà con il tempo, ma per quell’occasione del tutto speciale Giorgia Meloni ha in sembro una carta pesantissima.
Nessuna fretta né per Palazzo Chigi, né per il Quirinale, dunque. Tutto deve assolvere alla prassi istituzionale e, soprattutto, ogni mossa deve contribuire al rafforzamento della
Margaret Thatcher italiana come, per esempio, quella di Guido Crosetto sottosegretario alla presidenza del Consiglio, o quella di Marcello Pera al ministero delle riforme istituzionali (elemento importante per il cambio al vertice) o quella di Pierferdinando Casini alla guida di Palazzo Madama. Un trittico potente su cui fondare un “Governo di intese larghe” (l’esatto opposto del governo di larghe intese) e gestire la successione di Sergio Mattarella con Mario Draghi.
Tutto indicibile (non foss’altro per il doveroso rispetto istituzionale) ma tutto scritto in quella che in molti iniziano a chiamare l’Agenda Meloni.
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