La sconfitta del centrosinistra e del Pd nelle ultime elezioni amministrative è forte e chiara. Praticamente il centrodestra ha vinto in pressochè tutti i ballottaggi e la tradizionale “generica attrazione” del PD in questo tipo di elezione non c’è stato. Ha perso il PD e più che altro ha perso la sua capacità di alleanza strategica e, come elemento minimo, la sua capacità di aggregazione che è sempre venuta da un vago riconoscimento popolare di essere il Partito del “buon governo”.
E quindi è stata sconfitta la Schlein e la sua nuova strategia di “svolta a sinistra”? Non direi. La strategia della Schlein non era verificabile in questa elezione sia perché era troppo poco il tempo a disposizione per far muovere il “Pachiderma PD” e sia perché sulle alleanze è ancora poco chiara la direzione che la Schlein vorrà seguire.
Ma una cosa appare chiara la Schlein non punta ad un Partito a vocazione maggioritaria e tantomeno alla costruzione di un “campo largo” con cui affrontare il centrodestra. Il PD di Schlein, anche se ancora i Riformisti dentro il Partito fingono di non averlo capito, punta alla “ricostruzione” della Sinistra italiana e su quella base, che è elettorale ma in primo luogo culturale, avviare la necessaria politica delle alleanze. E le alleanze non possono che andare a riconoscere le altre “esperienze e ideologie” di sinistra sociale ed ecologista e, cosa che deriva dagli elementi di novità del nuovo secolo, dei movimenti che in qualche modo si richiamano al populismo di sinistra.
Questa “sinistra”, con l’aggiunta delle correnti populiste di varia estrazione ideologica, potrà mai ambire a rappresentare una maggioranza del paese e quindi a governare il paese? Penso assolutamente di no. Penso che la strategia Schlein riporti la sinistra indietro di decenni. Ai decenni in cui poteva ambire a governare in qualche territorio del paese, a vincere qualche elezione con un più qualcosa ma in cui non era dato di pensare al Governo del paese. Ecco questo è il PD della Schlein. Inutile pensare, a breve, ad evoluzioni diverse. E pensare che sotto il coordinamento della cultura e dei comportamenti politici che essa esprime si possa costruire un qualche “rassemblement” di centrosinistra. Il centrosinistra con la Schlein è morto. E’ morto nelle sedi politiche istituzionali ed è morto ancora di più fra il popolo e gli elettori.
L’intervista di Schlein al Festival dell’economia di Trento ha detto molto di più di tante interviste ai giornali. La parte di considerazioni sulla Riforma fiscale pensata per il “suo” PD dice tutto e chiude definitivamente a ogni qualsivoglia alleanza fra il PD e le aree di centro politico e culturale del paese. Buona fortuna Elly, che il vento ti sia, mozartianamente, soave.
E allora? La palla passa al Centro si potrebbe dire. E al Centro le cose non vanno meglio. Se la Schlein punta, di fatto, a tenere “fermo” il 30% dell’elettorato su posizioni di intransigenza identitaria è chiaro che il gioco politico per il Governo del paese si gioca nella parte maggioritaria del 70%. E questo 70% necessita di presenze politiche più evolute di quelle attualmente presenti nello scenario nazionale. Pensare di avere governi nazionali, regionali e locali tutti targati Meloni, Salvini e Berlusconi lascia oggettivamente interdetti.
Ci vuole di più. E per il di più non basta la furbizia di Renzi o l’imbronciatura di Calenda. Riuscirà il 70% del paese a richiedere qualcosa di nuovo? E a darsi altri leader e altre, più sofisticate, rappresentanze? Non possiamo che sperarlo. Abbiamo bisogno di nuove case. Se ancora non sono pronte dateci almeno qualche piccol piazza per riunirsi fra amici.
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