Fra quelle sei creature giovani e innocenti, di cui tutti qui conoscono i nomi e i volti uno a uno, Hersh Goldberg Polin era tuttavia il cuore di ciascuno, il più tenero fra i ragazzi assassinati da Hamas nella dimostrazione di ulteriore barbarie che segna la continuazione del 7 di ottobre a quasi un anno di distanza. Hersh era anche il ragazzo rapito al concerto Nova per cui genitori americani erano andati con immensa dignità a chiedere aiuto alla convenzione democratica di Biden e Harris. Nello scegliere chi uccidere, Hamas, come uno zombie che faccia anche politica, un mostro assetato di sangue che si aggira fra le sue vittime nel suo cimitero sotterraneo e sceglie le vittime, come Caron Dimonio che avvolge la coda, ha cercato anche l’utilità maggiore, la strada pratica per ottenere quello che vuole. Hamas ha scelto le vittime più adatte, giovani e in parte già nell’eventuale lista umanitaria per un accordo che non è mai venuto, per spingere la gente d’Israele a infuriarsi contro Netanyahu, magari col supporto dell’amico americano che cerca il cessate il fuoco da tempo, e a potenziare la richiesta di accettare tutte le clausole di Hamas specie quella principe di uscire con tutte le truppe e per sempre dal suo regno Gaza, così da poter tornare a dominarla, a organizzarsi, a preparare il prossimo Sette di Ottobre.
Il meccanismo è chiaro: quanto più Hamas colpisce con crudeltà, tanto più il mondo israeliano spinge sui sensi di colpa di Netanyahu verso l’accettazione delle condizioni di Hamas. Sei giovani uccisi spingono in piazza migliaia di persone che biasimano la decisione del governo di non lasciare lo Tzir Philadeplhi, quel confine traforato di gallerie che portano dentro Israele armi e uomini per Hamas dall’Egitto, e che potrebbe persino far sparire verso lidi ignoti, per esempio l’Iran, i rapiti, come accadde con Ron Arad. Hersh, il tenero ventitreenne californiano che in un video diffuso da Sinwar pregava di aiutarlo e biasimava Netanyahu, spezza il cuore e il popolo di Israele. Le parole del primo ministro che si è scusato con le famiglie, che ha detto di sentirsi personalmente responsabile per future trattative, sono un successo politico di Hamas, come il fatto che il Ministro della Difesa Gallant abbia richiesto al governo di ritornare sulla sua decisione di non lasciare il confine con l’Egitto. Ma davvero, se poi Bibi cedesse tutto, Sinwar sarebbe pronto a cedere la collana di ostaggi che si tiene sempre intorno come scudi umani? Hamas da tempo non da nessun segnale di voler trattare. L’interlocutore è uno zombie dominato dalla determinazione di uccidere e distruggere, che schiocca le dita per uccidere ancora e ancora, stavolta sei giovani innocenti. Ma la maggioranza di Israele lo sa bene, e anche fra le lacrime ne tiene conto.
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