Fosse soltanto per tentare di aggiudicarsi la Liguria, l’alleanza tra PD e 5Stelle stretta attorno al nome del giornalista del Fatto, Ferruccio Sansa rientrerebbe nel novero delle notizie minori: con tutto il rispetto per la Regione ligure e per le scarse possibilità di vittoria accreditate allo sfidante del presidente uscente, Giovanni Toti. Purtroppo le cose non stanno così. E la notizia suscita sconcerto e moltissimi dubbi sulla capacità del PD di rappresentare il perno di una possibile alternativa di governo al centrodestra. Da tempo ci chiediamo perché il PD sia tanto remissivo nei confronti degli alleati di Governo. Così tanto da avere permesso ai 5Stelle di portare a compimento molte delle cose insensate contro le quali proprio il PD si era battuto quando era al governo con Renzi prima, e dall’opposizione poi, ai tempi del Conte uno, sostenuto da Lega e pentastellati. Tutta questa inerzia nel contrapporsi alle sciagurate iniziative dell’alleato, l’abolizione della prescrizione, l’opposizione al Mes, il masochismo nella gestione del dossier autostrade, il mantenimento di quota 100, del reddito di cittadinanza e dei decreti giustizia di Salvini, ora si spiega. L’alleanza in Liguria, pronubo Giuseppe Conte ma osteggiata in vasti settori di entrambi i due partiti è, nelle intenzioni, il primo gradino di una futura alleanza PD-M5S, intesa non come stato di necessità ma strategica. Chi segue anche minimamente le vicende del PD, sa che tale strategia non è da tutti condivisa. E nemmeno appare lungimirante. Non contrastare i 5Stelle, anzi lanciare segnali di una alleanza duratura, significa togliere ogni giustificazione alla intesa con il partito fondato da Grillo. Il “vorrei ma non posso” per la necessità di mantenere in vita un governo anomalo fino dalla nascita e non lasciare l’Italia in balia delle emergenze sanitaria ed economica, si è trasformato nel suo opposto. “Potrei ma non voglio”, perché proprio con Di Maio e, soprattutto, Conte intendo giocarmi le carte per il governo da costituire dopo le prossime elezioni, quando che si tengano. Ma, in questo modo, il PD si condanna sempre di più a continuare ad essere un partito cieco, muto e fermo. Vellicare i pentastellati, significa allontanarsi ancora di più dalla immagine di partito socialdemocratico di stampo europeo che è l’unica che potrebbe dargli un ruolo. Nonostante sia al Governo, il PD è un partito solo, senza alleati. Senza iniziativa, proposte politiche e, soprattutto risultati, non ne troverà, né prima, né dopo le elezioni.
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