Quest’epoca di endemica turbolenza economica e di riassetto degli equilibri geopolitici mondiali sta anche segnando una svolta in termini di deglobalizzazione? Diversi economisti sostengono la fine dell’ondata globale iniziata oltre tre decenni fa, con una sostanziale marcia indietro. Jayati Ghosh dell’Università del Massachusetts Amherst ha affermato, in un articolo di dicembre, che la persistente frammentazione dell’economia mondiale indica il probabile epilogo di un’era di crescente integrazione, fondata sulle leve del commercio e della finanza. Il premio Nobel per l’economia Michael Spence, sempre su Project Syndicate, aveva evidenziato, tuttavia, i rischi della deglobalizzazione e di una rivalità alimentata dal nazionalismo. Nelle ultime settimane, di fronte all’aumento dell’incertezza sulle prospettive dell’economia, si sono intensificati i richiami pessimistici alla conclusione di ogni tipo di multilateralismo, a causa del ritorno al protezionismo su larga scala. Eppure, un’altra economista, la direttrice generale del WTO Ngozi Okonjo-Iweala, ha osservato che sarebbe augurabile una “riglobalizzazione”, ovvero un’interdipendenza potenziata piuttosto che ridotta per uscire dalla crisi odierna. Del resto, anziché a un tuffo nel passato, stiamo assistendo a un cambio di paradigma di straordinaria portata. Questo fenomeno, più che in una forma di deglobalizzazione, affonda le radici in “costellazioni” di innovazioni tecnicamente ed economicamente intrecciate, dando vita a un mutamento di sistema tecnologico in grado di condizionare i mercati globali e lo sviluppo. Una spiegazione elementare del contesto attuale, quindi, non permetterebbe di cogliere pienamente le trasformazioni in atto, a cominciare dall’evoluzione prodigiosa dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie abilitanti della quarta rivoluzione industriale. Un settore che favorisce una comprensione di questi rivolgimenti è sicuramente l’aerospazio. In particolare, la “space economy” mostra come la globalizzazione non sia affatto terminata, ma si sposti a un nuovo livello di competizione, e come le dinamiche tecnologiche siano l’aspetto essenziale di questa fase. Le innovazioni spaziali, durante il primo stadio delle esplorazioni cosmiche, hanno contribuito alla creazione di migliaia di prodotti, tra cui: microcircuiti, computer portatili, dispositivi sanitari, telefoni cellulari e relative fotocamere, schermi a cristalli liquidi, sistemi wireless, arti artificiali, materiali per scarpe da ginnastica, isolamento domestico e memory foam. Oggi, l’attrazione di sempre più consistenti investimenti privati nel comparto spaziale, che affiancano quelli delle agenzie governative e si muovono in un orizzonte di lungo periodo, può far compiere un poderoso balzo in avanti al progresso dell’uomo, dei macchinari e delle tecnologie. Dal lancio dello Sputnik 1 nel 1957 al decollo del vettore della NASA con la capsula Orion a fine 2022, l’era spaziale si è sviluppata facendo leva su servizi satellitari e infrastrutture, comunicazioni e monitoraggio, elaborazione di dati e immagini, raccolta di risorse materiali per la produzione e, infine, tornando sulla Luna, in direzione di altri pianeti. Ryan Brukardt di McKinsey & Company ha notato che la metamorfosi di questo comparto è di natura esponenziale e si indirizza verso ambiti cruciali per il futuro, come il cambiamento ambientale e climatico, la sicurezza alimentare, la prevenzione e la difesa militare, la mobilità urbana. Questa nuova economia ha un valore pari a 469 miliardi di dollari (2021), con un incremento notevole rispetto agli anni precedenti, ed è destinata a raggiungere il tetto impensabile di 1 trilione di dollari nel 2040. Il costo dei lanci in orbita terrestre bassa (LEO), d’altro canto, è calato da 65.000 a 1.500 dollari al kg, così come le dimensioni e il peso dei satelliti – con pannelli solari più leggeri e batterie più efficienti – sono diminuiti sensibilmente, spalancando le porte alle aziende dei maggiori protagonisti del capitalismo mondiale. SpaceX di Elon Musk, Blue Origin di Jeff Bezos, Virgin Galactic di Richard Branson e ArianeGroup di André-Hubert Roussel sono tra i gruppi di punta di questa prima globalizzazione dello spazio. I minori costi e il maggiore accesso al settore, insieme alle tecnologie sempre più sofisticate, innescano una gara che non avrà come protagonisti solo le grandi aziende aerospaziali, i first comers di quest’epoca, e gli enti pubblici dotati di bilanci ingenti. Come è accaduto per Internet ed economia digitale, la creatività di azioni innovative e il coraggio nell’apertura di nuovi sentieri daranno enormi opportunità anche ad altri pionieri dell’economia dello spazio e a imprese di diversa taglia. La “new space economy”, che avvera e va oltre i racconti fantastici di Isaac Asimov, ha assunto un ruolo fondamentale agli albori del nuovo millennio e si sta occupando di attività extra-atmosferiche legate all’estrazione mineraria di asteroidi, al turismo spaziale, a coltivazioni agricole e sperimentazioni farmaceutiche, alla banda larga satellitare e all’energia rinnovabile. La costruzione di infrastrutture permanenti nello spazio è “l’inizio della più profonda rivoluzione industriale che l’umanità abbia mai visto”, ha sottolineato Tom Vice, amministratore delegato di Sierra Space.Inoltre, come ha dichiarato Audrey Choi di Morgan Stanley: “Nei prossimi anni, queste tecnologie potrebbero consentirci di avere una visione globale più potente dei dati climatici e della scienza ambientale”, con grande giovamento per la transizione ecologica. L’Italia e il Mezzogiorno non sono affatto in posizione di retroguardia nell’economia spaziale: anzi, alcune regioni (Piemonte, Lombardia, Campania e Puglia) possiedono un tessuto di ricerca e produttivo avanzato, mentre l’intero Paese è tra i primi a spingere verso questa nuova frontiera. Il quadro attuale, dunque, rivela un passaggio deciso dalla globalizzazione alla “spazializzazione” dell’economia, con buona pace dei fautori del ritorno a un passato remoto fatto di confini ristretti, in cui chi resta è destinato a perdere il contatto con la realtà e con il futuro.
(articolo già pubblicato dal quotidiano Il Mattino e ripreso con il consenso dell’autore)
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