Con Draghi la politica è quella di tenere aperta la scuola in presenza il più possibile, con Conte si chiudeva. Sono contento che ci sia Draghi.
Sono chiari anche al governo i problemi organizzativi che le scuole devono affrontare e auspico che si riapra quel dialogo tra ministero e il suo personale in prima linea per trovare insieme soluzioni perché le difficoltà sono, e saranno nei giorni a venire, evidenti così come è evidente l’utilità della didattica in presenza. Questo è il metodo Draghi.
Molti invece vorrebbero tornare al metodo Conte: chiudi la scuola è torna davanti al video a prescindere da vaccini e dal numero dei casi positivi. Il metodo Draghi è esempio di riformismo e prospettiva, quello opposto di masochismo e mancanza di visione.
Oggi la scuola riparte dopo le vacanze di Natale. I problemi non mancano ma chiudere e tornare in Dad e per tutti non è la soluzione. In due anni di pandemia abbiamo chiuso le scuole in presenza con una facilità disarmante.
Non deve essere più cosi, e non è più così grazie al cambio di governo.
Con Draghi la scuola in presenza viene difesa con tutti gli strumenti iniziando dai vaccini che rappresentano la vera arma per sconfiggere il virus, ricordo che il personale docente e non docente è vaccinato con terza dose, che da 12 a 19 anni il tasso di vaccinazione supera l’80%, che in legge di bilancio sono stati stanziati 400milioni per un organico aggiuntivo docenti e ata per sostituire gli assenti. Dobbiamo fare molto di più su vaccini, tracciamenti, tamponi, sistemi di ventilazione e aerazione e corsie preferenziali per il mondo della scuola, ma la differenza con un anno fa è lampante e va tutta a vantaggio delle competenze dei ragazzi, visti gli effetti disastrosi della didattica a distanza, certificati per esempio dalle prove invalsi e dai tassi di abbandono che tornano a salire, dopo l’inversione di tendenza di tre anni fa che aveva fatto ben sperare.
Non è una condanna senza appello della didattica (anche) digitale, ma la presa d’atto che la scuola ha ancora bisogno di tempo per prendere dimestichezza con le necessarie innovazioni didattiche, prima che tecnologiche.
Con Conte abbiamo avuto più scuola davanti ad un video che in presenza e alla fine abbiamo visto la catastrofe educativa e psicologica per i ragazzi.
Con Draghi invece si fa ricorso verso le decisioni delle regioni che chiudono le scuole a prescindere dalle decisioni del governo; con Conte si alzavano le spalle e si stava a guardare quasi indispettiti mentre i ragazzi di alcune regioni manifestavano insieme ai loro insegnanti e chiedevano di tornare in classe.
Italia Viva non ha mai cambiato idea sulla scuola in presenza, spero che gli altri partiti facciano altrettanto. Diamo strumenti alle scuole nella loro quotidiana battaglia per garantire una didattica di qualità, il più possibile in presenza: non lasciamole sole.
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