Dobbiamo partecipare ai bandi con i quali l’UE, il Governo e la Regione mettono a disposizione risorse per precise finalità attivando procedure di selezione secondo criteri prestabiliti e sui quali elaborare graduatorie (a volte con riserva territoriali di destinazione per il Sud)? E a questo scopo i comuni, singoli od associati, debbono creare strutture dedicate?
La risposta ovviamente al primo interrogativo non può essere che sì, si partecipa a tutti i bandi che vanno a realizzare interventi ritenuti importanti dal comune, anche con qualche “torsione” per farlo rientrare nelle finalità indicate. Ma, detto questo, confesso non mi piace il sistema dei bandi perché realizza di fatto una compressione della autonomia del comune, ti viene offerto un self service dal quale puoi scegliere solo e soltanto i piatti presentati e non altri che tu potresti ritenere più adatti ai tuoi bisogni. E’, in qualche modo, una forma di paternalismo istituzionale con il quale, i livelli istituzionali superiori di fatto scelgono per quello ultimo, che sta alla base della democrazia. Ovvio, questa selezione di priorità e questo meccanismo a cascata è necessario per pochi selezioni temi, penso al cambiamento climatico ed alle misure per mitigarlo, alla difesa del suolo ma certamente non a tutti gli ambiti di attività del comune. E sicuramente per progetti di importi rilevanti e ben definiti nei loro contenuti progettuali e di gestione (questa regolarmente ignorata) e anche in anni lontani erano utilizzati, penso al F.I.O Fondo Investimenti e Occupazione. Quelli che mi fanno più paura sono i programmi complessi con interventi di enti pubblici e di privati poco definiti, si smarriscono nel passare degli anni.. Ripeto, non mi piace il sistema dei bandi eppure il PNRR si presenta come la Sagra del bando, come se non vi fossero i tempi quasi impossibili delle scadenze da rispettare.
Sul secondo interrogativo, ripeto che il sistema dei bandi non mi piace per un altro aspetto perché di fatto per le politiche di investimento ci si affida quasi esclusivamente ai bandi, come se una famiglia affidasse i propri progetti di vita al Totocalcio compilando la schedina (la domanda per il bando) e stando a vedere cosa succede. Si può, invece di compilare solo due colonne e stare a vedere cosa succede, giocare di più con un sistema che aumenta la capacità di vincita. Certo che gli uffici comunali possono predisporre le domande ma questi bandi richiedono competenze specifiche, hanno una loro grammatica da rispettare e sicuramente investire in competenze, da acquisire sul mercato attraverso consulenti esperti o creando un ufficio dedicato mi parrebbe opportuno.
E allora per non subire passivamente la logica dei bandi, occorre considerare quelle risorse aggiuntive, non sostitutive degli investimenti finanziati tramite mutui. Il Patto di stabilità interna imponeva agli enti politiche di riduzione della spesa corrente che, soprattutto, di quella per investimenti, la meno rigida tra le due. Occorre decidere se va ripresa una politica di investimento finanziata con risorse proprie (abbi del tuo, non ti mancherà mai niente) attorno a pochi selezionati assi di intervento ( scuola ed alta formazione per accrescere il capitale umano). Sicuramente ha un costo finanziario e politico. il DUP del Comune di Pistoia per il triennio 2022-2024 prevede investimenti per oltre 93 milioni di euro, 63 dei quali finanziati con contributi da contributi , oltre 13 milioni da alienazioni di beni e meno di 8 milioni da mutui..
Ci sono spazi per investimento? Sulla base della normativa vigente il Comune potrebbe assumere mutui nel limite del tetto del 10% della spesa corrente del penultimo anno precedente, cioè 10, 5 milioni di euro, a fronte dei poco più di 3 milioni previsti dal DUP per il 2022.
Ovviamente va trovato un equilibrio, anche agendo sulle entrate (il Prof. Alessandro Petretto ha pubblicato alcune idee su Solo Riformisti, ne vorremmo discutere con tecnici e politici) che ristagnano nel triennio.
Ma investire vuol dire sottrarre risorse impiegante per la gestione dell’oggi, vuol dire pensare ai cittadini di domani, ai posteri i quali come è noto – nulla hanno fatto per noi e, soprattutto, non votano.
Occorre moltiplicare le risorse, attivare una leva per lo sviluppo che può venire solo dal partenariato: con imprese profit, attraverso gli strumenti, complicati ma non impossibili, del project financing, dei contratti di disponibilità, della vecchia concessione di costruzione e gestione e, dall’altro, per il sociale, dalla co-programmazione e co-progettazione da attivarsi stabilmente con il Terzo settore e le diverse espressioni del volontariato e dell’associazionismo.
Ecco, se un ufficio dovessi crearlo, lo dedicherei alla attivazione di questi strumenti, nel mentre anche pensa bandi.
Il 30 giugno a Firenze ci sarà un convegno sul Terzo settore e co-programmazione oltre che sulle incursioni della finanza nazionale ed internazionale nel settore delle RSA, il 7 luglio a Pistoia ci sarà un altro convegno su PNRR e Partenariato pubblico privato.
Occasioni utili per aggiornarsi.
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