E’ la notta fatale in cui si compie il destino di Dmitry , Mitja, il maggiore dei fratelli Karamazov. Si è introdotto nottetempo, folle per la gelosia, nella casa del padre Fedor, convinto che vi si trovi Grušen’ka, la donna contesa fra i due, una demi monde che esercita anche l’usura.
Mentre esce, colpisce il vecchio servitore del padre e, imbrattato di sangue, si allontana dirigendosi verso una città vicina dove ha appreso che la donna è andata per raggiungere l’uomo che l’ha sedotta, un ufficiale polacco..
La trova lì nel salotto, seduta con il suo antico amante che, dal divano, lo guarda con aria irritata mentre un amico polacco passeggia da un lato all’altro della stanza. Per rompere l’imbarazzo Mitjia propone un brindisi esclamando «Alla Polonia, panowie, bevo alla vostra Polonia, alla terra polacca!». Tutti e tre bevono sollevando il bicchiere. E subito dopo aggiunge «Adesso alla Russia, panowie, fraternizziamo!». Grušen’ka e gli altri russi presenti nella stanza brindano, tutti tranne i polacchi. «Come mai, panowie?», esclamò Mitja. «Perché non bevete?» Pan Vrublevskij prese il bicchiere, lo sollevò e con voce stentorea disse: «Per la Russia nei confini precedenti al 1772!» « Oto bardzo piêkne! (Così sì che va bene!)», gridò l’altro pan e tutti e due si scolarono i bicchieri”. Così rifiutano l’occupazione russa e rivendicano la ricostituzione della Polonia nella sua integrità dopo la spartizione del 1772 tra Russia, Austria e Prussia.
Arriviamo al 21 febbraio 2022 quando Putin dichiara “Vorrei sottolineare ancora una volta che l’Ucraina non è solo un paese vicino per noi. È una parte inalienabile della nostra storia, cultura e spazio spirituale”.
E’ la ricorrente rivendicazione della dimensione imperiale che appartiene da sempre all’anima russa e che in Occidente per troppi anni è stata ignorata mentre, come scrive Milan Kundera in Occidente prigioniero “ai confini orientali di quell’Occidente che è l’Europa centrale, siamo sempre stati più sensibili al pericolo della potenza russa… percepiamo, meglio che altrove, la Russia come un Antioccidente”
Milan Kundera riporta una frase di grande incisività “ai russi piace definire slavo tutto ciò che è russo, in modo da poter poi definire russo tutto ciò che è slavo”
Siamo affetti da russofobia? Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera del 10 giugno 2022 “NOI E LA RUSSIA, UN GRANDE EQUIVOCO” risponde alle accuse di russofobia che le autorità rivolgono all’Occidente dall’inizio dell’aggressione all’Ucraina (aiuto fraterno, secondo il solito, ma ben più sanguinoso) sottolineando che il carattere illiberale che caratterizza lo stato e la società russa si proietta con le ricorrenti pulsioni espansionistiche all’estero, così costituendo per un’Europa intenzionata a mantenere la propria indipendenza un formidabile problema geopolitico che la costringe a prendere le necessarie misure fondate su una stretta alleanza con gli Stati Uniti.
“La cosiddetta russofobia di noi europei che ci riconosciamo nell’Occidente, se ne convinca sua eccellenza Medvedev, non è altro che la consapevolezza dell’insieme e della gravità di tali problemi. Anzi in definitiva di uno solo: della tenace impermeabilità storica del regime russo alla libertà. Ci si può stupire se l’invasione dell’Ucraina ha reso tutto ciò ancora più forte ed evidente?”.
E’ allora il Boris Godunov? La russofobia, come opposizione al regime illiberale, è sempre stata vissuta dalla stragrande maggioranza degli intellettuali e degli artisti russi perseguitati, inviati nei gulag, uccisi o, i fortunati, costretti all’esilio. E’ la grande forza della cultura che non deve subire limitazioni (ma deve valere per tutti) e per la quale vale la pena di brindare, con pan Vrublevskij “Viva la Russia nei confini prima del 1992”.
Enrico martelloni
Ottimo. Condivido.
I confini ucraini all’epoca della prima repubblica del 1917 erano più ampi. Ma l’Ucraina è soddisfatta per quelli del 1992.
La terza potenza nucleare accettò l’accordo del 1994 per il disarmo nucleare in cambio della promessa da parte moscovita di non essere mai invasa. Promessa sottoscritta dalla Gran Bretagna come accordo foederis, cioè con l’intevento a fianco dell’Ucraina.
Il panslavismo dei gengish quali sono i figli di Boris Godunov, ovvero tarraro mongoli, poco hanno a che fare con gli slavi come a suo tempo già sosteneva Dragomanov sapendo bene chi viveva a Pietroburgo.