Dalle colonne della Stampa del 17 ottobre, in un’intervista realizzata da Paolo Baroni, l’ex presidente dell’INPS, Tito Boeri, lancia un forte grido d’allarme sullo stato di salute dell’economia italiana e soprattutto sul suo futuro. Per l’economista della Bocconi c’è in giro un troppo facile ottimismo. “Il rimbalzo della nostra economia – puntualizza Boeri – è dovuto al fatto che il governo italiano ha fatto un ottimo lavoro nella campagna di vaccinazione, il che ha abbattuto notevolmente il rischio di una nuova pandemia. Naturale che quando le cause della crisi – che erano sanitarie e non economiche – vengono rimosse, l’economia riparta. Ma non vedo per quali ragioni l’economia italiana dovrebbe adesso attestarsi su tassi di crescita di lungo periodo superiori al 2%, quando prima della crisi l’1% era un miraggio.” La ragione è che per adesso nell’economia italiana non è cambiato niente di strutturale. “E’ vero – prosegue Boeri – che ci sono la credibilità internazionale di Draghi e il contributo del Next generation Eu, ma sin qui ciò che ha tenuto bassi i costi del nostro debito pubblico sono stati soprattutto i massicci acquisti della Bce (che oggi detiene quasi il 30% del nostro debito). Se dovesse cambiare la politica monetaria, visto l’alto livello del debito che abbiamo raggiunto, per noi sarebbe un grosso problema.” I principali problemi strutturali sul tappeto sono soprattutto il taglio delle tasse e Quota 100 ma anche qui ancora non c’è niente di definito. “Sul taglio delle tasse – puntualizza l’ex presidente dell’INPS – il governo ha detto che non deve essere fatto in disavanzo, ci deve essere quindi un cambiamento nella composizione del prelievo che però non è ancora definito. Su Quota 100c’è la possibilità di affrontare la questione senza far aumentare il debito pensionistico…A mio giudizio bisogna fare cose semplici e che armonizzino i trattamenti anziché introdurre nuovi regimi ad hoc. In giro vedo solo tante proposte complicate, difficili da capire per le persone e ancora più difficili da tradurre in pratica. Se la strada maestra tracciata da anni dal nostro Parlamento è andare verso il regime contributivo, perché non educare il paese a ragionare con quel sistema nell’uscire da Quota 100? Questo significa oggi poter andare in pensione prima dei 67 anni ovviamente prendendo una pensione un po’ più bassa di chi va dopo.” Altri temi sui quali intervenire con urgenza sono, per Boeri, la riforma degli ammortizzatori sociali, gli incidenti sul lavoro e la revisione del reddito di cittadinanza. Argomenti sui quali per adesso le buone intenzioni prevalgono sulle proposte concrete. Resta poi da sciogliere un problema che si trascina da anni e che purtroppo è diventato quasi un carattere endemico della politica italiana: l’eccesso normativo “mai come in questo momento riformare vuol dire lavorare sull’attuazione – conclude Boeri – non basta scrivere nuove leggi, spesso molto si può fare anche limitandosi ad applicare quelle esistenti. Che poi è la filosofia di Next Generation Eu, per cui la UE ci da dei soldi una tantum per aiutarci a mettere in moto una macchina efficiente nell’attuare le politiche che il nostro Parlamento ha scelto, Ma su questo, ahimè, vedo poca riflessione…”.
La ripresa è a rischio
L’economista Tito Boeri, in un intervento sulla Stampa, evidenzia come non basti solo la presenza di Draghi al governo a rilanciare l’economia italiana. Senza riforme strutturali il Paese non va da nessuna parte.
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