Ringrazio SoloRiformisti per l’opportunità di condividere anche al di fuori della ristretta cerchia locale i motivi per i quali un 25enne, che non è cresciuto a pane e politica, possa sentire il desiderio di proporsi in una competizione elettorale.
Sono di Venezia, Comune chiamato il 20-21 p.v. a rinnovare l’Amministrazione Comunale. Il Comune è diviso in 6 Municipalità e ho deciso di candidarmi per la Municipalità in cui risiedo, Venezia-Murano-Burano, perché ho da sempre il desiderio di impegnarmi attivamente per la città in cui vivo.
Mi chiamo Stefano Colovini, nato a Venezia nel 1995. Ho frequentato il locale Liceo Classico Marco Polo e successivamente ho intrapreso la strada della giurisprudenza presso l’Università di Trento. Attualmente, dopo la laurea, sono tornato a vivere a Venezia e ho iniziato la pratica forense presso uno studio legale a Marghera.
Nonostante ritenga che non sia necessario candidarsi per dimostrare il proprio impegno civico, anzi, agire concretamente e ad un livello riconosciuto per la mia città è un passo molto importante per me. Per questo motivo ringrazio +Europa(nel caso particolare +Venezia, nella lista “Venezia è tua”) che mi ha dato questa grandissima possibilità.
Mi è stato detto che la Municipalità “è un piccolo palcoscenico dove puoi farti le ossa”. Personalmente non credo che la politica, soprattutto a livello locale dove si ha la reale possibilità di conoscere il territorio e le persone, possa essere ridotta a mero palcoscenico. Sono pur consapevole che oggi un posto di rilievo lo occupano i social, chi lo nega non è capace di stare al passo con i tempi, ma anche un organo piccolo come può essere la Municipalità non può essere solo un palcoscenico. Anzi. Soprattutto in una città come Venezia, caratterizzata da forti differenze all’interno del territorio comunale ed esigenze spesso contrapposte (si veda il recente referendum per la separazione tra Venezia e Mestre) quello delle Municipalità è un ruolo fondamentale per rappresentare degli interessi collettivi relativi ad un determinato territorio. Dal mio punto di vista è dunque necessario che si riconquisti una visione attenta alle particolarità territoriali che caratterizzano e rendono così importante il Comune di Venezia. Questa è la ragione principale che mi ha spinto a candidarmi per la Municipalità di Venezia-Murano-Burano, un territorio con enormi difficoltà e che ha bisogno di un interesse genuino da parte delle istituzioni che voglio avere l’orgoglio di rappresentare.
Mi è stato chiesto spesso di esprimere la mia visione di Venezia per i prossimi cinque anni. Non è facile rispondere a questa domanda, soprattutto da candidato alla Municipalità, dal momento che questo organo non ha poteri propri ma li riceve in delega.
Quello che posso dire io è che, da giovane Veneziano che vive e ama il centro storico, sogno una città che sappia guardare sé stessa nel futuro, anche con gli occhi dei suoi giovani abitanti. Per troppo tempo ho sentito che Venezia è una città morta e “di vecchi”. La città che vorrei è una città che sia pensata in parte anche per i giovani. Sicuramente perché il primo ad essere interessato, da giovane, sono io, ma anche perché non possiamo pensare ad una città in cui l’età media è di 50 anni e che ogni anno perde circa 1000 abitanti (la maggior parte giovani) senza pensare a chi ci sarà tra dieci o vent’anni. L’alternativa è arrendersi ad un modello di città che, francamente, non voglio nemmeno immaginare.
Oggi, per un giovane è facile cedere alle lusinghe di un luogo in altre parti del mondo, con maggiori possibilità di lavoro, costi inferiori, più servizi e meno scomodità. Bisogna invertire la tendenza e riuscire a trattenere i ragazzi che già abitano la città per dare un futuro a loro e ad essa, in maniera sinergica, perché Venezia non può esistere senza i propri abitanti, non è solo pietre e palazzi ma una creatura complessa che non può non comprendere la memoria di sé ed i suoi cittadini. Senza di questi Venezia diventa un non luogo.. C’è bisogno, dunque, di politiche abitative che vadano ad aumentare l’offerta di appartamenti per giovani che vogliono costruirsi una famiglia, ad un prezzo abbordabile, di luoghi di ritrovo soprattutto ludici e sportivi per i giovani altrimenti in balia del nulla e dello sballo serale a base di alcool e schiamazzi, è necessario, a mio avviso, l’azione coraggiosa delle Autorità comunali volta ad innescare un circolo virtuoso che, partendo dalle abitazioni, sia in grado di generare benefici economici e sociali (lavoro e servizi) nel lungo periodo. Il prezzo da pagare, altrimenti, sarebbe riconoscere come vera quella data di scadenza della città, il tempo di un paio di generazioni, come se Venezia fosse quella mozzarella che è in fondo al frigo: si dà per scontato di averla finché non è troppo tardi per mangiarla.
Il problema del recupero della residenzialità è complesso e personalmente ritengo che sia sbagliato immaginare soluzioni semplici e definitive. È necessario agire nel particolare, mettere in atto con pazienza e determinazione un insieme di azioni. Complesse e talvolta anche impopolari perché confliggono con interessi forti (e legittimi, ben inteso). Ma queste azioni si presentano come improrogabili, tanto che, qualunque sarà la nuova Amministrazione, sarà compito di tutti, maggioranza o opposizione che siano, tenere alta la pressione sul punto. Da questo punto di vista, la Municipalità può svolgere quanto meno un ruolo di coscienza critica. Non dilungarmi su dettagli operativi di cui nemmeno ho competenza, ma a mio avviso sono tre i pilastri su cui una serie politica della residenza debba fondarsi:
- Un recupero del (vasto) patrimonio pubblico di appartamenti, sia del Comune che dell’ATER, oggi troppo spesso disabitati. Anche solo recuperando tutto il patrimonio, magari delegando agli affidatari i costi di rinnovo e messa a norma da detrarre dal canone di locazione, si otterrebbero spazi per la formazione di nuovi residenti che, anche se solo in fase di avviamento lavorativo, possono installarsi in città con beneficio di tutti. Serve, però, una politica di canoni ragionevoli ma non “regalati”: il pubblico deve essere un regolatore, un ammortizzatore delle storture del mercato, non introdurre disparità distorcenti e inique;
- Un freno e una regolamentazione del fenomeno delle locazioni turistiche che impatta in modo pesantissimo non solo sugli appartamenti per i residenti ma anche per gli studenti fuori sede (un tempo linfa vitale per attrarre nuovi abitanti), alterando un mercato, quello immobiliare, già difficile a causa della natura del territorio Veneziano. Molto interessante la proposta degli Onorevoli Pellicani e Di Giorgi (non a caso un Veneziano e una Fiorentina) “Modifica all’articolo 4 del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, in materia di regime fiscale delle locazioni brevi, e altre disposizioni concernenti le locazioni turistiche“;
- Non ultimo, posto qui il link ad una proposta concreta e fattibilissima di un ex Assessore (Giunta Costa) di Venezia, l’arch. Roberto D’Agostino sul social housing http://www.luminosigiorni.it/2020/07/social-housing-una-politica-che-puo-essere-decisiva-per-la-casa/. Ne consiglio vivamente la lettura attenta. Una ricetta peraltro adottabile anche in altre città.
Venezia ha bisogno di un punto di vista nuovo, di persone giovani e innamorate della città che se ne prendano cura, anche partendo dal basso. Basta la volontà. Per questo ho deciso di candidarmi.
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