Su Solo Riformisti l’amico Mauro Grassi ha elencato nel modo più acconcio e competente i temi importanti su cui dovrebbe giocarsi la partita elettorale di Firenze. Io, perciò, mi limiterò immodesto a quelli importantissimi, irrinunciabili e vitali, spigolando tra le minuzie davvero identitarie poco o niente dibattute.
Numero 1) La lingua. È lo strumento decisivo perché gli elettori capiscano quel c’è da capire. Non mi pare che Firenze sia la capitale dello Stato di Bananas dove d’un tratto la lingua nazìonale può passare dallo spagnolo allo svedese. Ma ormai chi non parla inglese qui da noi è perduto.
Come prima mossa, il futuro sindaco ordinerà perciò all’amministrazione che si torni immediatamente all’Italiano, in tutti i momenti e documenti della comunicazione ufficiale e ufficiosa, orale, scritta e anche pensata. Cascasse il cielo, mai più le sciocche esibizioni provinciali di un inglese inutile quanto incomprensibile ai più. Basta con housing, car o bike sharing, mai più smart working o lockdown o booster.al diavolo Smart City Control Room o le tante nefandezze che piacciono ai media scervellati e agli assessori. Soprattutto, mai più il ridicolo Florence, sia che lo si pronunci in francese che in inglese. Di Florence ce ne sono decine negli Stati Uniti. E anche un centinaio in sud a America La nostra Firenze ê però la sola originale, unica, inconfondibile, apotropaica e inimitabile. L’orgoglio identitario vada dunque insieme al vanto di tutelare l’italiano dalle intrusioni indebite, concretamente schierati a fianco della Crusca con tutta la potenza universale del marchio che ci è proprio Se si può essere proud per un gay, tanto di più lo si deve per Firenze.
Numero 2) Ordine turistico: costringere gli ospiti a comportarsi comme il faut, con l’aiuto di operatori, hotel e imprese. Vanno obbligati in tutti i modi, singoli e gruppi, a rispettare la città e noialtri, non lasciando souvenir indesiderati, camminando sui marciapiedi a occhi aperti, così scongiurando incidenti e problemi al traffico, che già di suo ne ha parecchi. Lo si faccia sapere in ogni lingua che saranno tartassati senza pietà, ed eventualmente arrestati, processati e trattenuti in caso di danari dovuti ai danneggiati. Un po’ di terrore, anche per finta, non ha mai fatto male a nessuno. Basta che giri la voce e si vedranno miracoli
Numero 3) Per riuscire in quanto sopra e nel contrasto alle crescenti scorribande micro e macrocriminali, occorre un piccolo esercito urbano, addestrato, ben motivato e determinato, sorretto da una politica cosciente di sé e del ruolo storico alla quale è chiamata per arginare il degrado. Il nucleo di questa forza pubblica non può che essere costituito dai vigili urbani, coadiuvati da polizia di stato, finanza e carabinieri, oltre alle barbe finte per le attività complesse. E’ incomprensibile che nelle polemiche seguite fin qui all’ondata di spaccate, di furti e di rapine, i vigili non siano mai stati chiamati in causa neppure alla lontana Come se non esistessero. Il che la dice lunga sulla stima e sullo spreco. Ma anche sul timore di maggioranze e opposizioni di giocarseli nel voto.
In effetti sono 800, ossia tre o quattromila contando i familiari. Un bel boccone elettorale in attesa che diventino i previsti 1000 (e cinquemila a casa). In ogni caso la sicurezza di Firenze non può prescinderne. Li si metta al lavoro, dunque, costi quel che costi. Li si mandi in missione nelle strade e nei quartieri. Basta piagnistei. Li si tolga dagli uffici dove pare preferiscano nascondersi. Si trasferiscano gli inabili ad altre mansioni sedentarie, anagrafe o catasto fa lo stesso. Il mestiere del vigile non è per niente da impiegati. Senza forza pubblica una comunità è in mutande. Il defund the police americano anziché giustizia ha portato solo valanghe di rapine e di omicidi
Numero 4) Riprendere in mano Florence (ops, ci siete cascati? ve l’ho fatto apposta) significa farne gli interessi. Non significa, come qualcuno crede, stendere tappeti rossi ai piedi di chi vuol fare solo i porci ca…casi propri. Che si tratti dei dehor dei ristoranti, delle mercanzie sui marciapiedi, di drogati e spacciatori, di ambulanti e delle loro paccottiglie per massaie, di preti e suore altruisti coi quattrini nostri, di Rocco Smargiasso e dei suoi miliardi calciofili arroganti, dei mille cortei inutili e chiassosi, di studenti fragili e okkupazioni antifasciste / anti israeliane, di turisti o affittacamere, di accattoni o di marchese, di femministe woke e di gay pride, di migranti di ogni continente e del loro vittimismo razzista antirazziale, degli imam felloni e dei gracchianti eremiti sul colle appollaiati, a tutta questa gente e gentaglia, clandestini e marmaglia (scusate se alcuni li dimentico) va fatto capire in ogni modo e ogni momento, al colto e all’inclita, che la misura è stra-stra-stracolma, che non c’è più tempo e che si fa presto a diventare Marsiglia, Beirut o Chicago, tutti in guerra contro tutti.
Questo è il programma che in punta di piedi suggerisco, di complemento a quello a tutto tondo dell’amico Grassi già in linea sulla rete. Che s’io fossi Renzi e PD, cespugli e perdigiorno de sinistra, moderati d’ogni parrocchia e riformisti, mi sbrigherei a proporlo come sindaco futuro, energico e autorevole, non palle mosce come quello uscente, in grado di stravincere e far bene.
Delle tre signore e senoritas al profumo di lavanda fin qui emerse dalle nebbie, nessuna ha nel motore i cavalli per correre alla pari, nessuna ha il carisma e l’à plomb per farcela o per assicurarci almeno un futuro degno. Nessuna è la Thatcher o la Merkel, ma neppure ha i numeri della ducetta che sta a palazzo Chigi.
Grassi sì. Grassi ha personalità, testa, cuore, esperienze qualificate multiple, sense of humour e fegato. È vincere. Poi da bravo guaglione indigeno tifa da sempre Fiorentina. Il che è una garanzia. E benché formato nelle scienze tristi, ha cultura umanistica sicura e scrive perfino molto bene. Diavolo di un Grassi. Chi l’avrebbe detto?
A parte tutto ciò, è amico mio e qui lo dico chiaramente perché non si pensi ad aum aum garibaldini. È tutto gratis a parte la grassa sinecura che m’ha garantito dianzi, se e quando.
In più questo Grassi temerario ha ora con sé anche un’arma segreta micidiale. Il nome in codice è Lucia. No, forse Francesca. O Guendalina? Dai, via, è Elisabetta. Stavo a scherzà
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