Cari amici della community, approfitto del clima relativamente più disteso tipico della pausa di agosto per tornare da voi con una riflessione che trae solo spunto dalle recenti – note a tutti voi – forti tensioni geopolitiche che infiammano il Medio-oriente.
C’è sempre un “nemico”, per regimi *massimalisti e dittatoriali*, e su questo concetto hanno scritto molto sia la psicologia che la filosofia, ed è ben misero quindi il contributo che potrei dare io, ma provo ad abbozzare un ragionamento.
Che si tratti di razzismo, omofobia, xenofobia, misoginia o antisemitismo, la necessità di alimentare l’odio verso un nemico è antica come il mondo, con diversi vantaggi: gettare in pasto ai cittadini qualcuno da odiare e combattere aiuta i totalitarismi a “serrare i ranghi”, indirizza l’insoddisfazione verso qualcuno (che non è il regime al potere, evidentemente) e agisce come “arma di distrazione di massa”. Ne scrisse, come sua abitudine in modo articolato e autorevole, Umberto Eco, nel suo bel saggio intitolato proprio “Costruire il nemico”.
Ebbene, penso che questa tendenza si acuisca proprio in presenza di regimi *sull’orlo del disfacimento*: tanta più è la paura di “perdere il controllo” tanto più si stringe la morsa della morale in chiave di *controllo sociale*.
È questa la lettura che do dell’ennesimo caso di violenza e prevaricazione che ci arriva da #Teheran, dove pochi giorni fa alcune agenti con indosso la tradizionale uniforme della Polizia morale iraniana, il velo nero che copre l’intero corpo, hanno inseguito e poi *trascinato con la forza una ragazzina di 14 anni* (!) in un furgoncino, che pattugliava le strade della capitale #iraniana con lo scopo di cercare e trovare le donne che non ritengono, banalmente, di voler indossare obbligatoriamente il velo. La ragazzina è rimasta ferita durante l’arresto, e ha dovuto poi essere ricoverata in ospedale. Il video della violenza è divenuto subito virale sui Social, riportando alla mente quanto avvenuto 2 anni fa a Mahsa Amini, la studentessa curdo-iraniana oggetto dello stesso tipo di azione da parte della Polizia morale *e poi purtroppo morta a seguito di gravi percosse ricevute* in un ospedale gestito dal centro di detenzione di Vozara. In quell’occasione, la morte della studentessa fu la miccia di una massiccia protesta in tutto il Paese, alla quale il regime rispose soffocando il malcontento e causando 600 morti e 20.000 arresti. *Seicento morti* che si sommano alle *migliaia di morti* per le proteste degli anni precedenti, ma completamente fuori dai radar di chi oggi – giustamente, laddove vi siano violenze sui civili – scende in campo per difendere i diritti umani a #Gaza: perché si sa, ci sono morti di serie A e morti di serie B, e criticare l’Iran a qualcuno non dà quel gusto sottile che invece dà criticare Israele…
Sempre nei pressi di #Teheran, qualche mese fa 200 persone vennero arrestate in quanto colpevoli di essersi ritrovate a un concerto di musica hard-rock e aver consumato alcool: secondo le autorità della dittatura medio-orientale si sarebbe trattato niente meno che di una “cerimonia satanica” …! Se non fosse per la triste “qualità” delle prigioni iraniane, l’episodio farebbe quasi ridere…
Ciò detto, e perdonatemi la divagazione, restiamo sul punto, ovvero l’#Iran, che minaccia la guerra mondiale totale al solo fine di distruggere il suo nemico storico, #Israele, e che continua a finanziare copiosamente movimenti e cellule terroristiche: io stesso, insieme ad altri rappresentanti delle istituzioni, fui bersaglio di un attentato, per fortuna sventato dai servizi di sicurezza, quando a #Parigi una cellula iraniana con la copertura di un alto funzionario dell’Ambasciata Iraniana a #Vienna (poi arrestato) tentò di piazzare dell’esplosivo ad alto potenziale sotto il palco di un evento dove intervenni a sostegno dei dissidenti #iraniani fuggiti dal loro Paese, perché impegnati in attività di contrasto e protesta contro la repubblica teocratica medio-orientale. Cosa direbbero i sostenitori ad oltranza dell’asse Russo-Iraniano se la bomba esplodesse sotto casa loro, uccidesse i loro cari, straziasse i loro affetti? Aprirebbero forse finalmente gli occhi?
Nell’attesa – e nella viva e ovvia speranza che cose del genere non accadano mai – assistiamo però alle violenze promosse e realizzate grazie dall’appoggio di Teheran, non solo internamente (una media di *800 impiccagioni all’anno* e una feroce attività persecutoria conto i dissidenti politici), ma anche a livello internazionale: oltre 200 gruppi terroristici attivi nel mondo finanziati dall’Iran, un’intesa propaganda anti-occidentale, attacchi cyber quotidiani, e anche *sabotaggi alle nostre infrastrutture strategiche*.
Ad esempio, come ci ricorda Antonio Deruda nel suo bel saggio dal titolo “Geopolitica digitale”, la competizione globale per il controllo della rete Internet è in pieno e intenso svolgimento: internet è tutt’altro che un insieme di connessioni astratte, è molto più “materiale” di quanto si pensi, dal momento che le informazioni che si muovono sul web – transazioni finanziarie, ricerche su Google, contenuti dei Social, etc – viaggiano per il 97% ancora tramite cavi, quasi sempre sottomarini.
Nel Golfo #Persico e nel Mar #Rosso, ad esempio, anche forze meno sofisticate di quelle #russe o #cinesi possono operare sabotaggi, in quanto la profondità raggiunge al massimo i 100 metri, il che rende possibile forme di attacco più economiche, mediante mine, ordigni esplosivi marittimi improvvisati, mini-sommergibili e sommozzatori, tutti mezzi in disponibilità della Marina del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (Sepâh).
A inizi 2024, gli #Houthi, il gruppo #yemenita attivamente sostenuto dall’Iran, danneggiarono intenzionalmente quattro cavi sottomarini per il trasporto di dati, creando diversi problemi di connessione a internet tra #Asia ed #Europa; e tra i cavi danneggiati in quell’occasione ce n’era anche uno che raggiungeva l’Italia, l’Asia Africa Europe-1 (AAE-1), un cavo sottomarino lungo circa 25.000 km che connette #Francia, #Italia e #Grecia con svariati Paesi africani e dell’Asia centro-meridionale, a dimostrazione che vicende percepite come apparentemente “lontane” *ci toccano invece molto da vicino*.
Tornando al ragionamento che mi ha spinto a pubblicare questo post, che si tratti di finanziamento di atti terroristici, di black-propaganda digitale o di attacchi alle nostre infrastrutture strategiche cyber o fisiche, lo scenario è chiaro: le democrazie liberali sono “il nemico” di un asse di potere totalitarista che collega Teheran a Mosca a Pyongyan a Caracas etc.
Parliamoci chiaro: noi occidentali, con i nostri valori e i nostri costumi, per qualcuno, purtroppo, siamo *il nemico*.
Buon imminente Ferragosto a tutti, e, come sempre, …DITE LA VOSTRA!
Giulio Terzi di S. Agata
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
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