Nel post precedente del 7 agosto che ha suscitato qualche interesse (grazie!) introducevo il tema “La balla della Costituzione da difendere”, rinviando a un secondo post alcuni calcoli che avevo fatto e volevo perfezionare.
Se non che sia per chi fa sondaggi sia per chi ragiona di politica sia per chi è politologo esprimere valutazioni, stime e opinioni in questa fase, come si è visto, è peggio che pretendere di sparare a un bersaglio mobile: non solo si muove, ma cambia ad ogni ora o giù di lì.
E’ solo per questo che sto posponendo il “vero” post no. 2.
Avevo scritto il post. no. 1 che Azione era con Pd e company. Poche ore dopo non era più. Ed ora non sappiamo quali saranno gli schieramenti. Ci si domanda, in particolare: (a) faranno liste insieme Calenda e Renzi (ordine alfabetico); (b) il Pd cederà alla tentazione di recuperare percentuali potenziali re-imbarcando Conte e il suo residuale M5S (senza Di Battista, pare)?
Su (b) la mia opinione è: più no che sì. Anche se con lo squilibrio verso sinistra non si può mai dire. La tentazione potrebbe essere quella di dire: vabbé, visto come sono andate le cose, alleanza solo “tecnica” con chiunque ci sta (leggere D’Alimonte sul “Sole24ore”). Si vedrà.
Su (a) la mia opinione è che se la politica e la logica degli incentivi che la legislazione elettorale tutta prevede hanno un senso, Calenda e Renzi (ordine alfabetico) devono fare liste insieme.
Perché? (i) Si rivolgono allo stesso mercato con proposte simili in una cosa che nessuno considera ma sarebbe normale fosse fondamentale: i contenuti; (ii) hanno da perdere a non fare liste insieme, e non poco: Calenda rischia – semplicemente – di non poter avere candidati (rischio che solo un folle potrebbe correre); Renzi che già stentava nei sondaggi ma era in ripresa netta, rischia di avere un concorrente che gli rende più arduo il fatidico 3%; (iii) né vale l’idea della coalizione, che certo avrebbe il vantaggio di permettere a ciascuno dei due galli nel pollaio di avere un sub-pollaio proprio: ma il punto è che sarebbe una coalizione a rischio 10% (sotto il quale gli apparentamenti non scattano); (iv) last but not least, una certa domanda (una certa… non esageriamo) per un polo moderato ma anche riformatore (sui temi economici ed anche istituzionali) in alcuni strati della pubblica opinione c’è: che senso ha deluderla con un’offerta doppiamente debole (anche se in misura secondo i sondaggi diversa a vantaggio di Azione) e internamente fortemente concorrenziale? Invece, se Calenda e Renzi (ordine alfabetico), fanno le liste insieme c’è il caso l’elettorato dimentichi le sceneggiate di questi ultimi giorni (di Calenda, in questo caso) e colga l’offerta nuova.
Diciamo la verità: nel panorama politico italiano, sia Renzi (citato per primo per autorevolezza istituzionale ed esperienza) sia Calenda per contenuti e personalità e anche prove di governo pregresse (da statista di Renzi, da ottimo ministro Calenda: ricordare gli investimenti tecnologici 4.0) sono decisamente nella ristrettissima elite del meglio che abbiamo a disposizione. Molto ristretta. E si rifanno entrambi a quella “agenda Draghi” che forse sono i soli a davvero volere (Draghi incluso, se possibile). Forza e coraggio.
Ma, concludendo, anche su questo ancora non sappiamo, logica a parte, dove andremo a parare. Ecco perché rinvio i miei calcoli a supporto dell’idea che le tre destre possano prendere i due terzi dei seggi in entrambe le camere a fra qualche giorno. Grazie della pazienza.
(ripreso con il consenso dell’autore da un post Facebook dello stes
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