Ve lo ricordate Alberto Sordi nel Marchese del Grillo? Siamo nella Roma dei primi dell’Ottocento, governata con il pugno di ferro dal papa Pio VII; e Onofrio del Grillo è un ricco aristocratico che si diverte organizzando burle e frequentando, sotto mentite spoglie, le peggiori osterie dell’Urbe.
Durante una di queste sue uscite notturne travestito da popolano, gli capita di venire arrestato dalla polizia papalina insieme ad alcuni balordi con i quali è rimasto coinvolto in una rissa. Ma quando viene riconosciuto come l’illustre marchese del Grillo e viene rilasciato con le dovute scuse, agli altri che lo guardano allibiti mentre restano ammanettati, risponde con la frase entrata nella storia del cinema italiano: “Perché io so’ io, e voi non siete un cazzo”.
Il “populismo” del marchese finisce, dunque, quando i suoi interessi personali rischiano di essere intaccati; e si rivela per essere solo una facciata che nasconde la superbia aristocratica, consapevole dei propri privilegi in una società che ancora non ha conosciuto lo Stato di diritto e l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
La simpatia che Alberto Sordi trasmetteva universalmente ha fatto sì che il personaggio di Onofrio del Grillo sia rimasto impresso nella nostra memoria collettiva con il volto e il sorriso disarmante del grande attore; e ancora oggi (il film di Comencini uscì nel 1981) il marchese viene ricordato per la sua capacità di farci, nonostante i suoi comportamenti, sorridere.
Stessa superbia, stessa arroganza, stessa presunzione del tipo “io so’ io…” l’abbiamo da poco riviste in un filmato messo online dal suo autore: un altro Grillo, ma senza il volto bonario e impertinente dell’Albertone nazionale: Beppe Grillo che, dopo essere stato un comico di successo, è diventato il leader di un partito che attualmente occupa il 30% dei seggi in Parlamento.
E nel video il secondo Grillo ha urlato, inveito e strepitato contro la magistratura che sta indagando il figlio Ciro in seguito a una denuncia di stupro; facendo leva proprio su quel potere, mediatico e politico, che gli deriva dal fatto di essere il leader dei Cinquestelle; per cui non si tratta, nel suo caso, di un semplice padre che, più o meno comprensibilmente, cerca di prendere le difese del figlio.
Sia chiaro: Ciro Grillo è attualmente solo indagato, insieme ad altri suoi amici, e pertanto resta presunto innocente. Potrà essere solo il processo a stabilire, alla fine dell’iter, la sua colpevolezza: il processo nell’aula di un tribunale, ovviamente, con tutte le garanzie di potersi difendere dovute a lui come a qualsiasi imputato.
Questo prevede lo Stato di diritto e questo è il garantismo.
Ma Beppe Grillo e i suoi compagni di partito, per anni, hanno detto e fatto esattamente il contrario; visto che si consideravano i moralizzatori della politica italiana, da loro descritta come corrotta e asservita ai potentati economici.
In passato, Beppe Grillo e i suoi compagni di partito hanno massacrato personaggi come l’ex ministro Federica Guidi – giusto per citarne uno -, costretta a dimettersi e poi completamente scagionata da ogni accusa.
E quando sono arrivati ad avere un ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede noto anche come Foffo dj, hanno abolito la prescrizione dei reati, stabilendo così l’istituto giuridico del processo a vita per gli imputati.
Si potrebbe, dunque, concludere che Beppe Grillo, da giustizialista qual era, sia ora diventato garantista. Ma non sarebbe la considerazione più opportuna, anche perché il suo “garantismo” è connotato da autentico maschilismo e totale mancanza di rispetto per la ragazza, la cui accusa di stupro sarebbe, secondo lui, infondata perché avvenuta otto giorni dopo il fatto. E quindi si tratterebbe, sempre nella sua ricostruzione, di sesso di gruppo, praticamente una “ragazzata”: che vuoi che sia?
Insomma per l’ex comico ora leader dei Cinquestelle, giustizialismo e garantismo sono interscambiabili; ideologie che si usano come strumenti per la conquista del potere e successivamente per la difesa dello stesso. Praticamente sono armi, adoperate a seconda della necessità e del nemico da abbattere.
Resta un dato di fatto, difficilmente oppugnabile: Beppe Grillo è un populista arrogante e sprovvisto di cultura giuridica. E non fa più nemmeno ridere.
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