Non c’è bisogno di dilungarsi sul tema degli Investimenti pubblici. La ripresa post Covid, quando ci sarà, sarà trainata dalla ripresa degli scambi mondiali, e quindi dalle esportazioni, e dalla ripresa dei consumi privati compressi, con particolare intensità nell’area del turismo, della ristorazione e della moda, nel periodo depressivo dei grandi e piccoli lock down.
Gli investimenti privati dovrebbero accompagnare e sostenere a loro volta il clima di ripresa grazie alle aspettative di crescita produttiva generalizzate a tutti i settori.
Gli Investimenti pubblici rappresentano una componente importante per la prossima fase dell’economia italiana certo per il contributo che possono dare alla crescita ma più che altro perché possono qualificarla con un rafforzamento in termini quantitativi e qualitativi del capitale fisso sociale del paese. Infatti il peso degli investimenti pubblici nelle economie europee sta in un intervallo che va dal 2% al 4% del pil e quindi non è in grado, come aggregato contabile, di spostare in maniera significativa il tasso di crescita a breve di un paese. Ma è certamente in grado di dare un contributo rilevante al rafforzamento infrastrutturale che risulta utile per lo sviluppo economico e anche per la qualità della vita dei cittadini.
Quindi la storia sugli investimenti pubblici e sulla loro ripresa nei prossimi anni, anche grazie al sostegno del RRF, è una parte importante dell’Agenda politica del Governo. Il Nadef è stato presentato da pochi giorni e, senza fare tanti conti, si è capito dalle parole del Ministro dell’economia Gualtieri che l’attenzione agli investimenti pubblici c’è e risulta specificata dai dati lì presentati.
Ha detto il Ministro a più riprese che per quanto riguarda gli investimenti pubblici si parte da una quota particolarmente bassa rispetto agli altri paesi europei, il 2,3% rispetto al Pil, ma che alla fine del periodo di riferimento del Nadef, il 2023, tale quota avrà raggiunto il 4.0%.
Quindi un 4.0% contro il 2,3% del 2019. Il 4.0% è un valore abbastanza alto se si considera che negli ultimi 20 anni il valore massimo è stato il 3,7% nel 2009 . Certo che, considerando la necessità di spinta all’economia e considerando che negli ultimi dieci anni c’è stato un volume particolarmente basso di investimenti pubblici, ci saremmo aspettati qualche “maggiore accentuazione” ma insomma l’incremento c’è.
Ma c’è un particolare che ci era sfuggito ad una prima lettura e che il Presidente di Confindustria Bonomi ha messo in evidenza nel Convegno in terra di Toscana. “Nella Nadef gli investimenti pubblici sono più bassi di quanto promesso”, ha detto facendo riferimento non tanto ai valori percentuali sul Pil quanto al valore assoluto dell’aggregato. La risposta del Mef è stata tempestiva “Cita dati sbagliati”.
Ora il tema ha una sua rilevanza. Conviene allora approfondire i dati del Nadef per vedere davvero come stanno le cose. O perlomeno come stanno davvero le “previsioni delle cose”.
Il pil nel 2019 è stato pari a 1790 miliardi. E’ prevista una battuta d’arresto del 9.0% nel 2020 e un rimbalzo nei successivi tre anni rispettivamente del 6.0% , del 3,8% e del 2,5%. Questo porterebbe ad un Pil nominale nel 2023 di 1899 miliardi. Se si considera il 4.0% di investimenti pubblici, l’aggregato passerebbe dai 41300 miliardi ai 75960 del 2023. Un incremento importante, quasi il 77% in termini reali e l’83% in termini nominali, ma forse al di sotto di quello che si poteva pensare allorquando si è parlato di rimettere in moto la progettualità del paese e di rilanciare in grande stile le operee pubbliche.
Venendo alla Toscana si è parlato spesso di portare il livello degli investimenti del sistema pubblico nella regione a circa 5 miliardi ogni anno. Se si considerano i tre anni di riferimento del Nadef si sarebbe potuto pensare ad un investimento pubblico vicino ai 15 miliardi partendo da un valore annuale del 2019 intorno ai 2,4 miliardi. Quindi di fatto un raddoppio delle opere pubbliche in Toscana ad opera dello stato, della regione, dei comuni e degli altri enti pubblici. Ed invece, se stiamo ai valori nazionali del Nadef, nel triennio in Toscana avremo investimenti pubblici per 11 miliardi e 300 milioni. Non sono pochi, 3,7 miliardi di media ogni anno rispetto al valore di partenza del 2019 di 2,4 miliardi. Ma al di sotto di quasi 4 miliardi di quel raddoppio che sembrava alla portata del paese e della regione.
Quindi chi ha ragione fra il Presidente di Confindustria e il ministro Gualtieri. Forse tutti e due. Il Presidente di Confindustria ha espresso un suo proprio wishful thinking e partendo da quello ha espresso la sua delusione. Il Ministro ha invece rappresentato, dentro un Documento istituzionale ufficiale, un “trend possibile” che tiene conto della macchina italiana e della sua incapacità strutturale a mettersi in moto e a procedere con tempestività ad aprire e a chiudere i cantieri delle opere pubbliche.
La speranza è che quel wishful thinking, che è non solo di Bonomi ma di molti di noi che credono in una ripresa vera dello sviluppo del paese, anche su nuovi sentieri strutturali, si incontri con il realismo del ministro scardinandolo alla base. Il paese si riprenderà davvero se i troppi lacci e lacciuoli che frenano l’azione, in questo caso della Pubblica Amministrazione, saranno eliminati e se vincerà la voglia e la capacità di fare sul solito tran tran che poteva essere sopportato prima della crisi da Covid19 ma che sarebbe inaccettabile nella nuova fase del paese.
Raddoppiare gli investimenti pubblici dell’Italia nel prossimo quinquennio è possibile. Deve essere un obiettivo da raggiungere con tutti i mezzi visto che quelli finanziari sembrano superati in partenza.
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