Essere riformisti radicali è un modo di leggere la realtà e di proporre soluzioni ai problemi che non tende a nascondere le verità più scomode sotto il tappeto. Purtroppo per molti dirigenti e militanti della sinistra minimizzare o nascondere è diventata la strategia di difesa di fronte alle verità che non piacciono. Il problema del degrado delle città, fatto di perdita di decoro urbano, di microcriminalità e di illegalità diffuse è la verità scomoda che la sinistra non vuole vedere. E non vuole vedere che l’incremento di questo degrado non dico è causato soltanto, sarebbe una esagerazione, ma si accompagna certamente ad una presenza significativa di frange di immigrazione, talvolta clandestina o anche se non clandestina certamente marginalizzata, che ha caratterizzato in negativo la vita delle nostre città nell’ultimo decennio. Basta girare a passeggio per le nostre città, vivere il centro o certe determinate zone la sera, arrivare nella gran parte delle stazioni in orari serali o notturni ed è facile capire di cosa stiamo parlando. Non ci sono, salvo casi estremi, né Far West né scenari apocalittici. Ma una diffusa, insopportabile e crescente aria di degrado. Quasi che le nostre città oramai avessero perduto la bellezza e la vivibilità della tipica città italiana per assestarsi su modelli, tipici della nostra contemporaneità, provenienti da altre esperienze internazionali. Ma non di quelle avanzate, che fanno i conti con la cultura dell’innovazione e della sostenibilità, ma di quelle arretrate che arrancano fra povertà, cattiva gestione dell’arredo urbano e diffusa illegalità.
Per chi tiene alla propria città, per chi ama viverla, per chi vuole che venga vissuta senza paura e con serenità, per chi vuole gustare la bellezza e il decoro, è sempre più difficile accontentarsi della gestione delle città. Ed è inutile perdersela sempre e solo con il Sindaco di turno. Quello che manca sono gli strumenti di intervento, che sono e debbono essere repressivi ma anche preventivi. Manca in particolare una policy generale, che parte dal Governo nazionale e arriva al singolo Comune, che mette in Agenda in maniera forte il problema della vivibilità e del decoro nelle nostre città. Certo che parliamo delle varie mafiette locali, legate a quella o l’altra etnia e magari interrelate alle varie mafiette italiane, che spacciano droga, o alle associazioni a delinquere specializzate nei furti nelle case, o al racket della prostituzione o della questua da parte di povere vecchiette o disabili, ma parliamo anche di cose meno “gravi” dal punto di vista penale ma che rendono la città più squallida. Più banale. E allora mi vengono in mente i venditori abusivi di cose orrende, inguardabili, che stanno ai piedi delle nostre cattedrali e che giocano un “guardie e ladri” ridicolo con le varie polizie locali allorquando non vengono del tutto accettati come elemento quotidiano del paesaggio urbano. E mi vengono in mente anche le bancarelle, di proprietà di veri e propri monopoli cittadini spesso gestite da immigrati, che vendono paccottiglia inguardabile, anche queste inserite in mezzo alle bellezze artistiche delle nostre città. Per chi vuol capire di cosa stiamo parlando basta affacciarsi per un momento sulla Fontana di Trevi a Roma. Un vero colpo al cuore!
Insomma bisogna che il tema del decoro urbano e della microcriminalità e illegalità diventi un tema da affrontare con le armi del riformismo radicale. Si può fare di più per le nostre città. Si deve fare di più per città più belle, più vivibili e più decorose. E se non lo fa, con strumenti e con una cultura di integrazione, di coesione e di ricucitura delle aree marginali, il riformismo di sinistra accadrà, come sta succedendo ora, che il tema verrà preso, ingigantito ad arte e ideologizzato, dalla cultura di destra. La più xenofoba e la più disumana. E allora sarà difficile parlare alla testa dei cittadini. Perché saranno convinti da chi appare più vicino al senso di “sdegno” che essi provano dalla perdita di “appartenenza” ai “segnali” che ricevono dalla vita quotidiana nelle propri città.
In fondo Salvini questo fa. Per il momento non è che abbia risolto granché del problema. Ma a fronte di una sinistra che minimizza, contestualizza, trova scusanti, ridefinisce, Salvini fa sentire ai cittadini che anche lui sente il problema nello stesso identico modo. Questa è una cosa che la sinistra tarda a capire. La soluzione dei problemi necessita in primo luogo che ci sia un “idemsentire” del problema stesso fra governanti e governati. Ecco, a prescindere dalle soluzioni, tutti sentono che la sinistra non concepisce e non apprezza nella dovuta maniera il problema della perdita di decoro e l’aumento della illegalità nelle città. E a fronte di questo “non apprezzamento” la sinistra perde credibilità. Non è difficile da capire. E non sarà sufficiente il “mantra della minimizzazione” del problema a riportare i cittadini a dare fiducia alla sinistra. Almeno su questo tema.
Lascia un commento