IAlla fine a Venezia è andata come era possibile, forse probabile, certamente non scontato. Qualche riflessione a caldo sui principali protagonisti.
Brugnaro
Vince chiudendo la partita al primo turno (evitando i rischi del ballottaggio). La conferma di un Sindaco dopo il primo mandato, oltretutto impreziosita da nettissime vittorie in tutte le Municipalità tranne Venezia – Murano – Burano (e anche lì, abbastanza contesa) rappresenta comunque una convinta promozione da parte dei cittadini, gli va riconosciuto. È la democrazia, bellezza.
Ciò premesso, vince con un risultato largo anche se non bulgaro. E con una rimarchevole differenza tra la città d’acqua e quella di terra, elemento di cui spero terrà conto nel condurre il secondo mandato. Attenzione comunque a semplificazioni manichee: non è che è odiato da una parte e idolatrato dall’altra. Soprattutto colpisce che Venezia non è affatto un monolite omogeneo: se si analizza il dato per sezioni si scoprono differenze clamorose tra zona e zona e alla fine il ritardo verso Baretta a Venezia è di soli 3 punti percentuali.
Ha condotto una campagna elettorale abbastanza sottotono, più incentrata sul messaggio di continuità su quanto ha fatto che a prendere impegni misurabili per il futuro. Ci sta, per carità, trattandosi del Sindaco uscente, ma qualche concetto più propulsivo non avrebbe guastato.
Ma forse la sua più importante vittoria, questa assolutamente contro pronostico, è la netta affermazione della sua lista (la “fucsia”) rispetto alle altre liste della sua cordata. Sovrasta la temutissima Lega cui tutti attribuivano la golden share della prossima Giunta. Qualcosa di simile, anche se non con le stesse clamorose proporzioni, di quanto successo in Regione dove la lista Zaia prende il triplo della Lega. È un altro indizio che la stella di Salvini è in deciso declino. Dal famoso “voglio i pieni poteri” non ne ha imbroccata una che sia una. Ultima la fanfaronata di quel “vinceremo 6 – 0” che ha irragionevolmente alzato l’asticella delle aspettative.
Tornando a Brugnaro, buon lavoro e un auspicio: che “ascolti” e collabori con tutta la città e lasci da parte l’esibizione muscolare del fasso tuto mi.. è davvero tempo di ascoltare e cercare soluzioni condivise per quanto possibile.
Baretta
Giocava contro il pronostico e personalmente gli avevo consigliato di puntare su una strategia di sfida sul campo delle proposte concrete. Parlare di più di sviluppo, di lavoro, di ZLS, di progetti coraggiosi e innovativi sulla residenzialità, di come concretamente tradurre in opportunità le potenzialità del Porto, della logistica, dell’economia. Ha privilegiato invece temi che nella bolla comunicativa dei social e dei salotti intellettuali sembrano fondamentali ma che fanno presa solo su chi lo avrebbe votato in ogni caso. L’Assessorato alla Cultura, le deleghe alle Municipalità, il waterfront… Insomma, un po’ la classica “sindrome da Collegio 1” ..
Comunque una campagna elettorale condotta con dignità, tenendosi meritoriamente lontanissimo dalla canea di dileggio personale dell’avversario (campagnolo, ignorante..) che imperversava, spesso condita con una spocchia insopportabile. Qualcuno gli aveva suggerito di essere più muscolare e sanguigno.. a mio parere ha fatto bene a rimanere sé stesso, nulla di peggio per una persona mite ed educata scimmiottare atteggiamenti che non sono nelle sue corde. Avrebbe però dovuto essere più incisivo e sfidante sui temi. Gli va peraltro dato atto che sul tema ambientalista (Porto, Grandi Navi) viaggiava forzatamente col freno a mano tirato pensando all’eventuale ballottaggio dove avrebbe dovuto negoziare l’appoggio di liste iper. Resta una persona perbene e capace e penso e spero rappresenterà una risorsa in Consiglio Comunale.
Dal punto di vista politico è abbastanza significativo che ben uno su tre voti per Baretta non è targato PD. Parecchio fieno in cascina l’hanno portato i Verdi Progressisti e Venezia è tua, di fatto rispettivamente l’ala sinistra e l’ala destra dello schieramento, più altre listine da zerovirgola. In ogni caso, non certo emanazioni del PD come era di fatto la lista Casson nel 2015. Insomma il PD è sempre meno l’unico che dà le carte nel centrosinistra in città.
Gasparinetti e Martini
Li tratto insieme perché a capo di liste ideologicamente sovrapponibili che portano entrambe la (seria) responsabilità politica di non aver presentato una lista unica che avrebbe potuto costituire una specie di lobby (della città d’acqua soprattutto) con una rappresentanza significativa che avrebbe peraltro premiato l’enorme passione civica messa in campo da molti cittadini.
Molti i punti in comune tra le due: entrambe con l’handicap di essere soprattutto centrate sui temi della città d’acqua – che elettoralmente “pesa” meno della metà dei voti di Terraferma – di netta impronta ambientalista senza se e senza ma, tutte e due ferocemente anti Brugnaro, tendenzialmente di sinistra e molto probabili alleate di Baretta qualora si fosse andati al ballottaggio.
Marco Gasparinetti si è presentato con Terra & Acqua, emanazione dell’Associazione civica 25 aprile, molto attiva e autorevole nella città d’acqua, creatura dello stesso Gasparinetti che era stato uno dei leader del fronte separatista al recente referendum (fallito) che interrogava i cittadini sull’opportunità di dividere il Comune tra città di terra e di acqua. Nonostante questo vulnus di principio (candidarsi a guidare un Comune unico quando hai appena sostenuto che sarebbe meglio dividerlo) Terra & Acqua è riuscita a produrre una proposta strutturata e solida, con un programma molto serio per tutto il Comune, di gran lunga il più pensato e dettagliato di tutta la competizione elettorale (se fossi in Brugnaro io adotterei integralmente la parte sulla residenza per esempio).
Giovanni Andrea Martini, dimessosi dal PD in polemica per le mancate Primarie di centrosinistra e Presidente uscente della Municipalità di Venezia, si era candidato da tempo e aveva costruito il gruppo Tutta la città insieme impostato la campagna elettorale su un’impronta molto civica, mettendo enfasi alla costruzione dal basso, all’ascolto dei cittadini, al bene pubblico.. e con una netta impronta ambientalista nell’ambito della quale si inquadra l’alleanza con la lista Ecologia & Solidarietà.
Entrambi superano la soglia del 3% e si guadagnano il diritto di tribuna e di ritrovarsi faccia a faccia con Brugnaro in Consiglio Comunale. Oggettivamente un risultato molto deludente per chi credo avesse ben altre ambizioni.
Partito dei Veneti
A Zecchi riesce l’operazione politica di dare rappresentanza a un elettorato deluso da Brugnaro (anche per le scorie del referendum separatista) ma che non voleva saperne di candidati più o meno etichettabili di sinistra. Onestamente all’inizio non gli avrei dato un franco ma mi sbagliavo evidentemente. Zecchi conquista anch’egli un diritto di tribuna. Mi sfugge sinceramente la prospettiva politica (ma che se ne fa uno come Zecchi di uno strapuntino in Consiglio Comunale di Venezia) ma chapeau.
Cinquestelle
Il 4% risicato portato a casa da Sara Visman certifica semplicemente l’irrilevanza del movimento sulla scena politica locale.dei cinquestelle. Mai comunque significativi neppure in passato.
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