Se seguite Kater saprete già che le elezioni locali in Germania sono importanti, sia per le competenze che i Länder hanno su numerose questioni politiche ed amministrative sia per le conseguenze che spesso hanno a livello nazionale. Queste però, se possibile, sono ancora più importanti del solito.
Stavolta, infatti, ad AfD può davvero riuscire il colpaccio. Gli alternativi sono primi in tutte e tre le regioni, con distacchi che vanno dal 3% al 9%.
Sonntagsfrage zur Landtagswahl in Sachsen • INSA für LVZ, SZ und FP: AfD 32 % | CDU 29 % | BSW 15 % | DIE LINKE 5 % | GRÜNE 5 % | SPD 5 % | FREIE WÄHLER 4 % | FDP 2 % | Sonstige 3 %
➤ Verlauf: https://t.co/keFLfal1Fl
Nächste Landtagswahl: 1. September 2024#ltwsn pic.twitter.com/BCZ0eMu3EY
— Wahlrecht.de (@Wahlrecht_de) August 16, 2024
La situazione in Sassonia…
Sonntagsfrage zur Landtagswahl in Thüringen • INSA / FUNKE Medien Thüringen: AfD 30 % | CDU 21 % | BSW 19 % | DIE LINKE 16 % | SPD 6 % | GRÜNE 3 % | FDP 3 % | Sonstige 2 %
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Nächste Landtagswahl: 1. September 2024#ltwth pic.twitter.com/seEr3x8mFL
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… in Turingia…
Sonntagsfrage zur Landtagswahl in Brandenburg • INSA/Nordkurier: AfD 24 % | SPD 20 % | CDU 19 % | BSW 17 % | GRÜNE 5 % | DIE LINKE 5 % | BVB/FW 4 % | FDP 2 % | Sonstige 4 %
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Nächste Landtagswahl: 22. September 2024#ltwbb #ltwbb24 pic.twitter.com/3eYYICzFru
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… e in Brandeburgo.
Al di là dei numeri, la sensazione è che AfD ce la possa fare anche perché su queste elezioni locali ha investito moltissimo, in termini di campagna e visibilità, arrivando anche a candidare esponenti estremamente noti (ci arriviamo). Già alle Europee di giugno, dopo aver sbagliato quasi tutto lo sbagliabile – fra un candidato semi-imbarazzante e una campagna funestata da uno scandalo dietro l’altro – erano riusciti a prendere quasi il 16% come secondo partito a livello nazionale. Ora che invece sembrano essersi messi veramente d’impegno c’è la concreta possibilità di arrivare a sfiorare, o addirittura a sfondare, il muro del 30% in almeno un paio di regioni.
Bisogna capirsi però su cosa potrà scaturire da numeri così lusinghieri – e cioè su cosa voglia dire davvero, per AfD, “farcela”. Nonostante tutto, la possibilità che dalle urne esca un Ministerpräsident alternativo che possa formare un governo vero e proprio è estremamente remota. Per come funziona il sistema tedesco, per governare bisogna allearsi, e per ora – per ora – ad allearsi con AfD non ci pensa nessuno. Avere tuttavia un drappello così consistente in un Landtag, un Parlamento regionale, consente di influenzare il governo locale in modo pesantissimo su questioni cruciali, dalla nomina degli organi di garanzia alla composizione del Bundesrat, il Senato Federale che ha competenze estremamente importanti per l’intero Paese. Disporre di un terzo dei voti in un Landtag significa sostanzialmente poter rendere la vita del governo un inferno, e AfD sembra non vedere l’ora di poterlo fare.
Come detto, per queste elezioni AfD ha schierato l’artiglieria pesante, a livello di personale. Soprattutto in Turingia: lì il capolista è Björn Höcke, uno dei volti più noti del partito e capo della corrente più estremista e radicale, già protagonista della manovra che, nel 2020, provocò un terremoto nella politica tedesca e condusse Annegret Kramp-Karrenbauer, allora leader della CDU, a rinunciare alla guida dei conservatori e sostanzialmente al tramonto di ogni sua ambizione politica. Stavolta sembra che nulla possa impedire a Höcke di risultare il vincitore, almeno nominalmente – anche se, come già ricordato, questo non significa che ce lo ritroveremo Ministerpräsident. Quello che ricopre la carica al momento, Bodo Ramelow della Linke, è ancora piuttosto amato dai suoi elettori, ma è il partito che se la passa molto male. Il governo con Grünen e SPD si è rivelato parecchio accidentato, con tensioni crescenti che hanno minato stabilità e popolarità. In più, la Linke è ormai da tempo in crisi permanente, fra emorragie di deputati e iscritti in direzione del BSW, il movimento fondato dalla ex leader Sahra Wagenknecht a inizio anno, e costanti terremoti al vertice – tanto che il criticato Spitzenduo che ha guidato fino ad ora il partito a livello nazionale, composto da Janine Wissler e Martin Schirdewan, si è dimesso domenica 18 agosto, senza che nessuno dei due abbia intenzione di ricandidarsi.
Bjorn Hocke
Gli altri due Ministerpräsidenten in carica non se la passano meglio.
Michael Kretschmer, attuale Governatore CDU della Sassonia, rincorre AfD a poche lunghezze di distanza, ma potrebbe trovarsi di fronte a un problema gigantesco. Se diamo di nuovo un’occhiata al sondaggio incluso più su ci rendiamo conto che il 2 settembre potremmo trovarci in una situazione realmente incredibile: un Landtag composto da soli 3 partiti – CDU, AfD e BSW. Uno scenario descritto dalla locale sezione della SPD come “Parlamento dell’orrore”. Tutti gli altri lottano infatti per la sopravvivenza, a parte i liberali della FDP già dispersi al 2%.
Se per Linke, Grünen e SPD andasse davvero così male da restare fuori dall’assemblea, a un ipotetico governo CDU non resterebbe che la scelta fra la padella e la brace: allearsi con AfD, e quindi disintegrare il più formidabile tabù della politica tedesca degli ultimi dieci anni, o allearsi con il BSW, il che però potrebbe anche non bastare numericamente. Kretschmer si trova dunque nella posizione un po’ paradossale di fare in qualche modo il tifo per la SPD, insieme a cui governa: se i socialdemocratici riuscissero a superare la soglia del 5%, potrebbero risultare decisivi per formare un governo che tenga AfD ancora a distanza di sicurezza.
La SPD si trova in una situazione complicata anche nel terzo Land di questa tornata elettorale, l’unico dei tre in cui governa: il Brandeburgo, retto da una coalizione Kenia (cioè SPD, CDU e Grünen, i cui colori richiamano appunto la bandiera del paese africano) guidata da Dietmar Woidke. I socialdemocratici qui se la giocano con la CDU per il secondo posto, risultato che potrebbe rivelarsi molto prezioso, visto che offrirebbe la possibilità di guidare un nuovo governo con dentro il BSW al posto dei Grünen, a rischio – come la Linke – di restare fuori dal Landtag. Un po’ come per Ramelow in Turingia, il problema grosso per Woidke è il partito in cui milita. La SPD a livello nazionale si ritrova a un catastrofico 16%, con un Cancelliere la cui popolarità è in crollo alla guida di un governo di cui ormai tutti, partiti della maggioranza in testa, si sono ormai stancati, preda com’è di scontri interni e continue discussioni. E il fatto che Woidke abbia espressamente chiesto a Olaf Scholz di non farsi vedere da quelle parti durante la campagna elettorale è un segnale piuttosto significativo.
Dopo questa panoramica generale, però, vale la pena soffermarsi su un paio di motivi specifici per cui queste elezioni saranno così importanti. Cominciando dall’elefante nella stanza, cioè appunto AfD.
AfD a Est è già primo partito. Lo si poteva intuire dopo le elezioni del 2021, quando il partito fece incetta di mandati diretti in Sassonia e in Turingia, risultando già allora in testa, e la conferma si è avuta alle scorse Europee, la cui mappa del voto mostra nella parte orientale del Paese un omogeneo blocco azzurro, con la eccezione di Berlino.
Vincere le elezioni locali, però, è un ulteriore salto di qualità: significa che il primato è certificato, nero su bianco, non in discussione. E poco importa se non si trasformerà in incarichi di governo: anzi, in quel caso gli alternativi avranno gioco facile a interpretare una volta di più il ruolo della vittima, estromessi da un potere che si sono guadagnati nelle urne da “manovre di palazzo” degli altri partiti che, pur di non rinunciare alla poltrona, sono pronti a dar vita a coalizioni contronatura pur di tenerli fuori.
Al netto della prevedibile retorica di AfD, però, la questione è sempre più reale. I partiti tedeschi continuano strenuamente a restare fedeli al Brandmauer, il “muro di contenimento” che esclude ogni forma di collaborazione con AfD. Ma si tratta di una posizione ancora sostenibile, quando quelli vincono le elezioni prendendo il 30%? Qual è il confine fra la difesa della democrazia da suoi “nemici” e l’ignorare il mandato elettorale espresso dalle urne?
A livello politico, istituzionale e probabilmente anche giuridico/legale la Germania ha scelto, ormai da diversi anni e più volte, di rimandare la risposta a un altro momento. Dal 2 settembre, però, potrebbe non essere più possibile rimandare ancora.
L’altro punto rilevante riguarda Sahra Wagenknecht, che potrebbe realizzare una specie di capolavoro politico: in nove mesi passare dalla fondazione di un partito al suo ingresso in due se non tre governi regionali. Il Bündnis Sahra Wagenknecht è sicuro di entrare trionfalmente in tutti e tre i Landtag, e di farlo come elemento chiave in funzione anti-AfD: della Sassonia si è già detto, ma anche in Turingia e in Brandeburgo includere il partito nelle coalizioni di governo potrebbe essere una scelta obbligata per tenere fuori AfD. Tanto che nessuno, né dalle parti della CDU né da quelle della SPD, esclude un accordo.
Sahra Wagenknecht
Due cose sono tuttavia da tenere a mente.
In primo luogo, vista così sembrerebbe confermata quella che molti profetizzavano essere l’autentica funzione del Bündnis, cioè arrestare l’ascesa di AfD. Numericamente la questione è un po’ più sfumata, e dipende molto da circostanze locali. Se confrontiamo gli ultimi sondaggi con le rilevazioni di fine 2023 o inizio 2024, in cui il BSW non era presente, notiamo che ad esempio in Turingia la vittima principale del movimento è la Linke, passata dal 27% a fine 2023 al 16% di oggi, mentre AfD perde 6 punti e mezzo. In Sassonia, invece, AfD cala di 5 punti, tanti quanti ne perde la voce “Altri” rispetto ai sondaggi di inizio gennaio – con in più perdite di 2-3 punti percentuali anche per Grünen, CDU, Linke. Un’erosione sicuramente c’è, ma è probabile che sia meno univoca di quanto sembra – e naturalmente stiamo anche guardando ai dati in maniera grezza, riconducendo tutte le variazioni alle crescenti percentuali del BSW.
L’altro punto riguarda invece il contenuto più propriamente politico. Il Bündnis potrebbe rivelarsi un’arma utile contro AfD, dal punto di vista numerico; ma da quello politico? Le vicinanze fra i due movimenti non sono una novità, ed eventuali trattative per la formazione di un governo potrebbero portare gli altri partiti a dover accettare compromessi che, sotto sotto, ad AfD non dispiacerebbero. Un antipasto potremmo averlo sotto gli occhi già in questi giorni: nella discussione sul budget federale per il 2025, un nuovo punto di tensione è emerso riguardo alle spese militari e agli aiuti all’Ucraina, e una nuova possibile linea di scontro vede da un lato Boris Pistorius, il Ministro della Difesa SPD autore di una ricca “lista della spesa” che include anche il materiale necessario a coprire quanto inviato a Kiev, e dall’altro Christian Lindner, il Ministro delle Finanze FDP i cui cordoni della borsa si stringono sempre più in nome dello Schuldenbremse, il “freno al debito” a cui nessuno vuole davvero rinunciare. A farne le spese potrebbe esserne proprio il sostegno militare che la Germania ha finora dato all’Ucraina, un’eventualità che a Sahra Wagenknecht – così come ad AfD – farebbe certamente piacere.
Rivolgendo lo sguardo alle elezioni a Est, la domanda diventa allora: per corteggiare il BSW o includerlo nelle coalizioni di governo, cosa sono disposti gli altri partiti ad accettare, soprattutto su questioni e temi in cui la vicinanza fra BSW e AfD è pressoché totale?
Una domanda che, a pensarci bene, non vale solo per questo voto locale. Sarà utile tenerla a mente anche fra un anno, quando la Germania andrà a votare per le elezioni politiche.
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