Chissà cosa diranno, ora che il Coronavirus è evidentemente sbarcato in Italia e ha già prodotto un focolaio in Lombardia con due morti e numerosi contagiati che non avevano mai messo piede in Cina, quelli che predicavano contro il razzismo anticinese e l’eccesso di allarmismo.
Continueranno a minimizzare il problema, magari andando a cenare in un ristorante cinese come ha fatto il sindaco di Milano Beppe Sala, per dimostrare ai suoi cittadini paranoici che non c’è da avere paura? Oppure se la prenderanno ancora con il virologo di fama mondiale Roberto Burioni, insultandolo e chiamandolo “fascio-leghista” – è il caso del presidente della Toscana Enrico Rossi -, perché disse subito che, per evitare la diffusione del contagio, bisognava mettere in quarantena tutti quelli che venivano dalla Cina?
Eh sì, perché per i soliti pensatori politicamente corretti, con in testa il nostro ministro della Sanità Roberto Speranza, nel mondo non c’era un allarme epidemia da Covid-19, ma il pericolo di una nuova ondata di razzismo e di xenofobia; e magari anche di fascismo, visto che ci siamo.
Tanto è vero che quando i governatori delle regioni del Nord si erano azzardati a scrivere una lettera al capo del governo, suggerendo di tenere i bambini che arrivavano dalla Cina – cinesi o italiani che fossero – lontani dalle scuole almeno per un paio di settimane, così come gli scienziati suggerivano, i benpensanti progressisti hanno gridato scandalizzati contro di loro, naturalmente chiamandoli xenofobi. E, di conseguenza, Conte e il ministro Speranza hanno inventato la formula della quarantena su base volontaria: praticamente una barzelletta che purtroppo non fa più ridere, visto come poi sono andate le cose.
E se qualcuno ancora oggi avesse un dubbio, magari di carattere legale, circa l’oportunità di una misura drastica come quella della quarantena, legga le parole del professor Burioni: “Da un mese e mezzo ripeto che per bloccare la circolazione del virus è indispensabile mettere in quarantena chi torna dalla Cina e chi ha avuto contatti con persone infettate” (La Nazione, 22 febbraio).
La politica, dunque, faccia un passo indietro, soprattutto perché finora si è dimostrata incapace di affrontare il fenomeno; e lasci prendere le decisioni agli scienziati. Ma non sarà facile che alla scienza venga riconosciuto il ruolo che le spetta quantomeno in questo momento di grave emergenza. Lo sappiamo bene che l’Italia è il paese dove ancora circolano idee antiscientifiche ed esiste persino un movimento contro i vaccini. Purtroppo, quelli che processarono Galileo nel XVII secolo hanno lasciato una nefasta eredità culturale, che è stata raccolta anche da chi considera Roberto Burioni un pericoloso fascio-leghista.
Una postilla: in Italia, il noto fisico Franco Prodi, che ha smontato con dati empirici la teoria “gretina” dei cambiamenti climatici, si è salvato da accuse infamanti ma politically correct solo grazie al fatto di essere il fratello di un certo Romano.
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