Era appena finito, in Senato, il dibattito sull’informativa del Presidente del Consiglio Conte, su quello che è stato definito Russiagate, che il presidente del gruppo PD, Marcucci, ha annunciato la presentazione da parte del suo partito di una mozione di sfiducia individuale al ministro Salvini. Le motivazioni in una dichiarazione del segretario democratico Zingaretti “Abbiamo atteso giorni che qualcuno del governo venisse nelle sedi parlamentari a spiegare cosa è accaduto in Russia su presunte tangenti trattate da personaggi legati al ministro dell’interno…oggi il Presidente Conte non ha detto praticamente nulla, anzi ha ammesso che dal ministro dell’interno non ha avuto alcun dato o informazione…per questo presenteremo una mozione di sfiducia contro un ministro che sta scappando dai suoi doveri”.
Con la mossa decisa dal PD si è di fatto praticamente sanata la frattura fra chi, all’interno del partito, aveva da subito richiesto la presentazione della mozione di sfiducia e chi, invece, temeva che la mozione avesse il solo effetto pratico di ricompattare la maggioranza.
L’andamento della discussione in Senato, con l’uscita dall’aula del gruppo dei 5Stelle e l’attacco a Salvini del senatore grillino Patuanelli, sono lì a dimostrare come fosse giusta la prima tesi, cosa che al termine del dibattito è stata poi di fatto riconosciuta da tutti.
La vera ragione dell’opportunità della mozione di sfiducia non era e non è infatti quella di far cadere il governo. Nessuno spera in un esito tanto positivo. E’ vero infatti che le mozioni di sfiducia compattano la maggioranza che si chiude a riccio, cosa tanto più vera di fronte a questo tipo di maggioranza dove la componente grillina ingolla tutto pur di non correre il rischio di tornare a votare. Lo scopo era ed è un altro. Quello di mettere in difficoltà i 5Stelle obbligandoli a votare per salvare, per la seconda volta, Salvini. E quanto il dover votare per Salvini costi ai 5Stelle lo dimostra il loro comportamento di oggi. E nel suo brevissimo intervento Patuanelli lo ha di fatto ammesso dicendo chiaramente che il suo gruppo non ha condiviso l’assenza in aula di Salvini. L’effetto sull’elettorato, che non ha posti e prebende da difendere, sarà ancora più esplosivo. Se poi, cosa estremamente difficile, la mozione ottenesse l’effetto sperato, ancora meglio.
Non va comunque sottovalutato il risultato di mettere ancora più in difficoltà l’elettorato grillino, già duramente provato dalle promesse mancate su TAP, ILVA e TAV.
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