Mario Draghi ha terminato il suo intervento al Senato due settimane fa sulla fiducia chiedendo ai senatori: “Siete pronti ad andare avanti”?
La storia dei voti espressi ha risposto di No.
Non tutti, perché chi ha risposto (e votato) Si c’è stato. Chi ha votato No, chi si è astenuto, chi non ha votato quel giorno, ovvero 5 stelle, forza Italia e lega, non sono credibili se in campagna elettorale racconteranno di aver aiutato l’Italia, sostenendo il governo guidato da uno degli italiani più stimati nel mondo.
Subito dopo la fine improvvisa del governo Draghi, e’ emersa la domanda: chi vuole proseguire “l’agenda Draghi”?
Non certo Conte e i 5 stelle che il governo Draghi lo hanno prima indebolito e poi mandato a casa.
Non certo i sovranisti urlatori di Meloni e Salvini che la fiducia non l’hanno mai votata: Meloni, e non l’hanno votata nel momento cruciale: Salvini.
Non certo Forza Italia, che dopo aver chiesto per decenni la rivoluzione liberale, si trova a rimorchio dei sovranisti, e nel momento cruciale la fiducia a Draghi non l’ha data.
L”agenda Draghi la poteva rivendicare il Pd che nonostante abbia tentato in tutti i modi l’alleanza con Conte (punto di riferimento importantissimo dei progressisti), aveva detto di voler fare una grande alleanza riformista non deludendo quanto fatto in questi 18 mesi di governo. Peccato che poco dopo il Pd ha deciso di creare una coalizione, più simile ad un’armata brancaleone con dentro tutti, ma proprio tutti, che ad un’alleanza riformista. Tanto che adesso neppure il Pd può avere le carte in regola per dire “ci pensiamo noi a proseguire l’agenda Draghi”.
Una agenda che era nel DNA di Azione. Era. Perché quando fai un accordo elettorale con il Pd, Sinistra Italiana (quelli che hanno votato contro la fiducia a Draghi per 55 volte), i Verdi del no a infrastrutture fondamentali, i fuoriusciti dei 5 stelle compreso Gigi Di Maio, quello che andava ad incontrare i gilet gialli in Francia e che si affacciava al balcone di Chigi grifando: “abbiamo abolito la povertà”. Ecco dopo tutto questo, può Azione rappresentare l’agenda Draghi? No.
Italia Viva può, lo farà e lo farà a testa alta.
Non siamo stati, e non siamo, tutti la stessa cosa.
Chi, come tanti commentatori (compreso Giancarlo Magni su queste pagine), afferma:
“la scelta di Calenda e Bonino affossa la possibilità di un terzo polo che non si limiti a fare testimonianza”, non dice la verità. Mi spiego meglio: dice la verità quando afferma che Calenda e Bonino non hanno avuto volontà e coraggio, ma non è vero che il “terzo polo” non ci sarà. Chi non vuole dare fiducia e il voto a sovranisti e populisti una possibilità ce l’ha. Chi non vuole votare semplicemente perché: “altrimenti vince l’altro” una possibilità ce l’ha. Chi non ha paura di dire che l’Italia ha bisogno di scelte, di idee e di coraggio un’alternativa ce l’ha. Chi non vuole votare “turandosi il naso”, ma anche chiudendosi gli occhi, un’alternativa ce l’ha.
Che questa alternativa coraggiosa, abbia una possibilità e non sia una “testimonianza”, non dipende solo da chi scrive o da chi si candida, ma da chi legge e andrà a votare.
Luigi Martano
In bocca al lupo Renzi. Il mio sostegno ci sarà sempre