Con il capogruppo del PD al Senato iniziamo una serie di interviste ad esponenti politici, sia sul quadro politico nazionale che sulle prossime elezioni regionali.
La maggioranza giallorossa ha quasi un anno di vita. Fino ad oggi è riuscita a compattarsi “contro”, prima contro Salvi poi contro il Covid ma entra in fibrillazione quando si tratta di fare una politica “per”. Può durare una situazione del genere a fronte dell’esigenza del rilancio del Paese?
Contesto la domanda, il governo Conte ha subito la più grave crisi del Paese degli ultimi decenni, ha messo in campo risorse economiche eccezionali e con altri partner nazionali, ha convinto l’Europa a varare una manovra senza precedenti. A me non sembra poco.
Un esempio classico di questo stallo è rappresentato dal MES. Che ci sia il problema di rilanciare la sanità è riconosciuto da tutti. Come si può superare il NO ideologico dei 5Stelle?
Si supererà, io sono certo e sono altrettanto certo che L’Italia userà il prestito del Mes per la sua sanità.
Se cade questa maggioranza c’è spazio in Parlamento per nuove alleanze o c’è solo il voto?
Come sa, in caso di crisi, l’attore protagonista è il Capo dello Stato, cosa possa pensare io, non è di alcuna rilevanza.
A settembre insieme alle regionali c’è il voto sul taglio dei parlamentari. Il PD aveva condizionato il suo SI ad una riforma preventiva della legge elettorale. I tempi però stringono e anche in questo la maggioranza non è compatta.
Sono stato un fervente sostenitore del referendum promosso dal governo Renzi, che naturalmente ci avrebbe portato ad un monocameralismo di fatto, e ad un equilibrio maggiore tra i poteri. Voglio dire che il taglio dei parlamentari comunque non è un tema che mi scandalizza. Abbiamo già messo mano ai regolamenti parlamentari, e confido nel fatto che anche la legge elettorale sarà cambiata.
Ai tempi del centrosinistra la DC chiedeva al PSI l’omogeneità delle alleanze fra centro e periferia. Ora la stessa cosa la sta facendo il PD nei confronti dei 5Stelle. Condivide questa posizione?
A dire il vero l’omogeneità non riuscì neanche alla Democrazia Cristiana, si ricorderà certamente il fatto che il Pci nelle giunte rosse governava con il Psi, che invece era al governo. Voglio dire che le coalizioni regionali si formano sul territorio, su temi locali. Se a settembre non ci saranno ovunque alleanze Pd/5 stelle, non mi dispererei.
Sono passati 20 anni dalla morte di Craxi, leader del PSI, e 10 dalla scomparsa di Cariglia, uno degli ultimi segretari del PSDI. Due leader riformisti che sia pure su posizioni differenti hanno cercato di compattare l’area riformista e laica. Un recente volume di Simone Visciola, edito da Marsilio, ricordando l’esperienza di Cariglia e del movimento socialista ha parlato di “Alternativa impossibile”. Le cose stanno ancora così o il PD potrebbe essere il perno centrale di una alleanza di questo tipo, riformista e europeista?
Io credo che oggi, il Pd sia il perno del governo, ed abbia senso, come comunità di persone, solo con una chiara identità riformista. Lo ha detto il presidente Bonaccini nei giorni scorsi, ed io Sono totalmente d’accordo con lui.
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