Samuel P. era un professore di storia in un liceo nei dintorni di Parigi. Da quello che ho letto sui giornali, insegnava anche educazione civica; e questo non è un fatto secondario, anzi spiega perché è stato ammazzato e decapitato da un ragazzo di 18 anni di origine cecena.
Nella sua classe, infatti, aveva tenuto delle lezioni sulla libertà di espressione, che è forse il principio fondamentale su cui si reggono le società liberali, sorte in Europa in seguito alla diffusione dell’Illuminismo.
Questa non è certo l’occasione giusta per fare una disamina delle teorie e delle idee che gli illuministi propagandarono attraverso i loro scritti a partire dalla fine del XVII secolo fino alla metà del XVIII. Vorrei citare solo un paio di libri che hanno segnato la storia della civiltà occidentale: “Lettera sulla tolleranza” di Jhon Locke (1689) e ” Trattato sulla tolleranza” di Voltaire (1763).
Ecco: grazie a questi due filosofi, che avevano assistito con i loro occhi alle guerre di religione e ai massacri compiuti in nome della fede, le nazioni europee iniziarono ad abbandonare definitivamente l’idea che si potesse combattere, imprigionare e torturare altri uomini a causa della loro diversa fede religiosa; e così, prima grazie ad alcuni sovrani illuminati come Federico II di Prussia e l’imperatore asburgico Giuseppe II, poi nelle Costituzioni liberali dell’Ottocento, venne sancito il diritto alla libertà di culto.
Immagino che il prof Samuel P. insegnasse questa storia ai suoi studenti, per arrivare poi a spiegare che nelle nostre società, insieme alla libertà di religione, esiste anche la libertà di esprimere le proprie idee di carattere politico (che è il fondamento della democrazia) e, di conseguenza, il diritto di critica (che è il sale della democrazia) e persino il diritto di satira (che è un modo divertente di criticare i potenti).
Durante una delle sue ultime lezioni, Samuel aveva portato in classe le famose vignette satiriche di Charlie Hebdo che ruotano intorno alla figura di Maometto, il profeta dell’Islam; sicuramente mostrandole come esempio di libertà di espressione in una società aperta come quella francese e, suppongo, ricordando il martirio dei giornalisti e dei disegnatori della rivista massacrati il 7 gennaio 2015 da un gruppo di terroristi islamici.
Il professore aveva dunque tenuto una lezione di educazione civica di altissimo valore culturale e morale. Perché soprattutto a questo dovrebbe servire l’educazione civica nelle scuole: insegnare che il principio della libertà di espressione è il nostro bene supremo e che va difeso ad ogni costo, anche rischiando di esporsi alla reazione dei fanatici.
Com’è noto, il mio coraggioso collega francese, in seguito alle sue lezioni di storia e di educazione civica, è stato barbaramente ammazzato da un giovane fondamentalista islamico che, dopo averlo pugnalato, lo ha anche decapitato e ha pubblicato la foto del suo capo mozzato su un social.
Samuel P. è morto da eroe della libertà di espressione. Era vissuto da insegnante.
E’ per questo che oggi, con orgoglio e dolore, dico: Je suis enseignant.
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