Tutto da leggere il duello virtuale tra Carlo Calenda e il nostro Federico Oggian che costringe a pensare coloro – io tra questi – che assistono sbigottiti alla bassezza dell’azione di governo e, insieme, a quella ancor più miserevole della destra di opposizione. E che, ad ogni comunicazione dei sondaggi sulle intenzioni di voto, si chiedono se i loro concittadini sono sani di mente. Come sia possibile che Salvini goda del 25% di consensi, la Meloni e i cinquestelle il 15% e, diciamolo.. si interrogano perplessi pure sul 20% di cui è accreditato un PD mai così inconcludente.
L’articolo di Federico Oggian, come sempre dotto e ricco di riferimenti, È il momento di uscire dalle ZTL. Anche quelle mentalihttps://www.soloriformisti.it/uscire-dalle-ztl-mentali/ pubblicato da SoloRiformisti lo scorso 28 novembre, prende spunto dall’intervento video il Grande Pantano https://www.youtube.com/watch?v=-BIaQZ7AoeM&feature=youtu.be di Carlo Calenda in cui il leader di Azione dà voce (molto efficacemente) a questo preciso sentimento di stupefatta costernazione. Perplessità, quelle di Calenda, che sottoscrivo integralmente (e non credo di essere il solo) assieme alla sua sconsolata constatazione: la maggior parte dei nostri connazionali esprime le proprie preferenze politiche in modo del tutto irrazionale. Ma è proprio su questo punto che Federico si inserisce per insinuare qualche dubbio. Non tanto sul “merito” – con tutta evidenza anch’egli condivide le perplessità dell’europarlamentare – quanto su una questione di approccio e di metodo. Federico pone due obiezioni.
La prima: va preso serenamente atto che il comportamento umano, nelle scelte politiche, è tutt’altro che razionale e da qui bisogna partire, inutile prendersela con i cittadini che non agiscono razionalmente, meglio capire come prenderli per il verso giusto. i cittadini vanno convinti a livello emozionale. Più πάθος e meno λόγος insomma. I cittadini vanno convinti con l’empatia, con l’intelligenza emotiva, con la capacità di farli sentire bene.
La seconda (questa rivolta in generale ai progressisti) è quella di essere vittima della ormai celebre “sindrome da ZTL” ovvero di essersi rinchiusi in una turris eburnea radical-chic non solo sociale (cioè rappresentare solo classi garantite e quindi oggi soprattutto privilegiate) ma anche “mentale”, vestita di disprezzo per chi non è acculturato e intellettualmente sofisticato.
Entrambe le osservazioni di Federico sono fondate. Tuttavia, nessuna delle due mi pare convincente per spiegare la straniante situazione che Calenda denuncia.
È scontato e ovvio che, nella società contemporanea il consenso lo si conquista con il carisma, la simpatia personale, la capacità di proporre una narrazione coinvolgente anche a chi alla politica non dedica un minuto della propria giornata. I passati successi di Berlusconi e di Renzi si sono certamente fondati su una eccezionale capacità di fascinazione dei protagonisti. Ma.. oggi, c’è davvero sulla scena un leader carismatico? Forse che Zingaretti, Conte, Di Maio, Di Battista, Salvini o Meloni sono, dal punto di vista del carisma, meglio di un Calenda? Diciamo la verità: oggi non c’è nell’offerta politica una personalità debordante tale da procurare voti sulla base di una delega di fiducia alla persona. E meno che meno una che fondi il suo carisma sulla capacità di “farti sentire bene”: semmai, per quanto riguarda Salvini, tutto il contrario ovvero sulla capacità di esaltare rabbia e paure. Quindi, Federico, no: se Calenda ha il 3% e Zingaretti il 20% e Salvini il 25% non è una questione di carisma.
(Questo articolo è pubblicato dalla rivista on line Luminosi giorni. Chi vuole proseguire la lettura può andare al sito: www.luminosigiorni.it)
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