Il ministro della Salute Roberto Speranza mi ricorda il Grande Inquisitore nei Fratelli Karamazov: nonostante che il primo abbia poco più di una quarantina d’anni e il secondo viene descritto come un novantenne, hanno molto in comune.
Nel capolavoro di Dostoevskij l’Inquisitore si trova dinanzi a Gesù Cristo tornato nella Siviglia del XVI secolo; ma lasciamo da parte le implicazioni di carattere teologico, e concentriamoci sul tema vero del famoso racconto: il rapporto tra il potere e la libertà.
Ebbene, l’Inquisitore condanna apertamente il principio cristiano del libero arbitrio, perché secondo lui la libertà è un fardello troppo pesante che il genere umano non risce a sopportare; mentre farsi guidare e comandare corrisponderebbe all’autentica e naturale aspirazione degli uomini.
Gli uomini hanno bisogno soprattutto di essere sfamati: per questo Gesù sbagliava quando sosteneva che “non di solo pane vive l’uomo”(Matteo 4,4 e Luca 4,4). A che serve dunque la libertà, se non a vivere nel tormento e nel dubbio continui?
L’Inquisitore dostoevskiano fa arrestare Cristo e, in un primo momento, decide di mandarlo al rogo per toglierlo di mezzo. Ma alla fine, dopo che il Messia lo ha inaspettatamente baciato sulle labbra, cambia idea e gli dice di sparire.
Inutile specificare che su questo racconto, che qui ho molto semplificato, sono state scritte pagine e pagine da parte di filosofi, teologi e storici della letteratura per cercare di interpretare i possibili significati di questa inquietante e affascinante allegoria.
Ora ci limitiamo a rilevare che l’ideologia che sta alla base dell’ordinanza del ministro della Salute del 28 aprile – con la quale si proroga fino al 15 giugno 2022 l’uso obbligatorio delle mascherine nei teatri, nei mezzi di trasporto, negli ospedali e nelle scuole – è sostanzialmente dello stesso tipo appartenente al Grande Inquisitore: autoritario o, come direbbe il compianto Antonio Pennacchi, fascio-comunista.
Non che non fossero giustificate in passato misure simili e persino più dure quali l’obbligo vaccinale per certe categorie e il green-pass per tutti: ma allora vi era una oggettiva emergenza sanitaria per cui, in sintonia con il dettato costituzionale, era consentito e persino doveroso limitare la sfera delle libertà indviduali.
Ma poi l’emergenza covid è finita: infatti ci è stata indicata per questo la data del 31 marzo 2022.
Tutti noi ci aspettavamo di riprendere la vita normale, visto che i contagi non causano più morti o malattie gravi, grazie al numero elevatissimo di vaccinati. E invece, che ti combina il ministro bersaniano-talebano della Salute Pubblica?
Contrordine compagni: l’emergenza non è finita, avevamo scherzato: fino al 15 giugno le mascherine restano obbligatorie al cinema, ospedale, teatro, bus, treno e scuola. E negli altri luoghi di lavoro? La mascherina non è obbligatoria, ma se la portate è meglio.
Allora l’emergenza continua: vi ricordate “Senza fine”, la canzone di Gino Paoli e Ornella Vanoni? Più o meno così.
Il ministro bersaniano-talebano Speranza proprio non ce la fa a lasciarci liberi, è più forte di lui. Per lui, come per il Grande Inquisitore, la libertà fa male; gli uomini, invece, hanno bisogno di essere guidati, protetti, sfamati e, possibilmente, mascherati.
A questo punto non mi resta che fare un appello ai miei (ex ) studenti: ragazzi e ragazze che negli anni passati avete scioperato e occupato la scuola per delle autentiche minchiate che qui non sto ad elencare; adesso ce l’avete un motivo valido per ribellarvi e io mi auguro, anzi vi invito a ribellarvi contro questo obbligo insensato e fascio-comunista di portare le mascherine fino alla fine dell’anno scolastico. Scioperate, oppure entrate in classe senza mascherine e, se qualcuno prova a cacciarvi, chiamate i Carabinieri: rivendicate il vostro diritto all’istruzione e, come stabilisce la Dichiarazione d’Indipendenza del 4 luglio 1776, persino alla ricerca della felicità.
Perché l’Inquisitore ha torto e Gesù ha ragione: non in pane solo vivet homo.
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