C’è un dato sulle elezioni in Emilia-Romagna che dovrebbe far riflettere il centrodestra, e non è quello di non avere conquistato la Regione. Perdere rientra nell’ordine naturale delle cose, tanto più in una realtà come quella emiliano-romagnola. Il dato davvero importante è che lo spread, a risultato acquisito, è calato di quasi venti punti. I mercati insomma, visto il significato politico nazionale di cui Salvini aveva caricato il voto, hanno valutato positivamente che non vi siano ripercussioni a livello nazionale. Il giudizio prescinde dalla valutazione delle politiche dell’esecutivo, viene premiata la permanenza in carica di un governo che, nonostante la presenza dei 5Stelle, ha smesso di attaccare l’euro e l’Europa. Una vittoria della Lega sarebbe stata considerata come un pericolo per l’Europa e per la stabilità dei conti. La stessa cosa era successa nel passaggio da una maggioranza Lega-5Stelle ad una PD-5Stelle.
Questo significa che il centrodestra a trazione Lega modello Salvini è visto come un pericolo. La cosa, indipendentemente dal giudizio che ne possiamo dare, è un fatto incontrovertibile che avrebbe ripercussioni molto pratiche. Se sale lo spread sale il costo del debito e il già difficile equilibrio dei conti pubblici sarebbe a rischio. Tanto più che la Lega modello Salvini ha sposato in pieno una visione economica statalista e assistenzialista. L’assurdità, logica, politica ed economica, di Quota100 è lì a dimostrarlo.
L’assistenzialismo e l’incremento del costo del debito sono un mix esplosivo che, oltre a causare una forte crisi economica sul piano interno, metterebbe a rischio tutto l’edificio europeo.
Tradotto, significa che il centro destra a trazione Salvini può vincere le elezioni ma una volta al governo non potrebbe governare perché nel giro di pochi mesi sarebbe travolto da una fortissima crisi.
Che su questo stato di cose, nel centrodestra, non si apra una riflessione meraviglia soprattutto per due motivi. Uno riguarda Forza Italia e l’altro la Lega. L’atteggiamento di Forza Italia non si capisce, almeno che non si parte dal presupposto che questo partito pensi esclusivamente alla sua sopravvivenza, sempre più a rischio, e non agli interessi del Paese. Forza Italia nasce e vorrebbe essere, almeno a parole, espressione di una posizione politica di marca liberale. Il liberalismo copre una vasta gamma di posizioni ma nessuna, proprio nessuna, ha niente a che vedere con le idee e con i comportamenti di Salvini. Davvero in quel partito c’è chi pensa che una volta al governo Salvini cambierebbe registro? Del tutto improbabile, non solo perché Salvini al governo l’abbiamo già visto ma anche perché in politica i numeri hanno una loro forza cogente e Salvini attualmente ha dalle quattro alle cinque volte i voti di Forza Italia. Grosso modo lo stesso discorso vale per la Lega. La forza e la base elettorale di questo partito sono nel Nord del Paese, i suoi elettori sono artigiani e piccoli imprenditori che vedono come il fumo negli occhi l’assistenzialismo e lo statalismo di Salvini, così come non condividono, se non altro per interesse, una politica antieuropea. Quanto ancora sopporteranno, insieme a Giorgetti, questa deriva del tutto innaturale?
Ecco perché il voto dell’Emilia-Romagna e le sue conseguenze potrebbero aprire una falla nell’ascesa di Salvini. Il progetto di società che porta avanti il leader leghista non è quello di almeno un terzo degli elettori che ancora votano la coalizione di centrodestra. Se questa fetta di elettorato ne prende consapevolezza si potrebbero rimescolare le carte di tutti gli schieramenti politici. Con grande beneficio per il Paese.
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