Firenze com’è: l’immagine è quella di una città schiacciata dal peso di un turismo senza qualità che produce degrado nel centro storico e mancanza di sicurezza per i residenti, sfregiandone l’immagine e offuscando le realtà positive che sono attive nella città.
Le prossime elezioni comunali appaiono importanti non solo sul piano locale ma come test nazionale, e condizionate dalla scelta del nuovo candidato delle forze che governano ininterrottamente la città da trent’anni: Su questi temi abbiamo rivolto alcune domande a Carlo Fusaro, fiorentino, giurista, docente all’Università di Firenze
Prima di parlare del nuovo Sindaco, cosa pensi dell’ipotesi di un eventuale terzo mandato? Non mi paiono brillanti i risultati di questo secondo mandato (si era esaurito l’effetto Renzi del primo), si sono inseguiti i problemi a seconda degli accadimenti, non c’è stata una chiara strategia di lungo periodo per affrontarli, la vanità ha fatto premio sulla responsabilità come mostrano i rapporti direi di invidia col il Direttore degli Uffizi. Insomma il PD potrà anche candidarlo ma Nardella ha esaurito la spinta propulsiva.
La legge per l’elezione dei sindaci (e poi le disposizioni costituzionali e della legge 165/2004 per l’elezione dei presidenti delle Regioni) sono state fra quelle di maggior successo negli ultra quarantennali tentativi di migliorare la governabilità ai diversi livelli. A me parve opportuno nel 1993 prevedere che l’introduzione dell’elezione diretta fosse affiancata dall’introduzione del limite dei due mandati (del resto successivamente attenuato). Non vedo motivi – oggi – per cambiare una cosa che ha dato buoni risultati senza aver creato problemi (tranne gli interessati!): tanto più che la personalizzazione della politica (esaltata ora da come funziona l’informazione) avvantaggia poderosamente chi è già in carica. Non condivido, invece, il giudizio così negativo nei confronti del sindaco Nardella: giudizio che non mi pare giustificato. Allo stesso modo non condivido l’immagine di una città degradata: credo che non sia stata così pulita e ben tenuta a mia memoria. Certo: è molto spesso assai affollata, la pressione dei visitatori è grande, di frequente i tassì non si trovano ed emergono occasionali problemi di sicurezza (peraltro incomparabili con la gran parte delle altre città italiane e straniere),mentre si moltiplicano i maleducati (ospiti e residenti). Ma sono (tranne i tassì) questioni con le quali tutte le grandi destinazioni turistiche da Dubrovnik/Ragusa e Barcellona si arrabattano senza che nessuno pare abbia trovato la formula magica (che forse non c’è!).
Dopo la premessa, tiremm innanz. Tracciamo un profilo di sindaco per Firenze dopo Nardella: quali doti, quali relazioni, quali competenze per misurarsi con una realtà complessa come quella fiorentina?
A me pare che occorrerebbe pensare a chi ha dimostrate capacità di amministratore o amministratrice a livello fiorentino, una certa indipendenza grazie ad autonome capacità professionali, buona notorietà in città, un minimo di carisma e tanta empatia. Io almeno un nome che risponde a queste caratteristiche ce l’avrei.
Come pensano di scegliere, gli attuali dirigenti del PD, il candidato in grado di resistere all’assalto da parte della destra a Palazzo Vecchio? Un candidato espressione dell’attuale maggioranza del PD piuttosto che un candidato espressione della società fiorentina: ricordo la scelta di Mario Primicerio nel 1994 prima della venticinquennale stagione di leader locali del partito scelto dai maggiorenti? Esiste un percorso alternativo in grado di mobilitare elettori stanchi e sfiduciati?
Lo statuto del PD e il buon senso dicono che, quando il sindaco uscente non può essere candidato, le primarie (che possono suscitare dubbi quando si deve eleggere “solo” il leader del partito) sono lo strumento più adatto a individuare chi può rivolgersi a tutti gli elettori. Primarie aperte, ovviamente, sia per candidate e candidati sia per gli elettori,
Con quale schieramento si andrà al voto a Firenze: si riproporrà a livello locale la corrispondenza di amorosi sensi tra Schlein e Conte aperta caso mai con aggiunta di strapuntino per Calenda e chiusura netta a Renzi, come chiede Enrico Rossi?
Non deve chiederlo a me. Credo però che, se quella è la proposta dell’ex presidente della Regione, sarebbe un assist micidiale a vantaggio delle opposizioni (avessero una buona candidata).
Non sarebbe nell’interesse della città, una città in evidente stato di sofferenza, una apertura alla ricca trama organizzazioni ed associazioni da quelle datoriali ai sindacati, dal volontariato al terzo settore alla trama di realtà operanti in campo culturale senza una pretesa egemonica della politica tout court? Troppo spesso se n’è fatto uso strumentale, con personalità coinvolte per raccogliere consenso ma scaricate appena si son provate a manifestare disagio e dissenso?
A me pare che tutto si possa dire tranne che le corporazioni (lo dico senza alcuna connotazione negativa) non siano state e non siano sufficienemente coinvolte. Ma è difficile giudicare dall’esterno, e magari mi sbaglio.
Di solito i programmi sono un elenco di buone intenzioni che restano sulla carta: dovesse essere Carlo Fusaro il candidato quali sarebbero le priorità sulla quale impegnarsi per arrivare a concreti risultati e segnare un cambio di passo per Firenze? Per superare la cultura della paura, del NO a prescindere che blocca qualsiasi intervento che alteri la realtà? Per sbloccare una città che vive di rendita.
Aeroporto, continuità e determinazione nel realizzare le nuove linee di tranvia, restauro dello stadio secondo il progetto già varato con riqualificazione della zona Campo di Marte, cura dei quartieri non centrali, investimenti in sicurezza, molte licenze taxi in più (costi quel che costi), misure per incentivare la lunghezza dei soggiorni. Perché, per esempio, non garantire trasporti pubblici gratis e l’ingresso (a pagamento) a Uffizi, Accademia, Bargello e musei comunali a tutti coloro che comprano un certo numero di notti (non sta a me dire quante)?
Una ultima domanda: pare scomparso in questi anni il tema del rapporto tra Firenze e la Toscana, è una questione sorpassata, vecchia o è un tema da recuperare? e se sì, sotto quali aspetti? A Firenze, per le sue élite quello che conta è ciò che avviene all’interno dei viali di circonvallazione, sulle mappe al di fuori di quell’anello sta scritto HIC SUNT LEONES… Mi rattristo a pensare alla città metropolitana, alla integrazione dei territori oggi quando i villici che si recano al lavoro a Firenze con i pullman, il mezzo di trasporto collettivo, vengono fatti sbarcare a Viale Guidoni e caricati sulla tramvia. Tu che fai vita da pendolare, sai cosa comportano queste rotture di carico… ma così facendo, il mezzo privato scorre meglio sui viali…
A costo di deludere il mio interlocutore devo dire che non la vedo così. L’interconnessione modale è una necessità, si tratta di abituarsi. Senza considerare che Scandicci (da tempo), Campi e Sesto (fra poco) sono e saranno collegate con la tranvia fino al cuore della città; e ci arrivano già tutti coloro che vengono in treno. Sono tutte queste linee che devono essere rafforzate e rese sempre più efficienti e affidabili (il vero punto).
Nel rispondere alla seconda domanda lei ha detto che avrebbe il nome di un candidato, posso chiederle di chi si tratta?
Non è un candidato, ma vivaddio una candidata: Cecilia Del Re e secondo me risponde a tutti i requisiti per essere un’ottima candidata e una brava sindaca.
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