Ugo Baldi è AD di Conad Nord Ovest che raggruppa 570 supermercati e superstore in Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Sardegna, Lazio, Emilia, Mantova e Toscana, con 17 mila addetti e 4 miliardi annui di fatturato. Lo abbiamo intervistato sul tema Regioni per conoscere l’opinione di un impreditore che opera sul campo e che vive sulla sua pelle il minore o maggiore funzionamento delle Istituzioni.
Con l’elezione dei Consigli Regionali che si tenne il 7 ed 8 giugno 1970 le Regioni entrarono nelle storia istituzionale italiana, provvedendo subito alla propria fase costituente con l’approvazione degli Statuti.
Sono passati 50 anni: tempi di bilanci: per questo le pongo queste quattro domande.
Quali le motivazioni delle forze politiche che votarono a favore? Quali le preoccupazioni? Ricordo il giudizio di Ugo La Malfa “ «Abbiamo approvato la legge che porterà l’Italia alla rovina»
Nel 1970 ero giovane.. e convinto che fosse una risposta giusta. Il giudizio forte, di bocciatura totale, espresso da La Malfa – lo ricordo bene… perché espresso da un politico che apprezzavo – lo reputai non corretto, che fosse uno sbaglio. Oggi, è sicuramente doveroso, fare qualche riflessione in più. La Malfa aveva sicuramente esagerato….ma ci aveva insinuato un dubbio… che alcune pericolosità ci potessero essere.
La regionalizzazione della sanità ha portato potere e risorse grandi alle regioni (la spesa per la sanità è l’80% dei bilanci): l’esperienza ad oggi cosa ci dice? E’ stato un boccone avvelenato che ha accentuato le differenze nella tutela della salute a livello territoriale? Ha indebolito il principio di solidarietà tra regioni in situazioni di emergenza come quella del tutela virus? Bisogna cambiare, ma come?
Credo a tutte queste cose. La rilettura ci porta effettivamente a consideralo un errore.
In particolare se si pensa alle risorse: alcune Regioni hanno molto, altre hanno di meno.. e con molti problemi da affrontare.
Questo aspetto, non risponde dunque ai Principi Guida Costituzionali.
Un Paese, un territorio, come l’Italia, non con una estensione così grande.. … ha meno motivazioni per una “ federalizzazione” così articolata.
Un momento come quello attuale ha ben palesato i limiti di una organizzazione regionale sui temi della Sanità. Ma anche sui temi della crescita e dello sviluppo.
Sull’essere risposta ai problemi veri del Territorio. Della sanità…
Come non ricordare il ruolo di “cerniera” attuato dai Comuni.
Probabilmente sono proprio i Comuni e le Province, le istituzioni che più possono rispondere alle esigenze del territorio e dei loro cittadini. Magari anche per i Comuni dovremmo riflettere come diminuirli, ..razionalizzarli.
Le Regioni hanno invece mostrato molti limiti, non tutte hanno offerto adeguate risposte.
Uno stato piccolo come il nostro, ha bisogno di risposte univoche, a Nord come a Sud.
Questo stato delle cose, non è riconducibile semplicemente ad errori di gestione; forse è l’impostazione che ha reso nette queste fratture, queste diverse velocità.
Guardando intorno a noi, in altri Paesi…ci sono esperienze di successo di federalismo, ma se le analizziamo, mal “vestono” la situazione Italiana.
Il divario nord – sud si è accresciuto in questi anni: crescita debole al sud, più alta disoccupazione precarietà, ripresa dei flussi migratori più accentuati tra i laureati, sempre più aree sono sotto il controllo della criminalità organizzata: c’è un filo di speranza per una inversione di tendenza? La società civile può imporre una correzione di rotta oppure è una partita persa?
La foto è purtroppo realistica. Il divario è molto profondo. È per questo che auspico risposte forti ed impegnative.
Credo che vista la situazione attuale, si debba inevitabilmente intervenire con decisione. Far prevale quel senso del dovere alla base di tante storie di successo… profondamente italiane!
Non è il momento di “nascondere sotto il tappeto” i problemi profondi.. oggi è il momento delle risposte.. oggi è il momento di entrare a fondo sui problemi. Sta probabilmente transitando.. un ultimo treno…
Con questa urgenza, con questa pressione, è determinante programmare ed agire per grandi priorità.
Avere il coraggio di attivare progetti, costruire scenari a medio lungo-periodo per offrire soluzioni vere.
Molti sono gli esempi, ma basti pensare alla debolezza attuale delle infrastrutture del Paese.
Purtroppo eventi tragici ci danno la misura che si tratta di una situazione realmente drammatica, ferma agli anni sessanta. Anche esperienze importanti come la nostra rete ferroviaria di alta velocità non può dirsi completata.
In primis, intervenire sui problemi forti della criminalità organizzata.
Una lotta netta e forte. Parallelamente, interventi su infrastrutture, imprese e lavoro. Sostenere finanziariamente le imprese, dare ossigeno alla crescita.
Lo dobbiamo alle nuove generazioni, a quai cittadini, e quelle famiglie che con orgoglio hanno messo la bandiera italiana ai loro balconi. Volti fieri della loro onesta ed operosità. Lo dobbiamo a coloro che continuano a fare impresa in territori e contesti difficili. A coloro che quotidianamente con caparbia e senso di responsabilità non hanno lasciato la loro terra alla illegalità.
Se non interveniamo oggi, il divario aumenterà. Il quadro del futuro, se non ripartiamo dai valori, dalla tutela e salvaguardia dei nostri fondamentali, è difficile da prevedere in positivo.
Se a fine 2019 la discussione era centrata sul conflitto per la autonomia rafforzata si è passati oggi, in virtù del gravissimo impatto della pandemia, alla condanna senza appello delle regioni sic e simpliciter. le regioni possono ancora servire per rendere migliore l’Italia, per garantire il futuro dei suoi giovani? E se sì, quali nodi essenziali si devono affrontare?
Con un progetto a lungo termine, potremmo trovare le formule per valorizzare azione ed efficienza operativa delle Regioni. Inquadrare al meglio i compiti tra Comuni, Province e Regioni, semplificando ed ottimizzando processi e procedure, eliminando costose duplicazioni – foriere di burocrazia e disservizi. In un momento così complesso, il fattore tempo ed il corretto impiego delle risorse sono aspetti assolutamente determinante.
Auspico che si intervenga con scelte chiare ed unitarie, con scelte responsabili e veloci nella loro esecuzione che ci consentano di non disperdere risorse e opportunità.
Mi rendo conto che la situazione da affrontare è davvero complessa, reputo però il tempo degli alibi sia terminato. Oggi è importante agire con grande “metodo”, professionalità e senso di responsabilità,
L’auspicio è dunque quello di ripensare velocemente l’organizzazione dello Stato sul territorio, per rendere i suoi strumenti, siano essi Regioni o Province allargate, in grado di dare le opportune risposte alle esigenze, ai bisogni economici e sociali del territorio.
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