Qui lo dico e qui lo ripeto: il 9 giugno vota Renzi, vota Renzi, vota. Renzi. Tanto alle Europee, quanto per eleggere il sindaco di Firenze.
C’ė poco da fare: Matteo Renzi, il monello d’Italia, il più detestato dalla Ditta post-comunista e dai piccoli borghesi del centrodestra, è il meglio fico del bigoncio, il politico più intelligente, più scaltro, più informato, più cosmopolita. Il più democratico
E ora che il generale Vannacci con Matteo Salvini e l’avvocato del superbonus Giuseppi Conti sono chiusi in trappola dai talebani PD di Elly u Ackbar, dai Repubblichini di Elkann-Agnelli e dai media leghisti; ora che la persecuzione giudiziaria si ê dimostrata una congiura scandalosa, Renzi può sfruttare l’effetto vittima rediviva, prima ingiustamente incompresa, ora rivalutata dall’aver visto giusto più volte, sul job act (dio stramaledica l’inglese), sulla riforma costituzionale, su Draghi, sulla necessità di una coalizione centrista contro i populismi di destra e di sinistra.
Troppo entusiasmo? È probabile. D’altra parte quali alternative abbiamo noi cani sciolti liberaldemocratici, delusi da una vita politicamente malvissuta, resi scettici dall’esperienza, ormai piü cinici che idealisti, non piü disposti a tollerare le ambizioni sia dei vecchi cacicchi rotti a tutto, sia dei famelici parvenu di entrambi i sessi.
Renzi ha invece quel tanto di faccia tosta e di sana paraculaggine che ne fanno un oggetto trasparente. Si sa cosa può dare, si sa cosa ci si può aspettare. Non è banale, non è ruffiano, sa tessere le sue tele senza ingordigia, guarda al futuro. Toh, mi voglio rovinare: secondo me è perfino onesto. Basta che stia attento ai duty free.
Lascio perdere gli avversari per l’Europa che sono fin troppo noti. Dico solo che portare Draghi contro Von der Layen è cosa ottima e giusta. Ma dico anche che Calenda è un pirla a essersi sottratto all’alleanza più che naturale col duo Renzi-Bonino.
Ed eccoci a Firenze dove per la poltrona di sindaco sono in corsa quattro candidati, tre donne e un tedesco. La favorita dalla tradizione si chiama Sara Funaro, detta Funerea, fragile creatura del sindaco uscente Dario Nardella, PD ex riformista, ora area Schlein. Il paradosso sta nel fatto che l’antifascismo con cui la sinistra manganella gli avversari ha dovuto organizzare un golpe per candidare la Funerea contro due avversarie interne che chiedevano le primarie. Il che ha indeboliti non poco la coalizione di sinistra.
Comunque, la vincitrice del colpo di stato sembra avere le idee chiare: per prima cosa, se eletta, dice di vuole abbellire l’Arno con un’isola artificiale (risate bipartizan); poi ha promesso che farà lavorare i vigili urbani contro il crimine (qui, davvero, la città intera si è scompisciata); terzo, darà la casa a tutti, piü o meno (boh?); l’ultima, miracolo: moltiplicherà i posti auto, ben diecimila. Dove? Non si sa. Vasto programma.
Il tedesco che la sfida da destra è l’ex direttore dei Uffizi Eike Schmidt, oggi anche italiano. Un bravo manager, però politicamente acerbo. Si presenta da indipendente, ma la coalizione che lo sostiene ha già fatto capire di avere un proprio programma e propri uomini per l’eventuale giunta. Lui, alto, quadrato e sempre sorridente, pare un giuggiolone alle prese con un giocattolo improbabile. Ma non è scemo, ha le sue idee e non vorrà essere tenuto a balia. Intanto ha detto no a Renzi in caso di ballottaggio.
A Renzi ha detto no anche Cecilia del Re, autocandidatasi dopo l’uscita dal PD del golpe. Preferisce correre da sola. Ma al dunque si vedrà. Resta Stefania Saccardi, la front woman lanciata dal ragazzo di Rignano. Ex sinistra DC, avvocato, ha lavorato ai ministeri degli Interni e della Giustizia. Confluita nel PD, è stata vicesindaco di Firenze, più volte assessore, poi vicepresidente della Toscana, assessore regionale alla Sanità, oggi di nuovo vicepresidente. Renzi ha ragione a dire che è di gran lunga la più qualificata aspirante primo sindaco donna di Firenze.
Come va la campagna elettorale? Funerea, il tedesco e del Re scalpitano, girano nei quartieri, promettono e si attaccano a vicenda. Saccardi e Renzi zitti. Lui pensa le europee, lei offre il caffè agli elettori. Nessun proclama, low profile. Per ora. Da lei non mi aspetto prossimi colpi di teatro, ma da Renzi sì. Firenze è la sua base e può contare su un 10-15 per cento di voti. Perciò prima o poi uscirà allo scoperto.
Voglio dire che questo suo silenzio locale mi ricorda certi furboni del ciclismo che in fuga non tirano mai, stanno a ruota facendo faticare gli altri, finché all’ultimo si alzano sui pedali e al traguardo sono primi. Oppure mi fa venire in mente certi campionissimi, Sivori, Platini o Baggio che spesso sembravano dormire in campo. Corricchiavano svogliati e stanchi, per cui il tifoso pensava: oggi non sono in giornata. Poi, però, all’improvviso ecco lo scatto e il dribbling secco: il tiro, gol, partita.
Ecco, il Renzi di questo periodo mi da esattamente queste impressioni. Per ora latita, come le faine. Ma al 9 giugno manca più di un mese. Prima o poi lo vedremo arrivare. Fin qui ha aperto bocca per dire che Saccardi potrebbe arrivare al ballottaggio. Perché no? In questo caso, se la vedrebbe con la Funerea o col tedesco e non ho dubbi a chi andrebbe la poltrona di sindaco. Per questo occorre votare la lista Renzi. È un dovere civico. Non avete sentito? Allora ripeto, come Totò: vota Renzi, vota Renzi, vota Renzi.
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