Putin ha detto non esplicitamente che ricorrerà alle bombe atomiche (solo tattiche?) se non gli si permetterà di vincere in Ucraina. Anche se non ha mai precisato cosa significhi per lui “vincere in Ucraina”, in modo da poter spostare di volta in volta l’asticella nel punto a partire dal quale cantare vittoria. Lascia intendere che egli si sentirà autorizzato a usare atomiche se l’esercito ucraino cercherà di riprendere quelle zone del Donbass che sono state annesse alla Confederazione russa attraverso referendum (questo referendum mi ricorda i fasulli plebisciti risorgimentali per essere annessi al regno di Sardegna nel 1859, 1860…) Ogni attacco in quelle aree “russe” da allora sarà considerato attacco diretto all’integrità della Russia e quindi legittimerà l’impiego di armi atomiche.
Siamo allora sull’orlo del baratro della guerra atomica, della devastazione del pianeta?
Putin intende praticare nei confronti dell’Ucraina e dell’Occidente quello che in inglese si chiama Hobson’s Choice, la scelta di Hobson: quando viene imposta una scelta che in effetti non lo è, dato che l’alternativa è catastrofica. Esempio classico quello del rapinatore: “la borsa o la vita!” La scelta di Putin-Hobson è: “O mi lasciate prendere l’Ucraina, oppure la distruzione nucleare”. Ovvero “Se mi sconfiggete militarmente, userò l’atomica. Muoia Sansone con tutti i Filistei”. E’ solo un millantatore?
Molti dicono che quello di Putin è un bluff: vuol spaventarci tutti per permettergli la vittoria in Ucraina. Ma sa bene che in una guerra atomica il primo paese a essere distrutto sarebbe proprio la Russia, per cui lui dovrebbe essere il primo a spaventarsi. Quindi, non bisogna credergli?
Finora l’operazione successiva al 24 febbraio 2022 ha prodotto solo disastri per la Russia: l’esercito russo ha subito ingenti perdite sia in uomini che in materiali, Putin ha resuscitato in funzione anti-russa una NATO dormiente che si è allargata a Svezia e Finlandia chiudendo tutte le frontiere occidentali della Russia, ha perso i suoi sostenitori in Occidente (come la Lega in Italia e Marine Le Pen in Francia, che non possono più dirsi apertamente putiniane), le sanzioni economiche stanno facendo entrare in recessione l’economia russa e il taglio del gas e del petrolio all’Europa sta togliendo alla Russia il terreno economico sotto i piedi. Putin potrà giustificare gli enormi costi di questa guerra, in termini umani economici e politici, solo se alla fine potrà dire di aver ottenuto qualcosa, se non altro l’annessione di una parte dell’Ucraina. Se non otterrà nemmeno questo, si dovrà aspettare una congiura di palazzo che lo faccia fuori. Anche fisicamente, come lui stesso ha fatto fuori fisicamente oppositori e rivali.
Altri dicono invece: l’escalation della guerra rischia di portare davvero a uno scontro atomico. Perciò bisognava evitare l’escalation sin dall’inizio. Ovvero, in pratica, bisogna accettare il fatto compiuto – la conquista russa dell’Ucraina orientale – così come nel 2014 accettammo il fatto compiuto dell’annessione della Crimea. In pratica: cedere alla prepotenza per evitare non guai peggiori, ma il peggior guaio che possa accadere, la rovina dell’intera umanità. Bisogna prendere sul serio la scelta hobsoniana di Putin, anche perché – dicono – è fuori di senno o quasi, e ai pazzi, come diceva Edoardo de Filippo, bisogna dire sempre di sì. Proprio perché Putin è un paranoico irrazionale, si dice, bisogna essere razionali cedendogli.
Una situazione del genere ricorda un gioco micidiale praticato da adolescenti americani negli anni 1950, reso celebre dal film Rebel Without a Cause con James Dean (di Nicholas Ray, 1955). Era il chicken run, la corsa del pollo (pollo significa ‘vile’). Due auto ognuna con un conducente partono allo stesso tempo dallo stesso punto correndo dritte verso un abisso. I due conducenti dovranno gettarsi fuori dall’auto all’ultimo momento, ma se uno si getta anche un secondo prima dell’altro perderà la partita. Vittoria simbolica e sopravvivenza fisica si intrecciano.
In effetti sono possibili tre risultati: 1) entrambi i conducenti aspettano che sia prima l’altro a gettarsi dall’auto e quindi entrambi si sfracellano nel burrone; (2) solo uno riesce a salvarsi in tempo: allo stesso tempo sopravvive e vince; (3) entrambi si salvano gettandosi fuori, ma allora uno vincerà e l’altro perderà. Se si fa ben caso, sono un po’ i risultati del chicken game ucraino.
1) La Russia bombarda atomicamente l’Ucraina, l’Occidente bombarda atomicamente la Russia, Apocalisse, ambo le parti soccombono. Lose-lose.
2) Per non soccombere l’Ucraina e l’Occidente ammettono de facto la vittoria di Putin, il quale mantiene la parte dell’Ucraina che ha annesso. Win-lose.
3) I russi vengono ricacciati manu militari dall’Ucraina, Putin non ricorre alla bomba atomica, insomma viene sconfitto. Putin soccomberà politicamente e forse anche fisicamente per la sconfitta. Lose-win.
Purtroppo non c’è posto per la soluzione che la narrazione buonista vorrebbe: win-win. L’Occidente ha creduto per decenni a un ordine mondiale basato sul win–win, ma si è risolta in war-war.
Oggi in geopolitica si usa correntemente la teoria matematica dei giochi – il più noto dei quali è il Dilemma del Prigioniero. In questo che chiamerei il Dilemma del Pollo c’è però un fattore radicale, che chiamerei fattore apocalittico.
L’ipotesi che Putin usi le atomiche è presa seriamente in considerazione dagli strateghi occidentali. Anche se si tratta di una possibilità remota, va comunque messa in conto. Improbabile ma non impossibile. Tutto va previsto. La storia è fatta spesso da eventi del tutto improbabili, ai limiti dell’impossibile. Quanto darei per poter assistere alle discussioni nel think tank che certamente consiglia Biden! Come stanno affrontando questo gioco, in cui ne va dell’esistenza stessa dell’umanità?
Il dilemma è simile a quello che dovrebbe affrontare il capo della polizia se un pazzo entrasse in una scuola con indosso chili di tritolo e sequestrasse un centinaio tra bambini e insegnanti perché vuole uccidere tre bambini specifici per ragioni sue deliranti. Vuole ucciderli ma uscire illeso. La polizia circonda la scuola e lui dice al capo: “Lasciatemi uccidere i tre bambini e poi lasciatemi andare. Se cercherete di uccidermi esploderò con tutto il tritolo, così morirà chiunque si trovi nella scuola.” Ecco una situazione in cui il capo della polizia si troverebbe in serio imbarazzo.
Il capo potrebbe concludere che il male minore sia lasciar uccidere i tre bambini e lasciar scappare il terrorista. Questa sarebbe la “soluzione accordi di Monaco” del 1938: Francia e Gran Bretagna lasciarono che Hitler annettesse i Sudeti sperando che questo bastasse a soddisfare il suo appetito. Ma sappiamo col senno di poi che questa soluzione fu la peggiore. Anche nel nostro esempio, il terrorista potrebbe ricominciare il gioco in un’altra scuola nello stesso modo…
Oppure il capo potrebbe ordinare l’assalto al terrorista, con il rischio però di uccidere tantissimi bambini e anche molti poliziotti. Il killer verrebbe eliminato, ma a un costo altissimo. Il dilemma dei paesi occidentali, America in testa (perché credo che solo gli Stati Uniti siano tecnicamente in grado di colpire atomicamente la Russia in modo micidiale come risposta immediata a un attacco nucleare all’Ucraina o altrove) è simile a quello del capo della polizia.
C’è però una differenza essenziale: male che vada, l’irruzione del pazzo nella scuola può provocare la morte di decine o centinaia di persone, ma non di milioni, né dell’umanità intera…. Nel gioco imposto da Putin c’è una possibilità in cui è impossibile rifarsi, nel senso che si rischia la fine di ogni gioco… Ma la radicalità della posta – la sopravvivenza di parte dell’umanità – dovrebbe allora costringerci a piegarci alla prepotenza? Dare insomma a Putin tutto quello che vuole? Questo potrebbe essere, come a Monaco nel 1938, solo un modo per rimandare la catastrofe fatale.
Ammettiamo che l’Occidente ceda, e lasci alla Russia il Donbass e il Sud dell’Ucraina, per evitare la guerra atomica. Questo però non impedirebbe affatto a Putin, qualche anno dopo, di attaccare l’Ucraina intera come cercò di fare nei primi mesi del 2022 e di far fuori il legittimo governo ucraino. Di fatto, quella tra Russia e Occidente diventerebbe una guerra permanente, perché ormai è chiaro che di Putin non ci si può fidare. L’Occidente dovrebbe armare l’Ucraina fino ai denti per anni e anni… né potrebbe impedirle di cercare di riconquistare la parte perduta. Insomma, la guerra guerreggiata potrebbe riesplodere a ogni momento. Inoltre, siccome l’appetito vien mangiando, chi ci potrà allora assicurare che Putin o chi per lui non continui questo gioco con la Georgia, con le repubbliche asiatiche ex-sovietiche…? E poi, siccome lo lasceremmo fare, potrebbe attaccare anche paesi NATO, come i paesi baltici, e magari la Finlandia, e anche la Polonia, la Romania… Il desiderio giustissimo di evitare un Olocausto nucleare renderebbe di fatto Putin invincibile. Col ricatto atomico, potrebbe prendersi tutto ciò che vuole.
Mi chiedo se lo stabilirsi dei tanti dispotismi nel mondo antico e moderno non sia stato effetto di una serie di ricatti di tipo Hobson: “O rinunci alla libertà, o alla vita”. Nella misura in cui pensiamo che la vita sia più importante della libertà, dato che da morti non possiamo essere liberi, siamo sempre a rischio tirannia. Nella storia tanti sono morti per assicurare la libertà a chi sarebbe sopravvissuto, ma la posta cambia se non ci sarebbe (quasi) nessun sopravvissuto a godere di questa libertà.
L’eventualità della distruzione nucleare radicalizza il dilemma degli esseri umani nel corso di tutta la storia: la libertà o la vita?
POSTILLA.
Degli amici, dopo aver letto questo articolo, mi obiettano: “ma allora, cosa proponi di fare?” Si dà per implicito che bisogna dire la verità solo se serve. Se così fosse, non dovremmo elaborare teorie astronomiche, per esempio, perché sulla realtà del cosmo non potremo incidere mai.
Sarei in malafede se cercassi di vendere una soluzione al Dilemma del pollo, perché di fatto non ce l’ho. Mi limito a descrivere il modo in cui coloro che devono trovare la soluzione – gli strateghi che consigliano i leader mondiali – si pongono il problema, secondo me. E anche per mostrare che molte delle soluzioni che vengono proposte dalla pubblicistica sono semplicistiche e non tengono conto di tutte le possibilità del gioco.
Del resto l’umanità si è già trovata in un dilemma simile, nel 1962 con la crisi dei missili a Cuba. Anche là entrò in gioco quel che ho chiamato il fattore apocalittico. Alla fine la partita fu vinta dall’America di Kennedy, ma proprio perché il presidente Kennedy sfidò la possibilità della guerra atomica. In politica, come nella vita individuale, talvolta bisogna sfidare la morte, insomma, essere eroici. Per questa ragione, contrariamente a quel che diceva Bertolt Brecht, per vivere con dignità i paesi avranno sempre bisogno di eroi.
(questo articolo, con il consenso dell’atore, è ripreso dal sito www.leparoleelecose.it)
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