Sono esplosi sessantacinque droni su settantacinque lanciati da Mosca, il 25 novembre appena scorso, sopra il cielo di Kyiv e intercettati dai Patriot nel giorno della memoria dell’Holodomor ucraino, neologismo derivato dall’espressione ucraina “ moryty holodom”, la morte per fame, quando l’Ucraina sotto il giogo sovietico perse la sua Storia, la sua lingua, la sua gente. Furono tre gli Holodomor, ma quello più noto è il genocidio del 1932/33.
Al primo, compiuto negli anni del “Terrore rosso”, nel 1921/22 con l’invasione di Lenin che ordinò le requisizioni delle zone “ infide” per affamarle e reprimere completamente, come scrive Vasilij Grossman in “ Tutto scorre” e confermato da Conquest, seguì quello di Stalin.
In Ucraina dalla rivoluzione bolscevica al 1939, furono uccise nove milioni di persone, di queste, tre milioni erano bambini , oltre due milioni di poveretti furono imprigionati e deportati nei lager di Vorkuta, alle Solovki, Jagodnol, Adak, Magnitogorsk, Norilsk, Magadan ed il lager di El’Gien nella Siberia nord orientale che era per sole donne.
In quegli anni il regime era contrastato dalle decine di rivolte in Galizia, Volina, Podolia, Sumi, Poltava ed altre zone, sostenute dall’organizzazione dell’OUN creata nel 1929 da Ievghen Konovalez e poi dal 1940 retta da Bandera e dall’Organizzazione militare dell’ UPA.
Nel 1932, seguì lo sterminio dei Kulaki e di quanti, a prescindere dalla collocazione sociale e dal reddito, sostenevano il popolo agrario ucraino che combatte’ Stalin e il comunismo. La morte per fame provocò dai sei ai sette milioni di vittime comprese quelle del Kazakistan. Il popolo ucraino era ostile ai Kolchoz e i Sovkholz socialisti, questo ultimo gestito direttamente dallo Stato, che costrinsero in un primo tempo i proprietari a macellare gli animali e a non cederli alle cooperative, oppure in alcuni casi, a resistere alle pretese della milizia.
In una delle terre più fertile al mondo, milioni di persone furono private, in quegli anni, in modo sistematico di tutte le riserve alimentari fino all’ultimo sacco di grano e di altre derrate. La conseguenza della confisca, che sarebbe stata distribuita agli operai moscoviti delle aziende delle città industriali e al pagamento dei prestiti e leasing ottenuti dai paesi occidentali come USA e Francia, Italia compresa, provocarono l’ecatombe.
Milioni di persone costrette a non uscire dai paesi e villaggi si trovarono sotto il deliberato disegno della morte per fame fino al cannibalismo e alla follia. Nella primavera del 1933 morirono per fame diciassette persone al minuto, mille ogni ora , venticinquemila al giorno.
Nulla era più trapelato dalla rigida censura sovietica fin da allora. Nel 1935 la legge delle “cinque spighe ” sottolineò il grado dissoluto del genocidio. Nessuno più ebbe la forza di denunciare i crimini su migliaia di bambini che per quella legge morirono, o furono tolti alle famiglie per aver raccattato da terra cinque spighe di grano mietuto.
Dopo la deportazione dei tatari dalla Crimea in Siberia nel 1944, il terzo Holodomor toccò alle città ucraine che subirono quello che la campagna aveva già subito nel 1932/33. L’oblio del genocidio ucraino calò nel 1954, con l’ ultima resistenza dell’Esercito Indipendente Ucraino di liberazione EIU, capeggiato prima da Roman Shukehevych e alla sua morte, da Vasile Kuk, sulla memoria collettiva per il sistema intimidatorio del regime sovietico che obbligò al silenzio l’intera popolazione fino agli anni ottanta del secolo appena scorso.
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