Qualcosa non torna nel modo in cui la politica si occupa della “crisi mediorientale”. Si tratta di un’espressione insufficiente: da quel 7 di ottobre di atrocità mai viste che possono ripetersi se Israele non ferma Hamas, il mondo soffre di una forma di cecità, di amnesia, da cui viene giustificata un’ondata antisemita di pregiudizio che invade le piazze, le università, distrugge la memoria e la civiltà in cui viviamo. Mentre enormi masse di volgari odiatori di Ebrei marciano a Londra e a Parigi a New York, la politica balbetta luoghi comuni che, se ubbiditi, di fatto salverebbero i boia di Hamas; la legge internazionale che prevede tregue fra stati nemici, non prevede di concederla a un’inaffidabile, feroce organizzazione terroristica. Uno sfondo di numeri non verificati e di fake news avalla le grandi marce antisemite che stanno invadendo l’Europa, aggredendo Israele e l’Occidente invece di Hamas. Nelle ultime 48 ore Emmanuel Macron, Antony Blinken e persino Trump propagandano un umanitarismo politico per cui Israele agisce, se non si ferma, contro la legge internazionale, e anzi, ha un certo gusto perverso a violarle. Il presidente francese ha detto che “de facto” Israele uccide “donne e bambini”: la storia vera de facto è quella per cui Hamas ha ucciso donne e bambini ebrei. Ma Macron ha parlato alla BBC, la più prevenuta fra le tv, prima delle manifestazioni antisemite di ieri, kefie e urla che chiedono la distruzione di Israele “dal fiume al mare”. Macron aveva, proprio a Gerusalemme, sostenuto il diritto di Israele a difendersi; e adesso ha ripetuto che “de facto” è “senza giustificazione” che Israele uccida innocenti. Sa bene che Israele fa di tutto per evitarlo, tuttavia nella difficile decisione di battere Hamas anche se usa i suoi come scudi umani: questo non cambia la necessità di cancellare dal confine l’insicurezza, l’invivibilità assoluta per tutti i cittadini. Anche Blinken ripete ogni giorno la richiesta USA non di una tregua, ma di una interruzione, mentre persino Trump ha esclamato che è “orribile” quello che accade. Ma che cosa sta accadendo nelle stesse ore? Intanto si dice che l’Ospedale di Shifa sia stato svuotato; l’esercito consente per ore, a volte intorno alle 4 al giorno richieste, la marcia verso il sud dei cittadini che si spostano, Per settimane con telefonate e volantini ha cercare di evacuare la popolazione: Hamas per tenersi i suoi scudi umani ha anche sparato. Il difficile obiettivo di Israele è battere su un terreno che nasconde ovunque le armi e gli uomini di Hamas un nemico che ha costruito una fortezza su 500 chilometri di gallerie, e combatte da trappole di fuoco, dove i soldati, ragazzi di 19 anni e riserve arrivate al confine dall’ufficio o dalla fabbrica, perdono la vita combattendo sul terreno (sono già più di 40 in un mese) per battere i terroristi molto bene armati. Tzahal ha catturato 11 outpost, i nidi di missili sono innumerevoli, un tunnel era piazzato all’ingresso di una scuola, un altro sotto i letti di due bambini in una camera, un edificio civile copriva una caserma piena di RPG, missili, armi automatiche, bombe a mano, strumenti tecnologici. I carri armati sono preceduti da unità che marciano in avanscoperta, i veicoli corazzati ricevono attacchi mortali di artiglieria e di missili. Con volantini o direttamente si rivolgono alla gente chiedendo informazioni sui rapiti, pensiero dominante. Dell’ospedale Shifa, al centro della battaglia tutto il mondo sa che copre il nido del ragno, Yehie Sinwar, il nazista-jihadista che ha concepito nei particolari la barbarie. Israele ha chiesto di spostare i pazienti, i medici, le attrezzature da settimane: Hamas l’ha impedito, ma adesso pare che lo sgombero sia avanzato. Si accusa Israele di violare la Convenzione di Ginevra ma la protezione di strutture umanitarie è legata a che “non siano usate fuori dei loro doveri umanitari, per atti pericolosi per il nemico”, cioè quando diventano strumenti di guerra. Così è stato per Shifa. I pazienti adesso devono raggiungere zone sicure, e essere curati: invece che applicarsi a fermare Israele, che non lo farà, le forze umanitarie potrebbero assistere i profughi.
(questo articolo, già pubblicato da Il Giornale, è ripreso con il consenso dell’autrice)
Beppe
Purtroppo siamo costretti a giudicare i fatti se proprio si devono formulare giudizi. La sequenza dei fatti storici è solo politica e non religiosa, il confonderlo è solo fonte FI pericolo. Hamas è forza terroristi a che usurpa i palestinesi e con i terroristi non si tratta. Ma chi dovrebbe essere preposto a trattare per risolvere un annoso problema che è stato creato dal mondo occidentale, da troppo tempo in versione Ponzio Pilato. Israele non si è mai fidata dell’Occidente, l’Europa serve solo per lo sport e per scambi commerciali, ma con la geopolitica nulla a che volere, in forza della propria autonomia e forza. Della crisi fi Suez nessuna memoria? Israele che non usa i mezzi terroristici usa altri mezzi, che violano regole ed accordi in nome di un sionismo risorgente, vedasi i coloni abusivi. Se ad Israele bastano solidarietà e armi , una via FI soluzione non ci sarà mai, così come la declinazione biblica della legge del taglione. Occorre che Hamas sia trattata da tutti come l’ISIS, messa al bando, e che a riportare le cose ex ante e tutelare e confermare i diritti degli israeliani, e dei palestinesi entrino in gioco chi ha generato il contesto, svestendosi da Ponzio Pilato.