Ovviamente Schlein e soci non hanno capito niente. Sono convinti che in Francia abbia trionfato la sinistra e perciò eccoli tutti a sgolarsi con la Marsigliese, la segretaria, Bonelli, Fratoianni e la squatter eurodeputata Salis, mentre a Parigi la banda Mélenchon fa festa cantando Bella Ciao. Poteva essere una tragedia, invece siamo alle comiche. Come al solito.
Perché è vero che con la destra di Le Pen /Bardella ha perso anche Salvini, ma è anche verissimo che il solo vincitore è le president, il giocatore di poker Emmanuel Macron, forte di 168 solidi seggi in parlamento, mentre i 182 della sinistra sono il risultato di un’accozzaglia elettorale che non ha futuro.
Ha vinto l’azzardo di Macron, la scelta di sciogliere la camera dopo il disastro delle europee e l’ingannevole successo di Le Pen. Tra desistenze e triangolazioni il doppio turno nazionale gli ha dato piena ragione, dimostrando non solo che le president non era da buttar via, ma che conosce la Francia meglio di chiunque altro.
Saranno anche state premiate le élite e gabbate le masse popolari, come Houellebecq sostiene. Ma di fatto i moderati di Macron hanno bloccato le due estreme populiste e sovraniste. Già, proprio così: sovranisti non soltanto a destra, ma anche i sinistri Insoumise di Mélenchon. Come definire altrimenti un partito che ha scelto di chiamarsi Francia Indomita, un nome che solo a sentirlo odora di grandeur nazionalista?
Di Le Pen scornata si è detto. Alla vigilia si parlava di una sua possibile maggioranza assoluta, invece è arrivata terza su tre, ottenendo la miseria di 120 deputati e poco più. Ma è il Fronte Nazionale che più di tutti sorprenderà prestissimo con un remake del nostro 8 settembre. Tutti a casa e si salvi chi può nella sinistra illusa di aver vinto. Accetto scommesse.
Mélenchon ha subito rivendicato per sé la poltrona di primo ministro. Ma i suoi 90 deputati su 182 non bastano per farne un king maker. Anche ammettendo che le president sia disposto a coabitare con un figuro siffatto, sono gli stessi alleati a bocciare il leader della France Insoumise. Et pour cause.
Se uno guarda ai programmi della coalizione può solo mettersi le mani nei capelli. Desistere insieme contro Le Pen ci stava, ma governare insieme non è neppure immaginabile. Indomiti, verdi, socialisti e comunisti vanno infatti in direzioni diverse, perfino opposte. Chi è più per Mosca e chi per Kiev, chi è europeista e chi no, chi per l’immigrazione e chi per i rimpatri, chi per Israele e chi per Hamas, chi vuole scassare ulteriormente il bilancio e chi predica prudenza.
Poi diciamocelo pure: quel Mélenchon che dannatamente piace alla svalvolata Schlein & Company è un fottuto filoislamico antisemita dal fiume al mare. Non sbagliavano gli ebrei francesi a temerlo. Una delle sue prime promesse da futuro inquilino di Matignon non lascia dubbi: “Quando sarò primo ministro la Francia riconoscerà la Palestina”. Ecco il personaggio.
Intanto l’attuale premier ha rimesso il mandato secondo prassi costituzionale. Il giovane Attal ha però avvertito che per sbrigare gli affari correnti resterà in carica fino alla fine delle Olimpiadi che stanno per aprirsi a Parigi. C’è paura di attentati, dunque la sicurezza è più che mai un problema nazionale attualissimo. Occorre stare in guardia.
Naturalmente deciderà Macron, sentiti i vincitori. I quali non potranno che acconsentire, stante l’improbabile fatica di trovare un accordo sul programma di governo e sui nomi, incluso quello del primo ministro. Toccherebbe al Fronte Nazionale, ma i concorrenti sono troppi e finiranno per scannarsi. Senza accordi Macron richiamerà Attal. Coabitazioni sono escluse. Le president ha già spiegato che con Mélenchon neanche morto e Mélenchon ha risposto che con Macron neanche se lo impiccano.
Tutto ciò per dire che al trionfo della sinistra possono credere solo gli squinternati populisti di casa nostra, già convinti che anche il partito laburista di Keir Starmer sia la reincarnazione della seconda Internazionale. In mancanza di maggioranze assolute la Francia è ingovernabile solo in apparenza. La politica è difatti maestra nel trovare soluzioni a queste situazioni labirintiche. Le maggioranze si trovano anche in parlamento. Sulle cose. In Italia è successo mille volte, ma anche Macron sa il fatto suo.
Dunque oggi l’Europa respira e Kiev pure, per quanto possano valere i polmoni di una nazione ridotta alla canna del gas da una guerra insensata. Prossimo round in America, Trump contro Biden o chi per lui.
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