Il 31 Gennaio il Regno Unito esce ufficialmente dall’Unione europea, la notizia è “vecchia” e dunque è pressoché scomparsa dai quotidiani. Ma la notizia è di quelle destinate a fare epoca, a segnare un tempo della storia. Vorrei ignorare chi si dichiara soddisfatto perché finalmente esce dall’Unione quella nazione che vi è stata sempre con un piede dentro e l’altro fuori, immaginando che così finalmente l’Europa può unirsi. Nella realtà delle cose l’abbandono del Regno Unito (o dell’Inghilterra, vedremo col tempo quanto gravi siano anche i loro problemi) può essere l’inizio della disgregazione di tutto il progetto, e comunque è il segnale drammatico di un equilibrio che si va disperdendo e che sarà sempre più difficile garantire. Quell’Inghilterra (ora la chiamo così) che se ne va, è la scomparsa dal progetto europeo di una grande cultura politica, di una nazione liberale che ha nobilmente difeso il proprio suolo dai totalitarismi continentali, salvando così la libertà di tutti; che ha fondato i suoi permanenti equilibri interni sulla bella capacità di far vivere la sua antica democrazia parlamentare nel solido alveo di un liberalismo capace di socialità e di cosmopolitismo. Nessuna idealizzazione, errori tanti sono stati di tutti, ma si è invasi dal senso di una mancanza. Senza l’Inghilterra l’Europa non potrà mai più essere una potenza militare, con sommo giubilo della stupidità di marca iperpacifista. E dunque sarà senza voce nei drammatici sviluppi della geopolitica che sta dominando il mondo.
Assente l’Inghilterra, viene meno un contrappeso culturale e politico al gran peso di quella pur essenziale Germania, si esaurisce una dialettica che ha contribuito, tra mille difficoltà, alla formazione di un terreno comune. Come se uno dei padri se ne andasse. Rimarrà solo, strano paradosso, la sua lingua come lingua comune. Bisognerà seguire l’andamento delle cose, l’Europa è a pezzi, non solo per Brexit, essa parla d’altro, non dice nulla di serio su ciò che accade anche ai suoi confini. E’ venuto il tempo di invocare la Provvidenza, se ce ne è una.
(articolo ripreso con il consenso dell’autore dal sito www.ragionepolitica.it)
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