PREMESSA
L’articolo 6 della legge 243 del 2012 prevede che, sentita la Commissione Europea, il Governo sottoponga all’autorizzazione parlamentare una relazione, da approvare a maggioranza assoluta, con cui aggiorna gli obiettivi programmatici di finanza pubblica e il relativo piano di rientro. In occasione della presentazione della Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza del 29 settembre 2021 e del Documento Programmatico di Bilancio per il 2022, gli obiettivi di finanza pubblica sono stati rivisti in miglioramento, modificando al ribasso l’andamento dell’indebitamento netto indicato nel DEF 2021 lungo l’intero periodo 2021-2024, ma essendo rimasto inalterato il percorso di rientro del saldo strutturale verso l’Obiettivo di Medio Termine (OMT) non si è resa necessaria la presentazione della predetta Relazione. Per l’anno in corso la Commissione Europea ha confermato l’applicazione della c.d. general escape clause (GEC), già prevista per il 2021. L’applicazione della clausola consente agli Stati membri di deviare temporaneamente dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine, sebbene essa non sospenda l’applicazione del Patto di Stabilità e Crescita, né le procedure del semestre europeo in materia di sorveglianza fiscale. Nella recente Comunicazione “Orientamenti di politica di bilancio 2023”, alla luce dell’incertezza connessa con la crisi Ucraina, la Commissione si è riservata di estendere l’applicazione della GEC anche al 2023, sulla base delle previsioni economiche di primavera 2022.
I PRESUPPOSTI DELL’INTERVENTO
Negli ultimi mesi del 2021, il quadro economico si è fatto più difficile e complesso, non solo per l‘impennata dei contagi da Covid-19 causata dalla diffusione della variante Omicron, ma anche per l’eccezionale aumento del prezzo del gas naturale, che ha trainato al rialzo le tariffe elettriche e i corsi dei diritti di emissione (ETS). La conseguente crescita del tasso di inflazione, comune in diversa misura a tutte le economie avanzate, ha portato le principali banche centrali a rivedere l’orientamento della politica monetaria in direzione restrittiva o, nel caso della Banca Centrale Europea, a segnalare l’approssimarsi di tale inversione di tendenza. Conseguentemente, i tassi di interesse sono saliti e il differenziale di rendimento sui titoli di Stato italiani si è allargato nei confronti del Bund tedesco. A febbraio si sono fatti più minacciosi i segnali di guerra in Ucraina ed è poi scattato l’attacco da parte della Russia, al quale l’Unione Europea (UE), il G7 e numerosi altri Paesi hanno risposto con una serie di sanzioni economiche. Agli eventi bellici è conseguita un’ulteriore impennata dei prezzi dell’energia, degli alimentari, dei metalli e di altre materie prime e si è accentuata la flessione della fiducia di imprese e famiglie. In Italia, a marzo l’inflazione al consumo è salita al 6,7 per cento e anche l’inflazione di fondo (al netto dei prodotti energetici e alimentari freschi), seppure assai più moderata, ha raggiunto il 2 per cento. A fronte di questi sviluppi, le prospettive di crescita dell’economia appaiono oggi più deboli e assai più incerte che a inizio anno. Anche in conseguenza di un livello di partenza del PIL trimestrale più elevato a fine 2021 rispetto a quanto stimato a settembre 2021, nonché dell’impatto economico del conflitto e delle sanzioni imposte nei confronti della Russia, la previsione tendenziale di crescita del PIL per quest’anno scende dal 4,7 per cento dello scenario programmatico della NADEF 2021 al 2,9 per cento; quella per il 2023 dal 2,8 per cento al 2,3 per cento, mentre per il 2024 si ha solo una lieve flessione, dall’1,9 per cento all’1,8 per cento. La previsione per il 2025 viene posta all’1,5 per cento, seguendo l’approccio secondo cui il tasso di crescita su un orizzonte a tre anni converge verso il tasso di crescita potenziale dell’economia italiana. Quest’ultimo, ipotizzando l’attuazione del programma di investimenti e riforme previsto dal PNRR, è cifrato all’1,4 per cento. Il Governo già dallo scorso anno ha risposto al repentino aumento dei prezzi dei prodotti energetici con misure di contenimento dei costi per gli utenti di gas ed energia elettrica. Gli interventi – attuati in misura rilevante dal terzo trimestre del 2021 – sono stati pari, in termini di indebitamento della PA, a 5,3 miliardi nel 2021 e a 14,7 miliardi per il primo semestre di quest’anno, quando si sono aggiunte misure in favore anche delle grandi imprese, incluse le ‘energivore’, per il contenimento del costo dei carburanti e a beneficio del settore dell’autotrasporto. Si può, inoltre, stimare che per effetto di tali misure, l’aumento della bolletta energetica pagata da imprese e famiglie nel primo semestre si riduca di almeno un quarto rispetto a uno scenario senza gli interventi del Governo. A queste misure si aggiungono ulteriori interventi adottati nei primi mesi dell’anno in favore di specifiche categorie (contributi a fondo perduto e sostegno della liquidità delle imprese), quelli per coprire parte dei costi di Regioni ed enti locali, quelli per il settore della sanità (nel complesso, per ulteriori 4,6 miliardi nel 2022) e altri interventi connessi alle attuali emergenze, inclusi quelli per l’accoglienza dei profughi ucraini. Nello scenario descritto, in cui l’economia rallenta fortemente, ma registra comunque una crescita annua significativa, e a fronte di una previsione di deficit tendenziale della PA del 5,1 per cento del PIL quest’anno e in discesa fino al 2,7 per cento del PIL nel 2025, il Governo ritiene necessario confermare gli obiettivi di deficit nominale della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF) ed utilizzare lo spazio di bilancio (pari a 0,5 punti percentuali di PIL quest’anno, 0,2 nel 2023 e 0,1 nel 2024 e 2025) per nuove misure a sostegno di famiglie e imprese e per realizzare gli investimenti programmati.
FINALITÀ DEL PROVVEDIMENTO E PIANO DI RIENTRO
Il profilo programmatico degli obiettivi di finanza pubblica definito con la NADEF 2021 del 29 settembre scorso, prevedeva una progressiva riduzione dell’indebitamento netto dal -5,6 per cento del PIL nel 2022 al -3,9 per cento nel 2023 e al -3,3 per cento nel 2024. In termini strutturali, il saldo era stato previsto in -5,4 per cento del PIL nel 2022, -4,4 per cento nel 2023 e -3,8 per cento nel 2024. Con la presente Relazione, sentita la Commissione europea, il Governo richiede l’autorizzazione a rivedere il percorso di avvicinamento all’OMT. Gli obiettivi programmatici nominali di indebitamento netto indicati nella NADEF sono confermati per gli anni dal 2022 al 2024 ed è fissato al -2,8 per cento il saldo nel 2025. In termini strutturali l’indebitamento netto programmatico delle amministrazioni pubbliche si attesterebbe al -5,9 per cento del PIL nel 2022, al -4,5 per cento nel 2023, al -4 per cento nel 2024 e al -3,6 per cento nel 2025. Il rapporto debito/PIL – che nella NADEF era fissato, al lordo dei sostegni, al 149,4 per cento per il 2022, al 147,6 per cento nel 2023 e al 146,1 per cento nel 2024 – è fissato per il 2022 al 147 per cento e si riduce progressivamente negli anni successivi al 145,2 per cento nel 2023, al 143,4 per cento nel 2024 e al 141,4 nel 2025. Il nuovo profilo di avvicinamento all’OMT considera l’aggiornamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica, illustrato in questa Relazione e in misura più dettagliata nel Documento di economia e finanza 2022. Con un provvedimento di prossima adozione, saranno adottate misure per ristorare le amministrazioni centrali dello Stato delle risorse utilizzate a copertura dei precedenti interventi d’urgenza, disporre ulteriori interventi per contenere l’aumento dei prezzi dell’energia e dei carburanti, anche in favore degli Enti territoriali, assicurare la necessaria liquidità alle imprese e rafforzare le politiche di accoglienza nei confronti dei profughi ucraini, adeguare i fondi destinati alla realizzazione di investimenti pubblici alla dinamica imprevista dei costi dell’energia e delle materie prime, per continuare a sostenere la risposta del sistema sanitario e i settori maggiormente colpiti dalle attuali emergenze. All’attuazione di questi interventi, sono destinati gli spazi finanziari per i quali si chiede l’autorizzazione al ricorso all’indebitamento, comprensivi della spesa per interessi passivi conseguente il maggior disavanzo autorizzato; dal 2026 l’autorizzazione all’indebitamento è destinata interamente alla spesa per interessi passivi.
Bilancio dello Stato (milioni di euro) | |||||||||||
2022 | 2023 | 2024 | 2025 | 2026 | 2027 | 2028 | 2029 | 2030 | 2031 | 2032 | |
Saldo netto da finanziare di competenza | 11.000 | 4.248 | 3.170 | 2.212 | 460 | 485 | 515 | 545 | 575 | 600 | 625 |
Saldo netto da finanziare di cassa | 11.000 | 4.248 | 3.170 | 2.212 | 460 | 485 | 515 | 545 | 575 | 600 | 625 |
Fabbisogno | 11.000 | 4.248 | 3.170 | 2.212 | 460 | 485 | 515 | 545 | 575 | 600 | 625 |
Indebitamento netto AP | 10.506 | 4.248 | 3.170 | 2.212 | 460 | 485 | 515 | 545 | 575 | 600 | 625 |
Il valore programmatico del saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato di competenza e di cassa è corrispondentemente rideterminato, in considerazione degli effetti delle misure che saranno adottate con il prossimo decreto-legge. La ripresa del percorso di convergenza verso l’OMT sarà perseguita secondo il profilo indicato nella presente Relazione e le modalità illustrate nel Documento di economia e finanza 2022
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