Uno dei problemi maggiormente avvertiti dai cittadini – che protestano vigorosamente – è quello dei tempi lunghi per l’effettuazione delle prestazioni sanitarie alle quali a volte sono anche costretti a rinunciare, ritardi e rinunce cui si sommano quelle dovute alle difficoltà per i mezzi di trasporto con i quali si è costretti a spostarsi fino alle rinunce sic et simpliciter cui si è costretti per i costi eccessivi delle prestazioni che i cittadini non sono in grado di sostenere.
Di seguito saranno presentati i risultati della indagine EHIS (European Health Interview Survey) con i dati riferiti all’anno 2019.
Per liste di attesa e trasporti si è calcolata la quota di persone che hanno incontrato difficoltà sul totale delle persone cui sono state prescritte visite ed accertamenti mentre per le rinunce dovute ai costi eccessivi viene calcolata l’incidenza sul totale della popolazione oggetto d’indagine.
Rinunce o ritardi per liste di attesa
Sono oltre 7 milioni le persone che non hanno potuto effettuare o hanno effettuato in ritardo a causa delle liste di attesa prestazioni sanitarie (visite mediche, analisi cliniche, accertamenti diagnostici, ecc.), ovvero circa un quarto (24,9%) del totale delle persone cui sono state prescritte tali prestazioni, una percentuale che appare in linea anche con più recenti rilevazioni nazionali.
L’incidenza delle rinunce e lunghe attese cresce con l’età, dal 19,4% dei più giovani fino a 35 anni al 27,5% degli ultrasessantacinquenni e risulta leggermente maggiore tra le donne (26,0%) rispetto ai maschi (23,4%).
Persone di 15 anni e più che nei 12 mesi precedenti l’intervista hanno effettuato prestazioni sanitarie in ritardo o non le hanno effettuate per problemi di liste di attesa, per sesso, classe di età. Anno 2019 (per 100 persone cui sono state prescritte e dati in migliaia). ISTAT EHIS 4.8.2, nostre elaborazioni.
Esiste un gradiente nord sud nell’incidenza delle liste di attesa, con ritardi e rinunce compresi tra il 14,8% dell’Emilia-Romagna ed il 31,9% della Puglia: con la rilevante eccezione della Lombardia che con il suo 25,5% si colloca al di sopra della media nazionale, allo stesso livello della Campania (25,6%), ma per la quale potrebbe essere chiamata in causa la pressione esercitata dalla mobilità per la salute verso quella regione che nei fatti allunga i tempi ed accresce le rinunce.
Persone di 15 anni e più che nei 12 mesi precedenti l’intervista hanno effettuato prestazioni sanitarie in ritardo o non le hanno effettuate per problemi di liste di attesa, per regione. Anno 2019 (per 100 persone cui sono state prescritte). ISTAT EHIS 4.8.2, nostre elaborazioni.
Ad allungare le liste d’attesa va ricordato che contribuisce in maniera rilevante la medicina difensiva nella quale rientrano tutte le prestazioni sanitarie prescritte dai medici per prevenire il rischio di denunce legali da parte di pazienti (o loro parenti) per negligenza o ‘malasanità’ che dir si voglia.
Le prestazioni aggiuntive indotte da questi comportamenti, cui si aggiungono quelli dei cittadini con le loro ansie ingiustificate, tendono a generare un incremento artificiale delle spese sanitarie, in particolare per quella medicina difensiva che è definita “positiva”, per la quale i medici prescrivono visite e/o esami superflui mentre si è in presenza di medicina difensiva “negativa” quando i medici si rifiutano di curare pazienti ad alto rischio o escludono aprioristicamente prestazioni rischiose. Gli esami diagnostici in particolare sono gli esempi più citati in letteratura di prestazioni non necessarie indotte da questa pratica[1].
In una ricerca condotta a livello nazionale nel 2010[2] veniva quantificato il ricorso alla medicina difensiva in termini di prescrizioni, senza le quali le liste di attesa risulterebbero assai più brevi ed accettabili:
- Visite specialistiche: il 73 % e oltre dei medici dichiara di prescrivere visite specialistiche per ragioni di medicina difensiva e, mediamente, tali prescrizioni costituiscono il 21% di tutte le prescrizioni)
- Esami di laboratorio: circa il 71% dei medici dichiara di prescrivere esami di laboratorio per ragioni di medicina difensiva e, mediamente, tali prescrizioni costituiscono il 21% circa di tutte le prescrizioni.
- Esami strumentali: circa il 75,6% dei medici dichiara di prescrivere esami strumentali per ragioni di medicina difensiva e, mediamente, tali prescrizioni rappresentano il 22,6 % circa di tutte le prescrizioni.
Il Ministero della Salute stimava[3] un impatto economico della medicina difensiva pari al 10,5% della spesa sanitari, a con una incidenza del 25% della spesa per esami strumentali, del 23% della spesa per esami di laboratorio, dell’11% per la spesa per visite specialistiche.
Ritardi e rinunce per le prestazioni sanitari per problemi di mezzi di trasporto
Non sono soltanto le liste di attesa a provocare ritardi e rinunce a ricevere prestazioni sanitarie da parte dei cittadini: pesano anche i problemi di trasporto, vuoi per la distribuzione territoriale dell’utenza vuoi per un sistema dei trasporti e della mobilità che rende difficoltosi gli spostamenti per fruire di queste prestazioni.
Sono oltre 2,3 milioni (8,4%) i cittadini cui sono stati prescritte queste prestazioni che incontrano difficoltà dovute alla necessità di spostarsi, con una incidenza intuitivamente crescente con l’avanzare dell’età: si va dal 5,8% dei più giovani fino al 10,5% per gli ultrasessantacinquenni, con le donne più penalizzate con una incidenza del 9,1%.
Ed anche questi problemi dovrebbero essere considerati nella progettazione di modelli di assistenza territoriale che prevedono la concentrazione di funzioni e servizi in nodi e che di conseguenza implicano una maggiore necessità di spostamenti.
Persone di 15 anni e più e 65 anni e più che nei 12 mesi precedenti l’intervista hanno effettuato prestazioni sanitarie in ritardo o non le hanno effettuate per problemi di mezzi di trasporto, per sesso, classe di età. Anno 2019 (per 100 persone con le stesse caratteristiche e dati in migliaia). ISTAT EHIS 4.8.2, nostre elaborazioni.
Anche quelle legate ai problemi di trasporto si caratterizzano quali difficoltà segnate da una significativa disparità territoriale che penalizza ancora il centrosud, dove la loro incidenza arriva a contare per il 14,4% delle persone in Campania, per il 13,9% nel Lazio ed il 12,8% in Puglia.
Nel Nord invece queste difficoltà investono solo quote minori delle persone, oscillando tra il 2,8% del Veneto ed il 6,3% del Piemonte con la Toscana al 7,1%, ancora una volta su una posizione intermedia non particolarmente brillante.
Persone di 15 anni e più e 65 anni e più che nei 12 mesi precedenti l’intervista hanno effettuato prestazioni sanitarie in ritardo o non le hanno effettuate per problemi di mezzi di trasporto, per regione. Anno 2019 (per 100 persone con le stesse caratteristiche) – ISTAT EHIS 4.8.2, nostre elaborazioni.
Rinunce a prestazioni sanitarie: problemi economici
A rinunciare a prestazioni sanitarie per problemi economici che impediscono di sostenerne il costo sono state quasi 2,6 milioni di persone, pari al 5% del totale della popolazione di 15 e più anni: l’incidenza è decisamente inferiore (2,8%) tra i più giovani mentre non presenta differenze significative tra le classi di età 35-64 e oltre 65 anni.
Ed ancora una volta sono le donne (6,3%) le più penalizzate rispetto agli uomini (3,6%).
Persone di 15 anni e più che nei 12 mesi precedenti l’intervista non hanno effettuato visite e cure mediche per problemi economici, per sesso, classe di età. Anno 2019 (per 100 persone con le stesse caratteristiche e dati in migliaia).
Rispetto al valore medio nazionale del 5,0% si individuano tre gruppi di regioni:
- le regioni che trainano l’economia nazionale (Lombardia, Veneto ed Emilia- Romagna) con valori nell’introno del 3,6-3,7%;
- le regioni con economia in fase di rallentamento (Piemonte e Toscana) con un quoziente rispettivamente del 4,2% e del 4,5%;
- le regioni del centrosud in ritardo economico, con quozienti che vanno dal 5,6% della Puglia al 6,8% del Lazio fino al 7,45% della Campania.
- Persone di 15 anni e più che nei 12 mesi precedenti l’intervista non hanno effettuato visite e cure mediche per problemi economici, per regione. Anno 2019 (per 100 persone con le stesse caratteristiche).
[1] In proposito si può vedere “Medicina difensiva: come riconoscerla e come gestirla” di Livio Garattini, Alessandro Nobili in Sanità24, Il Sole 24 ore, 9 novembre 2021.
[2] Chi si difende da chi? E perché? I dati della prima ricerca nazionale sulla Medicina Difensiva, Roma, 23 novembre 2010.
[3] Agenas, “Medicina difensiva – Sperimentazione di un modello per la valutazione della sua diffusione e del relativo impatto economico”, 2014.
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