Gli spunti consegnati dal Prof. Petretto a SoloRiformisti sullo Sviluppo futuro della Toscana stimolano considerazioni molteplici e di grande complessità, con una certezza di fondo: in una politica oramai arenata nella spiaggia delle ansie da posizionamento e del marketing della quisquilia, mai come adesso servono il coraggio delle idee e il distacco dalla convenzione.
In un quadro che pone una Regione come la Toscana alle briglie di una crescita debolissima – e, sia chiaro, sono tra coloro che si ritengono fortunati di vivere nella Regione di GiovaniSì – non possono più bastare le comode e sempiterne ricette del passato. Occorre avere chiaro che per un mondo nuovo e costituito da inediti – ieri scoprivamo che quel bizzarro miliardario squilibrato poteva davvero diventare Presidente degli Stati Uniti, oggi scopriamo che un nuovo virus può cancellare in pochi giorni qualche milione di fatturato per le aziende italiane – inedite devono essere anche le ricette.
E, si badi bene, per quanto questa affermazione possa apparire retorica, include in verità l’unità di misura delle classi dirigenti che si affacciano oggi nel panorama politico ad ogni livello. Perché la capacità di leggere l’umanità e, senza preclusione alcuna, sperimentarvi sopra la buona amministrazione, è la cifra del coraggio. E il coraggio è la cifra del riformismo.
Fatta questa premessa, forse è già una mossa rivoluzionaria ammettere di non avere ancora acquisito le competenze tali da potermi confrontare con i punti di merito esposti dal Prof. Petretto, e dunque eviterò di imbarcarmi in una mia lettura complessiva sullo sviluppo della Toscana che, in definitiva, non sarebbe comunque né esaustiva né probabilmente produttiva.
Vorrei limitarmi ad alcuni ambiti molto specifici, e ho deciso di darmi un criterio: gli ambiti che, per un motivo o per un altro, mi trovo a vivere in concreto, sulla pelle e con il conto bancario.
- 1) Ma cosa fanno questi giovani?
Beh, questa è una domanda chiave, dal mio punto di vista. Vale a Firenze come a Milano, a Roma come a Palermo. La verità – lo scrivo brutalmente, mi si perdoni – è che non pochi di coloro che parlano di politiche per il lavoro non conoscono minimamente il quotidiano di un trentenne di oggi. Senza che neanche il mondo se ne sia accorto, ogni giorno nascono nuovi lavori, nuove occupazioni, nuove competenze in continua evoluzione e sempre più importanti per le imprese. Buona parte di questi nuovi impieghi e di queste nuove competenze, trovano sbocco soltanto tramite l’apertura di una Partita Iva, le sue difficoltà burocratiche e le sue rigidità fiscali. Il quantitativo di professionisti capaci di utilizzare i più disparati strumenti della tecnologia e del web, nuove porte per le aziende di oggi e domani, è enorme e sempre più specializzato e pronto al futuro. A tutta questa schiera di giovani professionisti, la Toscana dovrà saper dare supporto con una riduzione del carico fiscale e con un supporto alla formazione. Perché se per un artigiano il mestiere viene dall’esperienza – banalizzo ricordando Philip Roth: il guanto perfetto arriva dopo centinaia di guanti tutti uguali – per un content manager il mestiere cambia ogni giorno. E serve fatica, aggiornamento. Serve formazione, e la formazione costa.
- 2) A proposito di formazione. Il mondo nuovo di cui sopra porta con sé un ulteriore “piccolo” disagio: l’allineamento tra le domande che si pongono agli esami universitari e quelle che pone il mercato del lavoro, è ormai sempre più sgangherato. Sia la Toscana il capofila di progetti innovativi perché questo allineamento torni ad essere. Non bastano più stage e tirocini: occorre che, per davvero, il lavoro entri nelle scuole di ogni grado e genere e ponga esso stesso le domande a cui gli studenti, ancora con i libri in mano, devono imparare a rispondere. Il famoso requiem per il quale in tutta Italia le aziende ricercano per mesi lavoratori troppo specializzati in un contesto di disoccupazione giovanile altissima, la dice lunga ed è purtroppo una realtà bruciante. Sinergia significa anche stesura e programmazione delle esigenze. All’interno di questa programmazione, non potrà che svelarsi anche una stasatura dei canali d’entrata. La dico con meno poesia: occorre uno sforzo sui pensionamenti che permetta alle aziende di assumere. Se sapremo unire questo alla concreta capacità formativa di cui si è già scritto, potrà forse davvero ricominciare un flusso capace di portare innovazione, consumi, crescita.
- 3) Il mondo nuovo è digitale, e vedere la digitalizzazione come un pericolo suona come una gran bella chitarra in assenza di corde. Punto. Occorre – esemplifico – invertire l’idea secondo la quale sostenere artigianato e commercianti significhi supportarli nel combattere l’e-commerce. Il punto sarà la capacità di dare a queste realtà gli strumenti e il sostegno necessario a sapere sfruttare i nuovi canali ed esserne motore. La Regione Toscana dovrà sempre più – ed è un compito difficile, s’intende – essere capace di scovare le aree 51 dell’innovazione e saper consegnare loro la possibilità di aprirsi. Vale per ogni settore: si pensi al turismo e alla bellezza delle nostre montagne. Digitalizzare non vuol dire soltanto collegare alcuni fili, né vuol dire che la montagna dovrà smettere di essere panorami mozzafiato, silenzio e verde. Digitalizzare vuol dire che la nostra montagna dovrà essere panorami mozzafiato, silenzio e verde, ma sul palcoscenico del mondo.
- 4) L’impostazione distrettuale funziona, e la Toscana è ricca di distretti naturali, che la storia e le caratteristiche del territorio ci forniscono con una semplicità in qualche caso disarmante. Valorizziamolo.
- 5) Lascio in fondo due aspetti che, in realtà, hanno tutt’altro tenore dei punti precedenti e meriterebbero di starsene in cima a questa breve lista, con sopra un grande led puntato. Innanzitutto, le infrastrutture. Dallo stato catatonico delle Province fino al pronunciamento del Tar sull’aeroporto di Firenze, la Regione Toscana ha esigenza di tirare una linea e ricominciare il libro delle priorità. Anche in questo caso, una certezza la abbiamo: occorre ripartire con grande forza, creare lavoro, creare collegamenti. Dal sistema autostradale fino alla metropolitana di superficie per la nostra area, occorre imprimere una propulsione nuova al settore.
- 6) Di sostenibilità si parla molto, e anche qui ci sarebbe molto da dire. Una proposta perché la leva del Pubblico funga effettivamente da traino: le gare d’appalto della Regione Toscana abbiano criteri sempre più elevati e tassativi nel senso della circolarità e della sostenibilità. Se noi ipotizzassimo, a puro titolo esemplificativo, punteggi e richieste più alti per le aziende che si impegnino all’utilizzo di materiali sostenibili, o ad una gestione dei rifiuti di una certa qualità, sarebbe l’innesco di un meccanismo virtuoso in crescendo. L’esigenza di adeguarsi potrà dare un input di grande rilievo.
Mi fermo a 6 perché è il numero della sufficienza.
E, in fondo, sarebbe forse bastato un solo lemma: Coraggio.
E allora, coraggio.
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