Sui segnali contrastanti che arrivano dal sistema economico, anche alla luce degli ultimi dati ISTAT che sono stati sottolineati positivamente dalla maggioranza di governo, abbiamo intervistato il Prof. Alessandro Petretto che, con la consueta completezza e chiarezza, ha risposto alle nostre domande:
Ci può spiegare perché lo spread è calato nonostante gli annunci di sue imminenti, inevitabili, ineluttabili esplosioni con il tracollo delle finanze pubbliche?
I mercati rinviano il redde rationem, fidando in una soluzione politica a livello europeo che scongiuri la procedura di infrazione. D’altra parte ciò che Tria e Conte hanno concesso a Bruxelles è una mini manovra restrittiva per il 2019 (con Salvini e Di Maio, fuori dal CdM…), con il deficit al 2,04% (ancora la finta sulle %…..). Fin qui non c’è motivo per una balzo in avanti dello spread, che comunque resta relativamente alto, così come i rendimenti dei nostri bond decennali (rispetto alla Spagna non solo alla Germania).
Sul versante dell’economia reale, l’occupazione appare in crescita, nonostante il calo della produzione industriale: come si spiega la contraddizione con le previsioni di inutilità anzi di dannosità dei provvedimenti economici del governo?
Se l’aumento di occupazione è in settori a basso valore aggiunto, può associarsi ad un calo della produzione industriale. L’economia non è sulla frontiera della produzione ma all’interno di questa. Tutto ciò influisce negativamente sulla produttività, il problema endemico della nostra economia. In questa fase il ciclo del prodotto effettivo è ancora su un profilo positivo. I provvedimenti governativi non favoriscono, anzi rallentano la crescita del prodotto potenziale. Per cui l’economia ristagna; quando il ciclo invertirà la dinamica noi pagheremo dazio più degli altri, …..come al solito.
Siamo sicuri che tutta la sequela di previsioni catastrofiche sull’economia italiana non derivino da una lettura forzata dei dati perché non si ama questo governo e si spera che siano i mercati a togliere le castagne dal fuoco tenuto conto della sostanziale inesistenza di una opposizione credibile e con più del rischio di essere profeti di sventura, anti-italiani?
Le previsioni negative sono basate su dati di fonte governativa. 23 mld per l’IVA, 15 mld per la flat tax, 5 mld per la compensazione contributiva del salario minimo (conseguentemente con deficit al 4%) non sono numeri inventati dagli economisti non governativi. Come sanno i pokeristi, se dopo l’apertura col “buio”, il giocatore in bluff non rilancia ma passa, i danni sono contenuti
Su quali proposte concrete l’opposizione può sfidare il governo? Sintetiche, definite e non fumose, ce ne indichi tre, non di più.
(i) Riforma dell’IRPEF, con aliquote ridotte di numero e di progressività, magari inserendo una revisione degli 80 euro, che potrebbero divenire no tax area; (ii) Una proposta concreta di riforma della finanza delle regioni per limitare i pericoli dell’autonomia differenziata che comunque va ammessa su basi razionali (concessioni di competenze motivate, al margine, e a costo zero per la finanza pubblica); (iii) ripristinare gli interventi di sostegno alle imprese e agli investimenti produttivi, nonchè all’endemico problema delle dimensioni aziendali (in altre parole una coraggiosa politica industriale e imprenditoriale), riducendo le risorse destinate ai sussidi individuali.
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