Andremo a votare per i Referendum sulla Giustizia. C’è scarsa informazione sugli aspetti tecnici dei referendum. E questa non è una novità. Si sa che i Referendum spesso nascondono, sotto dizioni incomprensibili ai più, un messaggio politico. Quello conta e anche questa volta è così.
Sono andato a mettere la mia firma quasi senza neppure leggere l’articolato delle proposte. Anzi su uno dei Referendum nutro anche qualche lieve perplessità. Se infatti sono d’accordo con limiti certi e rigidi sulla carcerazione preventiva purtuttavia, data anche la proverbiale lunghezza dei tempi di svolgimento dei processi, penso che lo Stato si debba tutelare dalla possibilità che l’imputato, magari con prove sempre da verificare ma abbastanza probanti della sua colpevolezza, se ne vada all’estero o possa reiterare il reato.
Ma tant’è li ho firmati tutti. E spero che tanta gente vada a votare e voti si. Perché la posta in gioco è alta. Si tratta di capire se la magistratura deve continuare in Italia ad essere “al di sopra di tutto”, istituzioni e popolo, oppure se è la “giustizia” che deve essere al di sopra di tutto e deve risultare uguale per tutti.
Purtroppo a partire dall’inizio degli anni ’90 con tangentopoli la magistratura ha via via acquisito un potere immenso che, a fronte di un sistema politico sempre più debole in parte perché intaccato dalla corruzione oppure perchè caratterizzato dalla presenza massiccia di “ordinary people”di basso livello politico e culturale, ha stravolto l’equilibrio dei poteri fra potere esecutivo, potere legislativo e potere giudiziario.
L’onestà invece di essere, come dovrebbe, una caratteristica prepolitica e quindi diffusa in parti uguali fra le varie ideologie e forze politiche, è diventata un elemento fondante di partiti, movimenti, correnti e associazioni che si sono poste in maniera continua negli ultimi trenta anni l’alto compito di “ripulire la politica e con essa il paese”.
La magistratura ha rappresentato l’esercito, sempre in guerra, a sostegno di questi novelli “Savonarola”. In questi trenta anni si sono affacciati alla politica “porci e cani” sorretti da un afflato populistico teso a mondare i peccati del sistema. E il “piano morale” è diventato l’elemento fondamentale su cui si sono costruite oppure distrutte carriere politiche e successi elettorali.
Intendiamoci. Un maggior raccordo fra idee politiche e contegno morale di chi le professa è un fattore importante di credibilità politica e personale di chi si cimenta nella battaglia politico istituzionale. Ma fare della morale un campo di scontro politico non ha fatto diminuire la corruzione e il malaffare nella politica e negli affari e ha distolto la politica e la pubblica opinione dalla validità o meno delle proposte politiche e programmatiche avanzate da partiti e da personalità politiche nella vicenda nazionale.
Con questi Referendum si vogliono certo modificare alcuni elementi tecnici relativi al funzionamento della magistratura, in particolare penso alla separazione delle carriere fra magistratura giudicante e quella requirente creando così due “corpi” separati che si “differenziano” strutturalmente e operativamente fra di loro quindi con maggiore rispetto delle vicende dell’imputato, ma si vuole in primo luogo dare un messaggio forte.
Il periodo delle guardie e dei ladri è finito. Che la magistratura torni a fare il suo lavoro non alla luce dei fari e delle Tv ma piuttosto nelle più grigie, ma più consone alla ricerca della verità processuale, aule di Tribunale. La Politica faccia tutto quello che occorre per tenere il più lontano possibile dalle Istituzioni i corrotti e gli affari, magari legificando in maniera corretta e trasparente l’attività delle lobby e le modalità di sostegno finanziario della politica, e torni ad occuparsi del futuro del paese e della soluzione dei problemi della collettività. E fra Politica e Magistratura finisca per sempre lo scontro “epocale” e inizi invece un “forte, continuo e necessario” raccordo istituzionale.
Il si al Referendum significa la voglia di tornare a scegliere i politici per le loro qualità e non perché sono degli “onesti” per definizione e per programma, di valutare l’azione della magistratura come elemento insostituibile per reprimere il malaffare e non per sorreggere o bloccare l’ascesa di un politico, e a poter finalmente considerare un ladro in politica come una persona da colpire per le sue responsabilità individuali e non come un “caso” da utilizzare nella battaglia politica.
Che bel giorno sarà quello in cui una sentenza contro un ladro in parlamento sarà salutata con un applauso di tutto l’emiciclo per poi ritornare a discutere e a dividersi sui problemi del paese e sulle soluzioni da dare. E la magistratura sarà una istituzione amata dai cittadini e dalla politica come i “carabinieri”: un baluardo per la tenuta e per la buona gestione del sistema economico e sociale della nazione.
Per questo, come si diceva ai vecchi tempi, votate e fate votare SI ai Referendum sulla Giustizia.
Roberto Riviello
Condivido tutto quanto espresso da Mauro Grassi nel suo articolo e confermo ancora una volta che voterò Sì ai referndum sulla Giustizia.
Giovanni Maltinti
Bravo Mauro, sono d’accordo sia sull’analisi che sulle conclusioni!