La prima, Katie Bouman, giovane matematica che ha dedicato 3 anni di lavoro e di vita all’algoritmo che è servito a fotografare, assieme al gruppo di eccellenti studiosi da lei coordinati nel mondo, l’immagine del “buco nero”, e a consegnarcela. Dice, la neanche trentenne Katie, che quando l’ha visto si è emozionata! E ci siamo emozionate un po’ anche noi, sapendo che esiste un Paese che, pur nei suoi infiniti limiti e enormi contraddizioni, affida a una mente fresca e femminile uno studio di questa portata, condotto nel più prestigioso istituto di ricerca del mondo. Una donna in cima al mondo, e oltre esso; dotata di una probabilmente enorme intelligenza, enormemente supportata.
Ma ben più arduo è stato il compito di Alaa Salah “regina nubiana” e donna simbolo della protesta in Sudan: non sul tetto del mondo, ma sul tetto di una vecchia auto incoraggia la folla, a chiedere le dimissioni del presidente al-Bashir, accusato di violare i diritti umani e di permettere la corruzione politica. Studentessa di ingegneria e architettura, in quell’Africa che tutti pensiamo si debba riscattare da sola, ma dove i legami tribali sono ancora fortissimi e i governi si fondano sulla repressione e sulla paura. A mani nude, con una veste bianca e grandi orecchini pendenti è diventata il simbolo della rivolta intelligente; mi immagino che la forza di salire lassù sia tutta in lei, e che pagherà questo gesto, quando i riflettori si spengeranno. Altre ne verranno, dopo di lei, e da loro passerà l’affermazione di quel continente.
Due mondi diversi, probabilmente opposti che hanno consentito a entrambe di trovare spazio e ruolo. Ognuna dal proprio tetto.
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