Dopo la vittoria indiscussa alle elezioni del 25 settembre scorso e l’arrivo a Palazzo Chigi come prima donna a guidare un governo italiano, come leader del partito di maggioranza relativa ma soprattutto come leader – indiscussa – dell’intero centrodestra (boccone assai amaro per i partner di coalizione che sgomitano per ogni dove), Giorgia Meloni metterà testa al nuovo dossier: il Quirinale.
Senza fretta, con la pragmaticità silenziosa che le è propria e con la caparbietà gentile che la contraddistingue. Non sarà un passaggio cruento, indigeribile, ostile; bensì una cessione di testimone concordata (nei modi e nei tempi), auspicata, gradita. La sintonia che la «Signora Meloni», come l’ha appellata qualche rosicone di maggioranza, ha saputo creare con i due Presidenti: quello del Colle più alto e quello che l’ha attesa nell’androne delle scale sontuose di Palazzo Chigi gridandole un sonoro «benvenuta!», costituisce un buon viatico per una navigazione meno accidentata del nuovo esecutivo ma anche un ponte in vista di un possibile futuro cambio della guardia al Palazzo del Quirinale. Quel cambio che lo stesso Presidente Sergio Mattarella ha invocato e più volte auspicato pubblicamente prima della «sconsolante pantomima» del febbraio scorso dove alle spalle della prima carica dello Stato si sono consumate vendette politiche di tutti i tipi.
Quel cambio al vertice che è inscritto nel rispetto che Mattarella ha da sempre tributato alle istituzioni repubblicane. Non sarà un’abdicazione, né un «lavarsi le mani», tutt’altro. Sarà, come è avvenuto per il predecessore, l’ennesimo atto di servizio alla Nazione che mai ha visto “regnare” un Presidente per due interi mandati. Un appuntamento che è nelle cose e che certamente un uomo delle Istituzioni come Mattarella non potrà (nonostante le pressioni politiche che verranno da sinistra) mancare.
Del resto l’Italia ha un “pezzo da novanta” (come ha dimostrato anche la “battaglia” sul tetto al prezzo del gas) che non può e non deve, farsi sfuggire. E figuriamoci se Giorgia Meloni vuol mancare questa nuova preziosa occasione di «sconvolgere i pronostici»; di rendere onore ai desiderata dell’attuale Presidente e, al contempo, di rafforzare in modo determinate (blindare, si potrebbe dire) il governo da lei presieduto con una figura di tutto riguardo come Mario Draghi. Un asso nella manica che, nonostante le previsioni dei “gufi”, le potrà permettere una navigazione di legislatura al comando della «nave più bella del mondo» come lei stessa ha definito l’Italia.
È nelle corde di un voto destinato a segnare, per anni, la scena della politica italiana.
laura lodigiani
Auguriamoci che questo pronostico sia del tutto fantasioso anche perchè mi9 sembra che la presidente meloni abbia ribadito il progetto del presidente direttamente eletto dagli italiani quindi che varata la legge si voti per un nuovo presidente e se draghi si mette in corsa vediamo se riesce a convincere la maggioranza degli italiani ! basta con manovre oligarchiche non se ne può più !!!