Berlusconi, Tajani, Carfagna, Gelmini, tutti in Forza Italia fanno il possibile per sottolineare che la loro linea politica coincide perfettamente con quella del premier Draghi. Renzi, Guerini, Boschi fanno altrettanto sottolineando che il Governo Draghi è opera e merito di Italia Viva. Calenda è sulla stessa linea. Letta, Franceschini, Tinagli e anche Provenzano, dal canto loro, non perdono occasione per dire che il Governo Draghi è il Governo del PD. Quanto a LeU, il ministro Speranza mostra fin dal febbraio scorso una sintonia perfetta con il premier Draghi.
Che cosa è accaduto? Si è persa la distinzione fra destra e sinistra? No: quel discrimine storico ha ancora rilievo. Il punto è che oggi non è questo lo spartiacque politico più rilevante, come non lo è in alcun altro Paese europeo: oggi in questa parte del mondo, come Draghi insegna, la scelta più importante che la politica è chiamata a compiere o rifiutare è se accelerare o frenare il processo di costruzione della sovranità dell’UE nei campi essenziali del governo dell’economia e dell’ecologia, della moneta, delle relazioni internazionali, della difesa e dei flussi migratori, nella cornice di una garanzia rigorosa dei diritti civili di cui l’Europa è la culla.
Dal fatto che questo, e non altro, sia oggi lo spartiacque politico principale discendono due conseguenze molto evidenti. La prima: un’alleanza elettorale con Lega e Fratelli d’Italia, cioè le due maggiori forze “sovraniste” o comunque euroscettiche, è una follia che può portare Forza Italia alla scomparsa. La seconda: che il PD e le altre formazioni liberal-democratiche – Azione, Italia Viva, +Europa, UdC –, se non vogliono che siano Lega e FdI a vincere le prossime elezioni politiche, devono porre con forza la costruzione della nuova UE al centro del proprio programma, caratterizzandosi come il solo schieramento politico capace di garantire all’Italia il ruolo di protagonista in questo processo. Devono, cioè, sottolineare in tutti i modi che la vera e decisiva posta in gioco oggi è questa
(Questo articolo, con il consenso dell’autore, è ripreso dal sito www.pietroichino.it)
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