Mario Draghi è stato premiato al MIT da una giuria di di grande autorevolezza (Mohamed A. El-Erian, Kristin J. Forbes, Deborah J. Lucas, Robert C. Merton, Ronald P. O’Hanley, Raghuram R. Rajan e Robert Zoellick) perché nella sua lunga carriera e’ riuscito ad implementare con successo e grande efficacia le teorie economiche di ispirazione neo kenesiana. Nonostante le immagini caricaturali e le fake news che dominano in rete Draghi non é né un liberista né un banchiere. All’ opposto in gran parte della sua attività ha svolto il ruolo di controllore e “poliziotto” del comportamento delle banche. Nella visione di Draghi il ruolo delle istituzioni pubbliche e’ indispensabile per assicurare un buon funzionamento dell’ economia di mercato.
Servono una politica monetaria prudente, ma pragmatica (e pertanto molto attenta a non penalizzare la crescita). Altri elementi costanti del pensiero economico di Draghi sono l’attenzione alla protezione sociale degli esclusi, il dialogo tra capitale e lavoro ( a Boston ha ricordato – ad esempio – che la media europea dei salari nel 2022 é ancora il 4% inferiore rispetto al 2019) nonché la ricerca delle modalità più efficaci per regolamentare il sistema creditizio soprattutto per tutelare i risparmiatori e impedire i contagi.
Durante la cerimonia di presentazione del premio Miriam-Pozen al MIT i Professori Deborah Lucas, Robert Merton, David C. Schmittlein e Bob Pozen hanno citato le due operazioni piu’ rilevanti compiute da Draghi, decisioni che entreranno nei libri di testo di economia e di storia. La prima – quando era Presidente della BCE – e’ simboleggiata dalla notissima formula: ” what aver it takes”, con la conseguente messa in sicurezza dell’ Euro colpito da una catena di violenti attacchi speculativi che puntavano ad azzerarne il valore.. https://www.treccani.it/vocabolario/whatever-it-takes_%28Neologismi%29/
La seconda — meno nota al grande pubblico – è in risposta alla grande crisi finanziaria del 2008. In qualità di Presidente del FSB (Financial Stability Board) Draghi riuscì a far passare vincoli stringenti alle banche di “rilevanza sistemica” al fine di prevenire la trasmissione di contagi finanziari globali come era avvenuto in seguito al fallimento di Lehman Brothers (per la cronaca in Italia l’unica banca di rilevanza sistemica é Unicredit).
Il concetto di istituzioni e organizzazioni di rilevanza sistemica globale (coniato da Draghi) é molto promettente e potrebbe essere esteso anche ad altri segmenti dell’ economia e della politica internazionale (energia, ambiente, cyber, cc.) da analizzare con un approccio multidisciplinare in cui convergano discipline economiche e di scienze politiche.
Sarebbe, inoltre, bello che tutti I leader politici italiani leggessero il testo integrale pronunciato da Draghi.
Il discorso di Draghi al MIT non è il “vangelo”, alcuni punti sono discutibili e talora contraddittori (quando ad esempio fa riferimento ad eventi (invasione russa in Ucraina, involuzione della Cina, ecc.) che “non ci aspettavamo” e successivamente, invece parla di “segni premonitori”. Tuttavia – al di là di questi limiti – il discorso di Draghi costituisce una utilissima piattaforma per avviare una discussione politica seria sul futuro dell’Europa e sull’Europa del futuro.
Nel testo si trova, infatti, l’elenco dei principali temi strategici su cui i partiti politici dovrebbero prendere posizione in vista delle elezioni europee che si terranno esattamente tra un anno , il 9 giugno 2024. Purtroppo siamo a zero contenuti e solo alla pretattica. Una parte dei popolari corteggia i conservatori, Tajani contrappone la sua elezione a Presidente del Parlamento Europeo alla formula Ursula, nessuno nel centro destra europeo critica Vox, Afd, il Rassemblement National e ovviamente la Lega di Salvini perché un domani l’estrema destra potrebbe essere determinante per formare una nuova maggioranza di centro destra nel Parlamento Europeo.
Per fortuna ci ha pensato Giuliano Amato a chiedere al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di prendere pubblicamente le distanze da Viktor Orban (che ha legami davvero strettissimi con Mosca e Pechino) . https://m.dagospia.com/dite-a-giorgia-meloni-di-studiare-sta-lezione-di-politica-di-giuliano-amato-356178, aspettiamo la risposta.
Nessuno per ora é entrato nel merito delle grandi sfide di cui Draghi ha parlato. Prevale l’ambiguità. Nel centro sinistra si addensano nubi sul PD di Elly Schlein sulle forniture di armi all’Ucraina; all’opposto sulla necessità esistenziale di fermare l’aggressione di Putin, non solo in nome del diritto internazionale, ma anche per tutelare i grandi valori dell’Europa Mario Draghi ha usato parole di chiarezza cristallina.
Nel centro destra, invece, c’é qualche mugugno su Mosca, ma soprattutto c’é molta incertezza sull’atteggiamento da assumere con Pechino. Sempre al MIT Draghi ha ricordato che la Cina – nonostante le grandi aspettative – non è diventata e non é un’ economia di mercato.
Se così è perché mai l’ Italia dovrebbe legittimare la chiusura in se stessa del Dragone rinnovando per i prossimi 5 anni il memorandum per la Via della Seta voluto a tutti i costi da Giuseppe Conte nel 2019? Potrei continuare con le domande, ma l’ auspicio è che nella lunga campagna elettorale appena iniziata Ia politica italiana affronti di petto i temi e gli interrogativi sollevati da Draghi e non metta la testa sotto la sabbia.
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