“Le donne saranno sempre divise le une dalle altre? Non formeranno mai un corpo unico?” (Olympe de Gouges, 1791)
Nel quarantennale della scomparsa di Carla Lonzi.
Siamo donne che votano ogni parte politica. Viviamo in ogni parte del Paese. Apparteniamo a ogni condizione sociale. Siamo madri e non madri. Abbiamo una fede, o siamo agnostiche, o atee.
Ci tiene insieme l’essere donne e la consapevolezza che quello che è buono per una donna e per le sue figlie/figli è buono per tutte e tutti.
Giustizia per le donne e giustizia per il mondo sono la stessa cosa.
“In una libertà che si sente di affrontare, la donna libera anche il figlio e l’umanità”.
Sono le donne a svolgere la grande parte del lavoro necessario per vivere, retribuito e non retribuito, eppure povertà è un sostantivo femminile.
Se “la specie dell’uomo si è espressa uccidendo, la specie della donna si è espressa lavorando e proteggendo la vita”.
Tocca soprattutto alle donne ammortizzare gli effetti devastanti delle guerre, della crisi ambientale, climatica, economica.
“La trasmissione della vita, il rispetto della vita, il senso della vita sono esperienza intensa della donna e valori che lei rivendica”.
L’individuo è un’invenzione. Una nuova civiltà più umana e più giusta tiene al suo centro il due della relazione che diventa il “soggetto” economico e politico.
La relazione tra la madre con la bambina e il bambino è fondamento di civiltà e modello di ogni relazione.
Il “modello materno della buona autorità” (Marcel Gauchet) è prendersi cura del vivere insieme, è amore per la città e il luogo in cui si vive.
Autorità e cura sono la stessa cosa.
Esercitare autorità/cura è sapere ascoltare i bisogni del mondo, provare tenerezza per il mondo e chi lo abita, è “essere all’altezza di un universo senza risposte”.
Il cambio di civiltà è ostacolato sia dal progressismo liberal che promuove la logica del dirittismo e fa scomparire le donne nel neutro; sia dal progetto antistorico di quelle destre che sognano di restaurare il patriarcato fermando la libertà femminile.
“L’immagine femminile con cui l’uomo ha interpretato la donna è stata una sua invenzione”.
Non si può più tenere nascosta la verità. La verità sotto gli occhi di tutti è che troppi uomini stolti governano il mondo e la vita è diventata invivibile.
Li stiamo vedendo trattare per il potere, sempre e solo loro, e siamo sgomente. Si permane nella “cultura patriarcale, che è la cultura della presa del potere”.
Il mondo è la nostra casa e non può più essere lasciato nelle loro mani.
La civiltà messa in piedi dai figli ribelli è incivile e sta crollando.
Altre figlie e figli oggi chiedono il cambio di civiltà, “ma senza la presenza del suo alleato storico, la donna, l’esperienza anarchica del giovane è velleitaria”.
Per questo noi, elettrici di ogni parte politica, come auspicava Olympe facciamo “corpo unico” nel delineare un orizzonte.
MATERNITÀ AL CENTRO
La relazione tra la madre e la bambina/il bambino -tenuta ai margini, disprezzata, stigmatizzata come ostacolo alla “produttività”- deve tornare al centro delle comunità umane e orientare ogni programma politico, per il bene di tutte e tutti.
“Denunciamo lo snaturamento di una maternità pagata al prezzo dell’esclusione”.
Non è questione di demografia e di denatalità, ma di salvezza del mondo.
I nostri corpi di donna riportano la natura al centro della città.
La maternità “è stata una nostra risorsa di pensieri e di sensazioni, la circostanza di una iniziazione particolare”.
Nella maternità la donna “vede il mondo come un prodotto estraneo alle esigenze primarie dell’esistenza che lei rivive”.
Il corpo della donna che genera un figlio/a ha fondato ogni comunità e delinea un percorso regolato da misure umane e naturali. Queste misure indicano i limiti di cui tenere conto in tutte le decisioni pubbliche.
Dovrebbero ad esempio tenerne conto i contratti di lavoro per donne e uomini, nonché i ritmi produttivi che riempiono e svuotano i luoghi di vita, in primis la casa dove si dovrebbero proteggere le creature piccole e anziane.
Oggi invece questi contratti sono ancora governati dalle logiche smisurate e ingiuste del profitto per pochi. Per i molti solo “il piccolo potere del consumatore” (Alex Langer), sempre che guadagnino abbastanza per esercitarlo.
Sulla maternità la prima e l’ultima parola è e resta delle donne.
Maternità e paternità hanno presupposti materiali e simbolici differenti.
Dispositivi e costrutti ascientifici (PAS- Sindrome di Alienazione Parentale e altre formule) normalmente utilizzati dai padri per sottrarre i bambini alle madri devono essere banditi definitivamente dai tribunali, così come va riletta criticamente l’idea astratta e nociva della bigenitorialità come legge universale incontrovertibile.
TUTTO IL LAVORO NECESSARIO PER VIVERE
Economia è nutrire, curare e salvare i corpi viventi e il mondo che abitano.
Il lavoro necessario per vivere è fatto di lavoro retribuito nel mercato, lavoro di cura, lavoro volontario per la comunità e lavoro per sé come rigenerazione pratica delle proprie passioni.
Il lavoro retribuito nel mercato non può più essere l’unica misura.
Le articolazioni di tutto il lavoro necessario per vivere, con la ricchezza che ne deriva, vanno iscritte tra le voci analitiche di quello che oggi viene definito Prodotto Interno Lordo.
Alcune iniziative a supporto possono essere: riduzione del numero di anni contributivi per la pensione per le donne impegnate nella crescita di bambini/e che hanno erogato assistenza materiale e cura alle persone con disabilità e malattie; voucher per l’integrazione alle attività di cura; partecipazione obbligatoria di presenza civica femminile ai tavoli di progettazione e valutazione dei sistemi di assistenza socio-sanitaria territoriale previsti dal PNRR.
Il lavoro retribuito “produttivo” non può essere più nemmeno il luogo esclusivo di definizione di identità: lo sanno già le giovani e i giovani dalla Generazione X in avanti.
Riprende senso e forza un’idea non nuova sul lavoro retribuito: lavorare meno, lavorare tutte e tutti. Ridurre il tempo del lavoro retribuito favorisce anche la fine del salario differenziato a sfavore delle donne che oggi sottraggono tempo al lavoro remunerato per impiegarlo nel lavoro di cura e a causa di questa sottrazione vengono penalizzate.
Riduzione in povertà delle donne, difficoltà di accesso alle risorse e al lavoro retribuito, divario retributivo tra donne e uomini e sfruttamento del lavoro gratuito domestico e di cura sono violenza, così come l’esclusione e la marginalità delle donne nel governo delle comunità umane.
I tempi del mercato e del lavoro retribuito non possono più nemmeno determinare gli spazi-tempi della scuola e dei servizi alla persona.
Orari, spazi e tempi scolastici vanno ridisegnati a partire dalle reali necessità di bambine e bambini e dei/delle giovani e non dalle logiche del profitto dei pochi.
Bambine, bambini e giovani sono il primo bene comune su cui investire. Gli orari del lavoro nel mercato devono tenerne conto.
Oggi invece spazi-tempi di scuola ed educazione sono comandati dalle necessità del mercato.
In mancanza di nuclei familiari estesi che le supportino, alle neo-madri va restituito quel “villaggio” che serve a crescere ogni creatura,luoghi in cui possano mettere liberamente in comune spazi-tempi ed esperienze sfuggendo alla solitudine che le opprime. Ogni paese, ogni quartiere cittadino devono dotarsi di questi luoghi a partire dai quali le comunità reali possano rifondarsi.
INVIOLABILITÀ DEI CORPI
Il corpo femminile è inviolabile. L’inviolabilità del corpo femminile è il primo movimento per l’inviolabilità del corpo di tutti i viventi.
Ogni riduzione a merce del corpo femminile è violenza sulle donne e anche sul mondo.
L’utero in affitto deve diventare reato universale, e così il mercato dei gameti umani. Nella prostituzione non c’è nulla di naturale. La prostituzione è stupro a pagamento. Contro tratta e sfruttamento sessuale di donne e bambine-i, e contro l’abuso del corpo femminile per vendere merci va difesa la legge Merlin, in direzione del modello abolizionista nordico che sta dando buoni frutti.
La violenza maschile produce una strage quotidiana casa per casa e non si fermerà finché non verrà intesa per quello che è, una funzione del dominio assunto come principio regolatore della convivenza umana.
La violenza degli uomini sulle donne è un fatto strutturale e sistemico, un dispositivo che consente agli uomini di continuare a detenere il potere.
La “rieducazione” dei maltrattanti serve a poco o nulla. L’inasprimento delle pene non risolverà il problema.
Ogni iniziativa legislativa non può prescindere dalla consapevolezza che il dominio è solo una trovata recente e nefasta che devasta le comunità umane.
Le cose non sono sempre andate in questo modo, e non c’è ragione di pensare che debbano andare per sempre così: il patriarcato è solo una parentesi della storia umana, destinata a chiudersi.
Il dominio con tutte le sue funzioni- sfruttamento, violenza, stupro, velocità, competizione, guerra, profitto illimitato, controllo dei corpi- è un’imposizione dei figli ribelli e paurosi.
“Non salterà il mondo se l’uomo non avrà più l’equilibrio psicologico basato sulla nostra sottomissione”.
Anzi: il mondo salterà se si continuerà per questa strada.
NEOPATRIARCATO
L’ideologia misogina e mercantile dell’identità di genere è solo la nuova faccia glitterata del patriarcato che non vuole morire e che per sopravvivere ha bisogno di cancellare le donne perfino nel linguaggio.
La farmacologizzazione e la manipolazione chirurgica dei corpi di bambine e bambini dal comportamento non conforme agli stereotipi di genere -nuova lobotomia- è l’aspetto più straziante della gender ideology.
Questa strage va fermata.
Ogni creatura che viene al mondo deve poter significare liberamente la propria esistenza senza ammalarsi e senza dover comprare la propria libertà al mercato. È necessario riprendere e rafforzare la lotta contro gli stereotipi di genere.
STARE BENE
Le città, luoghi della politica reale, devono tornare a essere luogo di cooperazione, sostegno reciproco, salvaguardia della salute.
Covid-19 ci ha insegnato che la sanità va ri-territorializzata e orientata dall’idea della prevenzione intesa come cura primaria e capillare e non più dall’idea della malattia come business.
Servono Case della Salute in ogni quartiere o villaggio urbano, in cui la relazione reale, viva e continuativa con chi vi abita costituisca la prima cura.
Necessaria anche la dotazione di case “di riserva” per emergenze sanitarie (e/o psicologiche o sociali), strutture intermedie tra casa e ospedali pubblici sul modello delle strutture “a bassa intensità” improvvisate per Covid-19
La catastrofe causata da Covid-19 nelle Rsa ha reso evidente che quei ricoveri sono in grande parte inadeguati ad accogliere donne e uomini anziani, in parte o del tutto non-autosufficienti, e che il sostegno alle famiglie nella cura e assistenza ai propri anziani va integralmente ripensato, flessibilizzato e riorganizzato a livello delle comunità locali, senza brutale interruzione delle relazioni e del radicamento nei luoghi di vita, in residenze assistite a basso numero di ospiti.
I corpi delle donne e degli uomini sono diversi: la differenza sessuale segna profondamente anche la predisposizione alle malattie e la loro evoluzione, le modalità di prevenzione, di diagnosi e di terapia.
Va pienamente applicato il Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di Genere, (che sarebbe più opportuno definire medicina dei sessi o sesso-specifica) adottato nel 2019.
ABITARE MEGLIO, ABITARE TUTTE E TUTTI
I costi di alloggi e servizi vanno abbattuti con particolare riferimento alle-i giovani che oggi in grande numero vivono l’innaturale condizione di dover permanere a lungo nelle famiglie di origine, condizione che costituisce una perdita per tutte e tutti.
Parte di questi costi possono essere “recuperati” chiedendo alle-i giovani un contributo di lavoro volontario per la comunità in cui risiedono abitualmente o temporaneamente.
È necessario pensare a nuovi tipi edilizi in ragione delle pratiche di vita degli abitanti residenti o temporanei di ogni quartiere della città.
Questi nuovi tipi edilizi devono essere dotati di spazi aperti privati e condivisi.
Covid-19 ci ha insegnato che un alloggio privo di spazi aperti verso l’esterno (balconi, terrazzi) e di cortili/giardini sotto casa è una tipologia edilizia insalubre, in particolare nel caso di piccoli alloggi.
La nostra è una civiltà conviviale. Il caffè sotto casa esiste solo in Italia, una grammatica degli alloggi privati, degli spazi pubblici aperti e dei servizi di socialità che è un carattere specifico della civiltà italiana e mediterranea
Nel caso di alloggi già edificati è possibile aggiornarli definendo, se necessario, nuovi regolamenti edilizi.
Si devono rendere stabili i co-finanziamenti per l’efficientamento energetico e per la riqualificazione degli alloggi privati degradati, per la dignità di chi li abita.
SALVARSI
Le catastrofi naturali -crisi ambientale e climatica, emergenze pandemiche- vanno intese come il modo in cui il mondo cerca di guarirsi dai mali causati dalla dismisura del prometeismo maschile.
I ghiacciai che si sciolgono, gli oceani che si riscaldano, gli incendi e le ondate di calore sono il prodotto di un sistema patriarcale in crisi.
“Lo spirito maschile è entrato definitivamente in crisi quando ha scatenato un meccanismo che ha toccato il limite di sicurezza della sopravvivenza umana”.
Non si tratta di salvare il pianeta, si tratta di salvare la nostra specie insieme alle altre specie: il pianeta si salverà da solo liberandosi di noi, a cominciare dalle nostre figlie e dai nostri figli che pure da tempo ci chiedono di cambiare, e là dove possono già praticano il cambiamento.
Sappiamo bene che non può guarire il mondo chi lo ha fatto ammalare.
Il mondo chiede che si sgomberino spazi, si rallentino i ritmi e si faccia silenzio
Va chiesto perdono agli altri viventi perché ci possano riaccogliere.
“Il destino imprevisto del mondo sta nel ricominciare il cammino per percorrerlo con la donna come soggetto”.
Alla fallacia della numerocrazia opponiamo l’efficacia della lungimiranza e della profezia.
La donna “vede dove l’uomo non vede più”.
Ci auguriamo che i partiti vogliano candidare donne e a uomini di buona volontà che resistano al fatalismo del progetto transumano o post-umano e si riconoscano nell’orizzonte neo-umano di cui abbiamo delineato alcuni tratti.
Non esistendo la possibilità di esprimere preferenze, auspichiamo che dette candidate/i siano collocate in posizione di effettiva eleggibilità, e che militanti, elettrici ed elettori di tutti i partiti contribuiscano a promuovere questa collocazione.
Indicheremo all’attenzione di elettrici ed elettori queste candidature.
RETE PER L’INVIOLABILITÀ DEL CORPO FEMMINILE
Assoc. salute donna, Protocollonapoli, Radfem Italia, Rua, Se non ora quando-Sisters, Udi nazionale, Udi Napoli, Trame, Festival dell’Eccellenza al Femminile-Genova, Donne Insieme Arzano, Associazione Social Skills, Arcidonna Napoli, Catena Rosa, Udi Portici-San Giorgio-Ercolano, Donne in Quota, Comitato in difesa delle Vittime di Tratta e contro la cultura prosseneta, Associazione Magdalen Berns, Associazione socioculturale Liberarte, Associazione per un’Europa dei Popoli, Associazione Donne Insieme, Associazione TerradiLei
UDI NAZIONALE
Con il sostegno di molte altre singole e associazioni nazionali e internazionali, tra cui:
WDI (Declaration on Women’s Sex–Based Rights)
WoLF- Women’s Liberation Front (USA)
Witchy XX (UK)
We The Female (Quebec)
Sylviane Agacinski, France
Jennifer Lahl (Stop Surrogacy Now) USA
Rachel Moran, fondatrice di SPACE International -Survivors of Prostitution-Abuse Calling for Enlightenment e autrice di “Stupro a pagamento” (Ireland)
Meghan Murphy, scrittrice e giornalista fondatrice di Feminist Current, probabilmente il più importante sito femminista gender critical (CANADA)
Marie Josèphe Devillers – co-présidente de CQFD lesbiennes féministes, France
Marie-Jo Bonnet, storica, femminista e scrittrice tra le fondatrici del Mouvement de Libération des femmes (MLF) e di Ciams, Coalition Internationale pour l’Abolition de la Maternité de Substitution (GPA), France
(appello ripreso da FeministPost)
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