Alcune riflessioni, partendo dall’articolo di Carlo Rubini, in LG del 25 gennaio Diritti e libertà negate nel mondo: diamo voce al dissenso e ripreso anche da SoloRiformisti. Sempre volenteroso Carlo, e meritevoli le iniziative per tenere desta l’attenzione su violazioni di diritti o libertà.
L’iniziativa passata di una Biennale del Dissenso – se ne ho ben compresa la storia – aveva un obiettivo delimitato, favorire il dissenso nei paesi dell’Est europeo.
Ora, nel consesso internazionale non si può prescindere dalla presenza associativa di Russia, Cina, Iran e quant’ altri, anche se le libertà di espressione e associazione in questi paesi non sono rispettate. Possiamo considerare Polonia e Ungheria paesi permeati di autoritarismo, in parte retaggio di prassi in vigore nel loro passato comunista. Inoltre, in vari paesi dell’Est, gioca anche un nazionalismo storico.
E’ doveroso allora tallonare i governanti e per quanto è possibile l’opinione pubblica di questi paesi; ma, accanto all’attività di vigilanza, appare un po’ azzardato spingersi fino ad azioni di forza. Si può invece, e lo dobbiamo fare, alimentare la pressione dell’opinione pubblica affinchè i nostri governanti intervengano verso i governanti stranieri per una positiva risoluzione dei singoli casi, per quanto possibile e tenendo presente che altri innumerevoli simili casi non vengono portati alla ribalta.
La primavera araba, giusto dieci anni fa, è stata salutata con esultanza, e si può considerare una liberazione da vecchie satrapie o regimi assolutisti; ma il percorso è ancora lungo, con ricadute in uno stato di guerra tra fazioni politiche e tra bande armate, se guardiamo soprattutto a paesi come l’Egitto o la Libia. Ed in una situazione che vede al potere l’una o l’altra delle bande armate è arduo pretendere il rispetto dei diritti civili.
E così pure per l’Iran, passato dal regime dei Pahlavi – corrotto e dominato dagli USA, ma anche modernizzatore, e per questo avversato da gran parte della popolazione islamica – al regime degli ayatollah. E anche per la Turchia, in bilico tra la modernizzazione laica di Ataturk e l’islamizzazione imperante di Erdogan.
In riferimento alla proposta di Carlo di un testo redazionale di partenza, in collaborazione con “Solo Riformisti”, direi che già esistono testi base cui attingere, tra i quali la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (www.OHCHR.org), come da lui stesso ricordato.
Si parla di diritti umani che non devono essere mai dati per scontati, anche in ambiti a noi vicini.
Per fare qualche esempio, leggendo l’art.11 della Dichiarazione Universale, secondo cui “Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa”, ci viene in mente il moto collettivo di condanna e troppo spesso di linciaggio morale che segue la notizia di un avviso di garanzia recapitato a quello o a quell’altro personaggio.
E vengono in mente le incredibili affermazioni di Piercamillo Davigo, uno dei massimi togati del CSM, secondo cui “”L’errore italiano è stato sempre quello di dire aspettiamo le sentenze” (HuffPost, 29.5.2020). A tal proposito, scrive Federica Farina, “Bisogna ribattere fermamente che “attendere le sentenze” significa applicare il principio di non colpevolezza sancito dalla nostra Costituzione, secondo cui l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva, uno dei principi cardine di un Paese civile, la cui negazione spalanca le porte al giustizialismo e alla giustizia “fai da te””. Federica Farina, “Caro dottor Davigo, in un Paese civile bisogna “aspettare le sentenze”” in Left, 1.6.2020.
E all’art. 16 della Dichiarazione Universale, sta scritto, tra l’altro, che “Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi”. E qui abbiamo numerosi esempi, anche in Italia, riguardanti le ragazze promesse spose dalle loro famiglie, soprattutto di provenienza musulmana, ed alla tragica fine in caso di loro ribellione.
(il resto dell’articolo è possibile leggerlo su www.luminosigiorni.it)
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